Luigi Di Maio a Italia 5 stelle (foto LaPresse)

La vera scatoletta di tonno è la segreteria del M5s. E gli attivisti restano fuori

Samuele Maccolini

In tanti si lamentano sul Blog delle Stelle per i criteri di formazione del “Team del futuro” che si insedierà il 15 dicembre. I facilitatori scelti con “processi di candidatura discriminatori” e “riunioni segrete”. Ma che si aspettavano?

C’è la deputata Valentina Corneli e la sua squadra rinominata “La bestia buona” – non senza velati richiami alla macchina social di Matteo Salvini – che si candida per l’area Giustizia e Affari Costituzionali. Ma anche il senatore Andrea Cioffi, che gode dell’appoggio del consigliere di Roma Capitale Enrico Stefano. Cioffi fu sottosegretario allo Sviluppo economico del primo governo Conte, ed è alla guida del “team Cioffi” per il settore Infrastrutture. Ci prova pure l'ex Iena Dino Giarrusso, ora eurodeputato, che punta all’area Istruzione, ricerca e cultura. Nella sua squadra spiccano l'assessore allo Sport del Comune di Roma Daniele Frongia, e lo storico dell'arte Tomaso Montanari. Poi c’è il sociologo Domenico De Masi, uno degli intellettuali di riferimento del M5s, che è stato selezionato da Alessandro Melicchio, deputato della Commissione Cultura, per entrare a far parte del suo team. E potremmo andare avanti, se non risultasse chiaro che di fronte a squadre formate da personalità con un certo seguito a livello mediatico, un semplice attivista non può certo competere per la corsa alla segreteria del M5s, il “team del futuro” che si insedierà il 15 dicembre. 

 

 

E oltre alla concorrenza dei politici di prima fascia, già inseriti negli ingranaggi del sistema, gli attivisti devono affrontare un processo di candidatura discriminatorio. La concorrenza, insegna la logica, premia chi può offrire la squadra più valida. Ma nel caso delle candidature per il ruolo di facilitatore non è neppure scontato riuscire, nella pratica, a costruire un proprio team. Ogni candidato, infatti, deve presentare un progetto che deve essere supportato da ben cinque esperti della materia e da almeno tre eletti del M5s (un consigliere comunale/municipale, un consigliere regionale e un parlamentare/europarlamentare). Come fanno notare gli stessi attivisti attraverso i loro commenti sul Blog delle stelle, non è semplice, senza contatti, trovare cinque esperti pronti a supportare un progetto. Sebbene il Movimento abbia messo a disposizione su Rousseau “oltre 5.900 gli iscritti (tra cui professionisti, esperti, tecnici, ecc.) che hanno deciso di condividere le proprie competenze nei 12 ambiti tematici”, il meccanismo non prevede “di poter aggregare i profili anche per ‘prossimità territoriale’”, fa notare l’attivista Sergio Storm. Un candidato, dunque, potrebbe ritrovarsi a rincorrere esperti lungo tutta la penisola – con forte dispendio di energie e denaro che avrà senz’altro fatto desistere in molti – senza avere la possibilità di entrare in contatto con le personalità locate nei pressi della sua città. 

 

 

Stesso discorso per gli eletti. Il M5s ha aspettato fino al giorno prima della scadenza delle candidature (1 dicembre) per lanciare su Rousseau il pulsante “Cerca i portavoce” con cui “potrai finalmente cercare gli eletti sul tuo territorio (per regioni, province o comuni), per aree tematiche o per nominativo”, si legge sul Blog delle stelle. Ovviamente, a quella data, chi avrebbe voluto candidarsi godendo di questa nuova funzionalità non avrebbe avuto il tempo materiale per farlo. Lo constata l’attivista Carlo Mengalli: “La funzione ‘Cerca i portavoce’ ci voleva al momento di inizio del Team del Futuro”, scrive Mengalli sul blog del M5s. “In quanto io e forse altri non riusciamo a presentare in tempo il nostro progetto, proprio perché non sono riuscito a trovare i tre eletti con specificità nel settore Innovazione con la conseguenza che domani, domenica, scade la possibilità di presentarlo”.  

 

 

Ma non c’è solo la discriminazione formale. Gli attivisti devono anche affrontare la chiusura di un ceto politico che non è aperto alle richieste della base. Un utente fa notare che “relativamente ai rappresentanti M5s conosciuti sul territorio tutto tace. Avevo chiesto di essere coinvolto, ma per quanto ho saputo l’unica riunione era riservata”. E così, la delusione lascia spazio alla rabbia. “Non ascoltate mai gli attivisti”, scrive l’attivista Claudio Mosca. “Sicuramente non volevate far partecipare tutti gli iscritti, ma solamente chi era già in contatto con gli eletti, quindi i soliti raccomandati”, aggiunge Carlo Mengalli. 

 

 

Insomma, il processo di formazione del “team del futuro”, quella segreteria sui generis che dovrà risolvere i problemi legati alla redistribuzione del potere all’interno del Movimento, è stato ideato contraddicendo il suo stesso intento. Perché un voto virtuale non si nega a nessuno, ma una poltrona da facilitatore, bè, è tutta un’altra storia.

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