Alfonso Bonafede (foto LaPresse)

Un altro assist alla gogna giudiziaria

Redazione

Il M5s non vuole che entri in vigore la legge sulle intercettazioni. Il Pd che fa?

Rischia di slittare per la quarta volta l’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni approvata nel dicembre 2017 dal governo Gentiloni e fortemente voluta dall’allora Guardasigilli Andrea Orlando. Nella bozza del decreto Milleproroghe che il governo rossogiallo si appresta a varare è spuntato il rinvio di altri sei mesi, dal 31 dicembre 2019 al 30 giugno 2020, dell’entrata in vigore della legge che mira a tutelare il diritto alla riservatezza delle persone coinvolte nelle indagini e a limitare il meccanismo infernale della gogna mediatico-giudiziaria.

 

La decisione di disporre l’ennesimo rinvio della riforma (che originariamente avrebbe dovuto essere applicata a partire dal 26 luglio 2018) non sarebbe stata concordata dal Movimento 5 stelle con gli alleati di governo e avrebbe causato l’“irritazione” del Pd, già impegnato in continue trattative con i grillini per decidere il destino della riforma che abroga la prescrizione, la cui entrata in vigore è prevista per il 1° gennaio 2020. Il ministro Bonafede ha escluso definitivamente qualsiasi ipotesi di rinvio della legge che introduce il processo eterno, e se la proroga della riforma delle intercettazioni venisse confermata saremmo di fronte a un doppio schiaffo giustizialista in faccia al Pd.

 

La riforma Orlando, pur non perfetta, ha il merito di porre un freno alla pubblicazione sui giornali di conversazioni penalmente irrilevanti (utili solo a distruggere la privacy e la reputazione dei soggetti coinvolti in inchieste giudiziarie), vietandone la trascrizione nei brogliacci di indagine e responsabilizzando i pubblici ministeri, senza porre alcun limite all’utilizzo delle captazioni come strumento di indagine. In discussione stavolta non c’è solo una riforma che i dem approvarono quando erano al governo (e che ora dovrebbero disconoscere), ma la stessa idea di giustizia che si immagina per il paese: fondata su processi eterni e mediatici, come desiderano i grillini, oppure rapida e rispettosa dei diritti fondamentali delle persone, come richiesto dalla nostra Costituzione. Per il Pd è giunto il momento di scegliere.