Alfonso Bonafede (foto LaPresse)

Una disfatta sulla giustizia

Redazione

Prescrizione addio e niente protezioni sulle intercettazioni. E lo stato di diritto?

Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia annuncia soddisfatto un accordo di maggioranza che per il momento segna la disfatta del suo predecessore Andrea Orlando. Il Partito democratico ha ceduto su tutto: dal primo gennaio entra in vigore l’abolizione della prescrizione che rende eterni i processi, mentre la legge Orlando sulle intercettazioni viene sospesa, in attesa di annunciate modifiche poco garantiste che rendono insindacabile il parere dei pubblici ministeri sulla loro rilevanza. In cambio, per così dire, il Pd ha ottenuto che a gennaio si riunisca la maggioranza per discutere della durata dei processi, ma naturalmente una volta incassata l’abolizione della prescrizione, i 5 stelle non subiranno alcuna pressione per fare sul serio. Se si aggiunge la beffa ai parlamentari che avevano chiesto di votare sul rinvio, ma che potranno farlo solo dopo che la legge sarà entrata in vigore, e quindi non potranno ottenere nulla, si vede la dimensione della disfatta dei garantisti e del trionfo di chi vuole stracciare nei fatti la norma costituzionale sulla “ragionevole durata” dei procedimenti giudiziari. A quanto pare a far decidere il Pd di non sostenere le richieste di Orlando è stata la convinzione che i 5 stelle, a causa delle difficoltà interne, non avrebbero potuto accettare un rinvio della prescrizione e piuttosto avrebbero fatto saltare il tavolo e di conseguenza il governo. Verrebbe da ripetere la celebre frase di Winston Churchill dopo l’accordo di Monaco: il Pd ha ceduto sui princìpi per evitare una crisi, ma rischia di tenersi una legge ingiusta senza garantirsi affatto la durata del governo.

 

Se i 5 stelle si convincono, dopo aver vinto tanto facilmente le resistenze dei democratici, che possono fare quello che vogliono anche sulle altre materie in discussione, l’equilibrio dell’esecutivo viene spostato a loro vantaggio e la funzione del Pd diventa esplicitamente ancillare. L’illusione che sarà Giuseppe Conte a ristabilire l’equilibrio, sembra davvero troppo azzardata e autoconsolatoria.

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