Foto LaPresse

Di Maio come Gesù?

De Masi replica a un articolo del Foglio. Controreplica

Al direttore - Sono un lettore assiduo del suo giornale di cui apprezzo l’intelligenza e l’ironia. Mi dispiace perciò che esso abbia deciso una moratoria di queste due qualità proprio l’unica volta che si è interessato di me. In un mio recente articolo ironizzavo sulla fulminante carriera del trentatreenne Di Maio, seconda solo a quella del trentatreenne Gesù Cristo e tacciavo lo stesso Di Maio di ignoranza socio-politica, come si evinceva persino dal titolo dell’articolo (“L’improbabile terza via a 5 Stelle di Luigi Di Maio”). Del resto, in un precedente articolo avevo consigliato a Di Maio di prendersi un periodo sabatico da dedicare a un master socio-politico ad Harvard. Da tutto questo un suo redattore, con bizzarra interpretazione, trae prova di una mia smaccata piageria nei confronti di Di Maio. Dice poi che sono “organico ai 5 Stelle”, mentre io non sono organico neppure a me stesso; riporta in virgolettato frasi che non ho mai detto né scritto; critica un mio libro in base al titolo intenzionalmente provocatorio e non al contenuto. In fine, si lancia in una serie di correzioni puntigliose di presunti errori contenuti in quanto ho scritto sulla “terza via”. So bene che la semplicità è una complessità risolta e, quando semplifico in sede giornalistica, so come salvare la sostanza sintetizzando l’informazione. Ma davvero il suo redattore pensa che io ignori la data di morte di Fourier o quella di nascita di Marx o le idee politiche di Bernstein? Il mio articolo contiene un unico svarione e ringrazio il suo redattore di averlo segnalato. Vi parlo, infatti, di “ubriacatura neoliberista di Nixon e della Thatcher negli anni Ottanta” mentre intendevo dire “di Reagan e della Thatcher”. Ma si tratta di una svista talmente smaccata che bastava un minimo di tollerante intelligenza per capire chi intendevo citare, come del resto ho correttamente fatto in tanti altri articoli. Resterò, ovviamente, un assiduo lettore del “Foglio”, sperando che esso non desista più, nemmeno nei miei confronti, dall’’ironia e dall’intelligenza.

Un saluto cordiale

Domenico De Masi

 

Risponde Luciano Capone: Sarò io che difetto di umorismo, ma la sferzante ironia di De Masi nei confronti di Di Maio è questa: “Di Maio è certamente un giovane fuori classe: senza avere alle spalle un contesto élitario, con le sue sole forze, è riuscito a mettere insieme un curriculum (vice-presidente della Camera, vice-presidente del Consiglio, Capo del Movimento, tre volte ministro) che nessun trentatreenne, salvo Gesù Cristo, potrebbe vantare. Se anche oggi abbandonasse la politica, tuttavia resterebbe nella storia del welfare italiano per avere, con caparbia intelligenza, introdotto il reddito di cittadinanza in un paese che odia i poveri: unica cosa di sinistra fatta negli ultimi venti anni. Certamente più dotato della maggior parte dei suoi colleghi parlamentari, tuttavia Di Maio, quando da politico si fa politologo, rientra nella media e rischia di portare il suo Movimento su strade improbabili”. La bizzarria mi sembra quella di poter ritenere questo panegirico una critica al leader del M5s. Quanto all’organicità al M5s, De Masi fa parte del “team cultura” coordinato dall’onorevole Alessandro Melicchio, candidato “facilitatore” del “Team del futuro” (che corrisponde alla nuova segreteria del partito). Inoltre De Masi ha svolto diversi studi – dietro giusta retribuzione – per il M5s. Non sappiamo a questo punto se De Masi come intellettuale sia organico o inorganico, ma di certo è vicino al partito di Luigi Di Maio (nonostante le aspre critiche, verrebbe da dire). L’unica frase riportata in virgolettato non pronunciata da De Masi è, come specificato, una citazione di Fantozzi (“E’ un bel capo politico, è un santo! E’ un apostolo!”). Sorprende che il professore non abbia colto il riferimento a quello che può essere considerato un classico della sociologia italiana e che certamente conoscerà. Quanto alla critica del suo libro, se il titolo è “provocatorio” è naturale che susciti reazioni altrettanto provocatorie, anche perché in realtà il contenuto del libro – in particolare nelle conclusioni – purtroppo corrisponde al titolo (“Lavorare gratis, lavorare tutti”). Non so quanto io sia puntiglioso, ma dire che Saint-Simon e Fourier si opposero al marxismo e che Bernstein e Kautsky si ispiravano ai socialisti utopici non è qualcosa che passa inosservata a occhi che abbiano un minimo di dimestichezza con la materia (sappiamo che l’articolo era rivolto a Di Maio, ma lo leggono anche gli altri). Detto questo, mi scuso con De Masi per la mia carenza di intelligenza, ma il professore deve avere un po’ di comprensione per il redattore: i trentenni italiani non sono tutti al livello di Di Maio o di Gesù Cristo.

Di più su questi argomenti: