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La guerra del wine business scuote l'autunno tra prosecchini e gente chic

Fabiana Giacomotti

Di frizzante, anzi di elettrico, non ci sono dubbi che qui ci sia soprattutto la tensione scaturita dalla sovrapposizione tra la Wine Week e la Vendemmia di Via Montenapoleone

Da una parte ci sono i puristi e gli chic, i colti e gli incliti che frequentano l’asta di beneficenza di Grand Cru organizzata da Christie’s a favore di Dynamo Camp nell’ambito della Vendemmia di via Montenapoleone. Questi dicono che la Wine Week organizzata da due anni a questa parte dall’arrembante Federico Gordini con l’appoggio della Regione Lombardia nelle stesse date sia un attacco in piena regola non tanto ai commercianti del Quadrilatero, che comunque non vivono di folle in crisi di astinenza da prosecchino o “rosso corposo” (il luogo comune funziona anche imbottigliato) e che in ogni caso non sarebbero invitate al cocktail di stasera nelle boutique dell’area, ormai salite a centosei e tutte attente a selezionare vini dop, e ad hoc con l’origine della maison che li accoglie, quanto al Vinitaly, a cui la commercialissima manifestazione milanese succhierebbe energie e ricchi nomi di medio calibro, senza diffondere la cultura del vino e fare sistema. Dall’altra parte c’è l’organizzazione di eventi che sostiene Gordini e la Regione, secondo la quale, citiamo le parole dell’assessore Fabio Rolfi al convegno di apertura della kermesse, “Milano Wine Week ha coperto un grande vuoto, perché in città mancava un evento innovativo, frizzante e giovane legato alla comunicazione del vino”. A leggere l’elenco dei 340 appuntamenti in pochi giorni, si direbbe che la città attenda soprattutto di darsi al bere in ogni angolo, dal semi-centro fino a Novegro (fra gli aderenti c’è davvero di tutto, anche vini da supermercato), un po’ come nei cascami del Fuorisalone dov’è tutta una tartina e una birretta senza capire quale sia il mobile da festeggiare; non a caso alcuni vignaioli di eccellenza, dopo aver già partecipato alla Vendemmia negli anni scorsi e aver tentato l’esperienza della Wine Week nel 2018, questa volta hanno preferito non pagare l’esorbitante fee di accesso alle iniziative in programma (si parla di 4 mila euro per mezz’ora di presenza in uno degli eventi previsti), per trovare invece ospitalità nella Vendemmia di via Condotti, prevista a giorni a Roma, su modello in quella milanese. Qui è tutto gratis, purché di altissima qualità, come nello spirito originario dell’evento che, rivelano gli organizzatori, genera comunque fatturato: durante il weekend si registra un aumento delle vendite del 30 per cento, mentre in occasione dell’opening cocktail del giovedì, cioè di stasera, la media degli invitati che approfitta del momento e del rilassante calice di vino per fare acquisti è del 60 per cento. Molto ambiti gli inviti da Hermès, Prada, Zegna, Zanotti, Santoni. Insomma, l’evento nato per fare cassa e massimizzare le vendite di capi e accessori autunnali continua a farlo, ma nel giro di un decennio è diventato soprattutto un momento di richiamo per la clientela internazionale, che coglie l’occasione per fare shopping e al contempo assaggiare i menu speciali dei ristoranti del centro, prenotando visite guidate nelle cantine partner. Il presidente di Montenapoleone District, Guglielmo Miani, si dà al turpiloquio alla sola menzione della Wine Week, e guai ad associare le sue iniziative, affinate e arricchite nei dieci anni della Vendemmia, alle attività di Gordini e della Wine Week che, magari “frizzante” e popolare e molto necessaria come dice l’assessore, ma pure molto astuta, ha sovrapposto le proprie date a quelle ormai notissime di Montenapoleone District, modo di agire molto italiano ma che lascia sempre un po’ interdetti. Di frizzante, anzi di elettrico, non ci sono dubbi che qui ci sia soprattutto la tensione fra i due eventi.

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