Innovazione e qualità, la strada naturale che porta a Merano Wine Festival

Alzare il livello di attenzione verso la tutela dell’ambiente è positivo, soprattutto per la viticoltura. Ma è sulla ricerca che si dovrebbe puntare, non sulla biodinamica

Luciana Rota

Merano ha tutta la magia di una città del Sud Tirolo con il torrente (il Passirio) che scorre nel suo cuore e difende l’identità dell’Adige. Ma nelle vene di questa piccola affascinante città di montagna più che l’acqua fresca, anzi fredda, c’è il buon vino. E c’è da 28 edizioni. Sono le edizioni del Merano Wine Festival. Un’idea di Helmuth Köcher, presidente e fondatore della rassegna, che nel cognome ha un destino. Ed è facile pensare che sia nel mondo dell’enogastronomia… se non altro perché quel cognome suona evocando storie di buona cucina. Assonanze enogastronomiche insomma.

 
 
“Sembra ieri che insieme con due amici avevo pensato di trasformare la città di Merano nel salotto buono europeo della raffinatezza” afferma sorridendo dalla sua significativa altezza. E aggiunge: “Un evento in cui passato, presente e futuro del vino e della gastronomia trovano spazio per il confronto, la conoscenza, l’incontro”.

 

Lungo il fiume Passirio del buon vino, intanto, il Merano Wine Festival scorre e fa volume su tutto: 100 eventi in 5 giorni da oggi, venerdì 8 novembre, sino a martedì 12, giornata dedicata allo champagne. Sono quasi mille le eccellenze presenti fra i produttori di vino e gli artigiani del gusto. Di questi oltre 950 fanno vino e Kocher assicura con i suoi esperti della selezione The Wine Hunter Award che sono fra i migliori d’Italia e del mondo. Punto.

  
 
L’intelligenza di Herr Kocher catalizza tutto il meglio – forse anche un po’ snob – di un mondo. E nel suo meglio inserisce i temi del momento. Strategie business per il mondo del vino, la sostenibilità, il pianeta femminile e … la naturalità. Come se qualcuno sapesse di cosa stiamo parlando davvero.

 
 
Fra i di cui della rassegna di Merano c’è da stappare come grande tema quello dell’evento nell’evento, chiamato Naturae et Purae bio&dynamica che si specchia – naturalmente – anche con un relativo evento detto Wild Cooking in piazza della Rena. Nella giornata di venerdì 8, quella che inaugura la grande rassegna – alle ore 17,30 con una sciabolata di 28 magnum di bollicine d’Oltrepò pavese –  il Kurhaus, sede piena di lustrini e location d’élite, si sposa in modo originale con la location perfetta per degustare e confrontare vini biologici, biodinamici, naturali, orange e vini da agricoltura integrata: un percorso con oltre 100 produttori e più di 200 etichette.

 
 
Insomma, il Merano WineFestival dedica una giornata alle produzioni naturali, biologiche e biodinamiche: di gran moda di questi tempi, una chiave un po’ marketing un po’ distintiva tanto che ci sono etichette – anche già affermate – che sono presenti al Merano Wine Festival sia per la versione naturae sia per quella semplicemente votata alla qualità . Ci crede chi ne parla e chi produce. Un po’ meno chi ama il vino buono e la qualità massima. A prescindere. Anche se non bisogna come sempre generalizzare. Fare il vino naturale non è una cosa semplice come vorrebbe la parola stessa: “Bisogna capire bene cosa si intende per naturale – dice Cinzia Balza, biologa, esperta di degustazioni sensoriali del vino e del miele – e va chiarito che sotto la connotazione di naturale non si devono accettare a priori difetti di … gusto. A volte degustando vini di questa nuova importante categoria si trovano sorprese piacevoli, a volte meno. Anche perché la natura è così: non è perfetta e non è programmabile da un punto di vista sensoriale e in parte organolettico. Chi sa fare il vino buono e di qualità sa che deve limitare al massimo certi interventi, ma non vanno esclusi a prescindere solo come bandiera”.

 

C’è il vino naturale e c’è la strada naturale, forse la direzione giusta: “Certamente è importante – continua la biologa – che si alzi il livello di attenzione verso la sostenibilità e la tutela dell’ambiente. Ma questo oggi si può fare anche nel vigneto prendendo delle strade nuove e davvero naturali come per esempio usando le trappole sessuali che attirano gli insetti nocivi intrappolandoli, anziché utilizzare dei presidi antiparassitari chimici. Così si limitano i danni all’ambiente, alla vite, al frutto e quindi al prodotto. Ci sono poi i vitigni/cloni resistenti alle malattie selezionati da centri di ricerca e limitano o annullano l'uso dei fitofarmaci e lavorazioni in campo. Queste sì che sono strade naturali”.

  

Il vino buono e di qualità, di cui l’Italia è grande interprete e sfida da sempre con orgoglio altri Paesi importanti come la Francia, può fare passi in avanti senza fermarsi alla guerra contro la chimica a priori, ma guadagnando anzi terreno nel settore dell’innovazione: “Una innovazione che si ritrova poi in cantina – conclude l’esperta – che aiuta ad avere prodotti sani, compatibili con l’ambiente e non nocivi alla salute, gradevoli e organoletticamente corretti, senza usare a tutti i costi la parola naturale che fa venire in mente ancora a molti il vino del nonno con tutti i suoi difetti”.

  

Difetti anche no. Vista la scelta ed il prestigio che c’è a Merano. Come vuole la selezione qualità di un grande evento come il Merano Wine Festival. Degustare per credere.

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