Duomo di Milano (Foto LaPresse)

Tre milioni di alberi

Paola Bulbarelli

“Non è la decrescita felice” (dice Maran) ma il nuovo Pgt per il 2030. Economia, costi e benefici

La nuova Milano guarda sempre più in alto. Non solo perché sono spuntati come funghi i grattacieli. Ora la dimensione verticale viene affidata agli alberi, addirittura tre milioni da qui al 2030. La corsa alla dimensione green è partita alla grande e se fino a qualche anno fa i milanesi fuggivano per il weekend in cerca di verde, ora lo vogliono vicino a casa, parte dell’educazione quotidiana dei propri figli. Lo hanno chiaramente detto le 1.623 osservazioni di cittadini, 840 delle quali articolate in più tematiche, che hanno apportato diverse novità al Piano di governo del territorio per Milano 2030, tra cui le più importanti sul fronte dell’incremento delle politiche ambientali. “E’ la prima volta da decenni – spiega al Foglio l’assessore all’urbanistica, Pierfrancesco Maran – che una grande città italiana può fare e decidere nuove regole in una fase di crescita della città, di solito i piani di governo del territorio si fanno in momenti di crisi e difficoltà, non quando le cose vanno bene. Pochi luoghi come Milano hanno avuto negli ultimi vent’anni un periodo così positivo. Stiamo facendo scelte ambientali forti, non nella logica da decrescita felice ma con l’idea di uno sviluppo sostenibile da un punto di vista ambientale e che consenta di incrementare gli investimenti nella nostra città da un lato e migliorare il diritto all’accesso alla casa dall’altro. Che sono le altre due sfide. Per tenere insieme questi tre punti – investimenti, diritto alla casa e sfida climatica – pensiamo di avere trovato un compromesso alto e positivo”. Un Pgt che già prevede 20 nuovi parchi in città e riduzione del consumo di suolo del 4 per cento. Tutte le nuove costruzioni (anche i casi di demolizione e ricostruzione) devono essere a ZeroCO2, come sarà lo Scalo di Greco, il primo quartiere in housing sociale a impatto zero, vincitore del bando Reinventing Cities.

 

Accolta anche la proposta del Wwf e dell’associazione Cittadini per l’aria di reinterpretate le norme sul Biotope Area Factor che già si è data Berlino (e Segrate, primo caso in Italia). “I 20 nuovi parchi dentro la città non sono una promessa, dato che sono tutti ancorati a piani urbanistici ben impostati. Con Stefano Boeri abbiamo lavorato su uno studio che non riguarda solo il Comune ma tutta l’area metropolitana della città per piantare 3 milioni di alberi da qui al 2030. Oggi ce ne sono mezzo milione, il passaggio è notevole, la crescita è legata a questi nuovi parchi e stiamo cercando aree di piantumazione. Nell’area metropolitana di Milano si piantano un po’ più di centomila nuovi alberi all’anno, dobbiamo riuscire a passare a trecentomila attraverso strategie che ci consentano di accelerare sia con investimenti pubblici che grazie ad aziende che vogliono partecipare a questo piano”. Il percorso virtuoso tra pubblico e privato per Milano non è una novità in città. “A Milano non si gioca allo scaricabarile, qui il compito della politica è chiaro: dopo un riscontro con tutti i soggetti della città, si fissano gli obiettivi e si creano le condizioni per realizzarli. Su questo le risorse pubbliche sono un pezzo e non devono e non possono essere tutto quello che viene investito”. La partecipazione dei cittadini si è rivelata molto importante: “I cittadini hanno dato il loro contributo attivamente. Abbiamo provato a dare una lettura all’approccio che hanno avuto negli anni post Expo, cercando di interpretare un sentire della città che si è diffuso e che ci dice che c’è maggiore fiducia rispetto ai progetti nuovi, rispetto a certi progetti urbanistici, che una volta avevano un piglio molto più speculativo. Porta Nuova non sarebbe la stessa senza piazza Gae Aulenti e la Biblioteca degli alberi”.

 

Ed è proprio alla Biblioteca Alberi Milano, primo accordo di collaborazione tra pubblico e privato per la gestione di un parco, tra Comune e Fondazione Riccardo Catella, che la Filarmonica della Scala si esibirà domenica per la prima volta su un grande prato con il pubblico che potrà sdraiarsi o sedersi sull’erba per assistere al concerto. “Il parco è della città di Milano, ed è una sfida: la manutenzione e la gestione viene affidata a un privato in un parco pubblico. Le regole e le modalità di fruizione le definisce il Comune e la comunità, come è giusto che sia. Questo ci consente anche di concentrare le risorse pubbliche in altre zone della città dove abbiamo minore attenzione da parte dei privati”. La strada è lunga ma le idee sono chiare da qui al 2030. “La forza di Milano è stata quella, negli ultimi vent’anni, di saper guardare spesso oltre l’orizzonte del sindaco pro tempore e anche questo piano ha una scadenza – che non è così lontana perché sono poco più di dieci anni – però fissa degli obiettivi impostati oggi ma che ci consentono di dare una visione d’insieme che va anche oltre la sfida olimpica”. Il governo nascente avrà attenzione all’ambiente? “L’ultimo è stato ininfluente ma a livello nazionale si possono stimolare argomenti importanti. Una cosa che sta prendendo piede, e che era stata importata dal governo Gentiloni, è il cosiddetto green bonus che consente la riduzione fiscale come, ad esempio, dei tetti verdi o delle riqualificazioni dei cortili. A Milano abbiamo censito già un milione di metri quadri di tetti verdi. Invece di avere un tetto spiovente con le tegole si mettono piante e orti, elemento estremamente importante per contenere la temperatura della città e del palazzo durante la stagione estiva. In pratica le case dovrebbero finire con un terrazzamento.tetti e pareti verdi, con vantaggi anche fiscali. Il pubblico può dare suggerimenti e indirizzi ma poi devono essere i cittadini a recepirli”.