(foto di Federico Lancellotti su Unsplash)

L'overbooking delle week. Milano dal trionfo all'insostenibilità

Daniele Bonecchi

Grazie anche all'intuizione delle settimane tematiche, la città ha superato i 10 milioni di turisti nel 2018. Così sindaco e operatori del settore ora vogliono puntare sulla qualità più che sulla quantità

C’è una linea sottile che divide il successo dalla catastrofe. Ne sanno qualcosa le città d’arte italiane, che puntano molte delle loro carte sul turismo, sulla capacità di attrarre. E’ il caso di città come Roma, coi suoi 15 milioni di turisti, ma anche di Venezia e Firenze. Un allarme accolto e rilanciato dal rapporto Destination 2030 del Wttc-World travel & tourism council, il quale ha registrato che nel 2018 il 45 per cento degli oltre 1,4 miliardi di viaggiatori nel mondo abbia scelto di visitare una città. Con fenomeni come quello di Barcellona, dove una parte dell’opinione pubblica si è schierata apertamente contro la massiccia presenza di turisti in città.

 

Milano, grazie all’effetto Expo, ai Fuorisalone di moda e design, ma soprattutto grazie alla brillante intuizione delle “week” (settimane a tema) targate Beppe Sala, nel 2018 ha superato i 10 milioni di visitatori. Il rischio di superare una soglia fisiologica, sopportabile dai servizi e dalla città, esiste. E tra i milanesi potrebbe attecchire anche il virus che ha colpito gli abitanti di Lisbona: il rifiuto. “Bisogna governarlo (il flusso di turisti, ndr) dice il sindaco Sala – ci penso spesso, credo che siamo abbastanza vicini al limite, fino ad oggi ci hanno portato un grande beneficio, tanto lavoro e la reputazione della città. Non immagino certo una escalation degli eventi, in modo che si aggiunga ancora molto, perché poi sarebbe sbagliato. La cosa positiva è che stiamo reggendo bene e in particolare lo scorso weekend col derby, la moda e Jovanotti, la città è stata messa a dura prova ma ha reagito benissimo”. Però, ammette, “la domanda (abbiamo raggiunto il limite?) è giustissima ed è una delle riflessioni su cui sto invitando anche gli assessori a ragionare”. A favore delle week sono anche i commercianti. “Milano è diventata una fucina di eventi – dice Alfredo Zini, ristoratore e  coordinatore del Club imprese storiche di Confcommercio – Dopo Expo la nostra città è cresciuta, giorno dopo giorno, ed è entrata nell’immaginario planetario. Ed è arrivato il momento di valorizzare anche la sua storia e le sue tradizioni. Il carattere e il tessuto di Milano non vanno dispersi, perciò ora è necessario puntare sulla qualità più che sulla quantità. Le folle dei giorni scorsi non possono diventare la regola. In gioco c’è il futuro della città, il suo equilibrio”, conclude Zini. E mentre la settimana della moda donna – nonostante il traffico caotico – ha lasciato qualche buon ricordo, ad esempio con i 4.600 posti di lavoro in più, compreso l’indotto, Milano si prepara già alla Green Week e alla Pet Week. Poi grazie a Dio arriva Sant’Ambrogio.

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