Il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore della regione Lombardia, Attilio Fontana (Foto LaPresse)

Le caselle andate a posto (e quelle no) dopo il polverone elettorale

Fabio Massa

Tra la lista Fontana e il deserto centrista in Lombardia. Le cinque questioni aperte dopo il voto delle europee e delle amministrative

Le elezioni global-local, come queste europee più amministrative, generano un pulviscolo di riflessioni. In mezzo alla piccola tempesta di sabbia (o tempesta in un bicchier d’acqua? chissà) che si genera, come ad orientarsi? Ecco cinque scatolette con dentro cinque questioni aperte.

 

LISTA FONTANA - A Pavia, dove ha stravinto il candidato sindaco Fracassi, Pavia Ideale ha preso il 6,34 per cento dei consensi. Pavia Ideale è una delle liste cittadine del progetto Lombardia Ideale. Ovvero l’ex lista Fontana che si sta strutturando sui territori. Un’alternativa per chi vorrebbe avvicinarsi alla Lega, ma si sente ancora in “rotta di avvicinamento”. In Consiglio regionale Giacomo Cosentino, che Fontana ha messo come coordinatore e leader del progetto, è assai felice: “Queste comunali sono per noi una grande soddisfazione“, spiega.

 

In effetti il successo del progetto Lombardia Ideale è tutto nel suo essere espressione del mondo moderato. Quel mondo moderato che vuole l’autonomia, la flat tax, che vuole la Tav. Insomma, tutta la politica economica che fino ad oggi è stata sequestrata dei Cinque stelle, ieri vincitori, oggi appannati. Il significato dei segnali deboli, ma importanti, è tutto da decifrare. Che cos’è la lista Lombardia Ideale? Uno spin-off o un’anticipazione, un prequel, della Lega che sarà?

 

I DILEMMI DI BEPPE - Le opzioni sono tante. Anche se ad oggi pare proprio che Beppe Sala potrebbe anche decidere di avere un assessore in meno. Sostituire Pierfrancesco Majorino, che ce l‘ha fatta per Strasburgo, è cosa obbligatoria. Quindi nelle segrete stanze di Palazzo Marino c’è chi ipotizza una rotazione delle deleghe: a Pierfrancesco Maran anche la Casa, che ora è di Gabriele Rabaiotti, che invece si accollerebbe il Welfare di Pierfrancesco Majorino. Questo impedirebbe polemiche e appetiti, anche se Sala – da buon manager – ha imparato a infischiarsene degli equilibri. Il problema è che in vista delle prossime elezioni, se vorrà ricandidarsi per Palazzo Marino, Sala avrà bisogno (e molto) delle strutture dei partiti, quindi il rimpasto – se sarà politico e ampio – comporta rischi di creare molti scontenti e delusi. Sempre che non diventi concretezza quello che al momento è solo un ballon d’essai – che piace molto ai giornali – cioè candidarsi premier grazie alla scelta di dividere i ruoli di Zingaretti. E in quel caso, il rimpasto di Milano sarebbe l’ultimo dei problemi.

 

L’IDEOLOGO - Pierfrancesco Majorino non è solo l’assessore sul quale Beppe Sala ha puntato alle ultime elezioni. È anche uno degli artefici “ideologici” delle politiche della giunta milanese. Indubbiamente, al di là dell’amministrazione, sulla radicalità nei diritti, con tanto di marce e picnic di solidarietà, ha dettato un’agenda che ha avuto il suo peso nel connotare la città. Accanto a lui, gli altri assessori hanno avuto un ruolo più tecnico, anche se non meno importante. Basti pensare alle politiche urbanistiche di Pierfrancesco Maran, che qualcuno già vorrebbe sindaco se Beppe Sala dovesse partire per altri lidi. Tuttavia sui giornali Beppe Sala ha sposato fortemente le iniziative majoriniane. Con Majorino in Europa che cosa succederà? Cambierà qualcosa nella ricetta che oggi oppone Milano la resistente al salvinismo imperante? Chi sarà il prossimo ideologo-consigliere?

 

NESSUN RIMPASTO IN REGIONE - Attilio Fontana non ci pensa proprio. Un sottosegretario, Fabio Altitonante, è finito ai domiciliari. Per ora il suo posto non verrà preso da nessuno. Il Corriere ha scritto che Matteo Salvini vorrebbe Gianmarco Senna sottosegretario a Milano. Ma nessuno ne sa niente, e se c’è un accordo tra i due ad oggi non è dato sapere. Nessun rimpasto neppure per la questione – assai più seria – dei nuovi equilibri in Regione, con Forza Italia ai minimi termini e i centristi praticamente evaporati. Matteo Salvini, alle prese con le più impegnative scelte nazionali, sta lasciando fermi gli equilibri sui territori. Fontana, umanamente colpito dalle vicende giudiziarie di Varese, pare assai più tonico dopo la vittoria elettorale e soprattutto dopo il ritorno al centro della scena del tema dell’autonomia. Ben sapendo che su certe cose Salvini è pronto a giocare tutte le carte (che ora sono tante).

 

ZATTERE TREMOLANTI - Ormai dell’opzione centrista non esiste più nulla. Doveva esserci un movimento nazionale – Ncd, Nci e via di sigle varie ed eventuali. Ora rimangono solo gli zeri e le virgole. Con una curiosità, però. I candidati che provengono dal mondo ciellino si piazzano nei primi quattro posti di Forza Italia. Una buona zattera e un buon passaggio a Nordovest? Considerato il risultato globale, è cosa assai precaria. Anche perché la considerazione più giusta girava nei corridoi della Regione Lombardia, martedì: forse sarebbe stato meglio che gli azzurri avessero preso il 4,5 per cento. Di fronte alla disfatta globale, ci sarebbe stata la rinascita e non un lento declino.

Di più su questi argomenti: