Il premier Giuseppe Conte con il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana (Foto Imagoeconomica)

Arriva Conte, fa freddo e la città gli presenta i cahiers de doléances

Daniele Bonecchi

Gli imprenditori milanesi incontrano il premier e gli chiedono di insistere su Olimpiadi e Grandi Opere. Ma la fiducia è poca

Sotto una pioggia diventata nevischio, la città non si è fermata per salutare Giuseppe Conte. Alla sua prima visita “pastorale” ha trovato i cahiers de doléances della città che fa marciare l’Italia col 10 per cento del Pil. Tra gli imprenditori, sono pochi quelli disposti a fare sconti al suo governo gialloverde. È qui che si sono date convegno le imprese di Confartigianato per sostenere le grandi opere; da qui è partita più di una spinta per la piazza di Torino che, a più riprese, ha detto sì alla Tav. Quello offerto, con garbo e fermezza, da Carlo Bonomi, leader di Assolombarda, al presidente del Consiglio aveva il sapore di un ultimatum. Bonomi non ha chiesto una manovra correttiva – dopo aver “portato a casa ciò che vi premeva di più”, quota 100 e reddito di cittadinanza – ma invece una “manovra compensativa”. Per risalire la china di un’economia che rallenta pericolosamente, con gli investitori che scappano, “da maggio, la fuga di capitali dall’Italia è stata di ben 118 miliardi”, il presidente di Assolombarda ha messo in fila le richieste. Occorre “sbloccare le 400 opere pubbliche già finanziate per circa 27 miliardi”.

 

È necessario “rimettete mano al programma ‘Connettere l’Italia”, con investimenti per 140 miliardi. Assieme alla Tav vanno sbloccate “le grandi opere pubbliche che aspettiamo da oltre vent’anni”. Sullo scacchiere milanese Bonomi ha insistito. “Vogliamo vincere la sfida delle Olimpiadi invernali 2026”. Ma incontrando in mattinata Beppe Sala ha ribadito l’incongruo niet a fondi di provenienza governativa, anche se non è questo a creare preoccupazione per ora: preoccupa di più la terra bruciata di credibilità che l’Italia sta creandosi nelle sedi internazionali. Ci ha provato anche il presidente della Camera di commercio Carluccio Sangalli che, incontrando Conte in via Meravigli, ha spiegato che, "come è avvenuto con Expo, la Camera di commercio è pronta a fare la propria parte per sostenere la candidatura e coinvolgere le imprese e il territorio. E nello stesso tempo auspichiamo un impegno diretto del governo a favore di un evento che avrà ricadute positive per tutto il paese”.

 

Tornando a Bonomi, ha ricordato che la Lombardia, di concerto con istituzioni, imprese e sindacati, ha saputo dare una risposta forte alla domanda di lavoro. Infatti con la Dote unica lavoro, tra il 2016 e il 2018 “sono stati stanziati 180,7 milioni per 169.313 beneficiari", il 95 per cento dei quali ha trovato lavoro. Una risposta senza ombre all'assistenzialismo targato reddito di cittadinanza. Dal suo ufficio al primo piano della Camera del Lavoro, Massimo Bonini, segretario della Cgil di Milano, ha seguito con scetticismo la visita di Conte: “Certo gli hanno fatto richieste interessanti ma cosa resterà di tutto questo una volta che il premier sarà tornato a Roma, fagocitato come sempre dai suoi due vice?”. Ora l’avvocato del popolo, tornato a Roma, dovrà trovare qualche risposta. Sapendo che il suo vocabolario forense mal si concilia col pragmatismo ambrosiano. Prima o poi, prima o dopo le elezioni europee, Conte qualche risposta la dovrà trovare. Forse.

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