Foto tratta dalla pagina Facebook dell'Atelier Daniela De Souza

Prima della Prima, ci sono gli abiti di Daniela De Souza, Lady Scala

Fabiana Giacomotti

Dentro l'atelier dell'ex modella neo-trentenne di Manaus, folgorata sulle note delle “Nozze di Figaro” dal sovrintendente del Teatro alla Scala Alexander Pereira

Martedì sera, cocktail con piccole specialità milanesi e brasiliane nel loft di via Morone che un tempo alloggiava l’ufficio studi della Camera nazionale della Moda e dove, da qualche tempo, Daniela De Souza ha aperto il suo atelier di abiti su misura: tre sarte, ovunque rotoli di stoffe e grandi vasi di perline e canutiglie, lei a sovrintendere, disegnare, scegliere e soprattutto accogliere le clienti “senza lasciarle uscire dalla porta se non soddisfatte”. I capi di questa bella neo-trentenne di Manaus, ex modella andata sposa giovanissima a un fotografo di Playboy, Otto Weisser, poi folgorata sulle note delle “Nozze di Figaro” dal sovrintendente del Teatro alla Scala Alexander Pereira, di cui è moglie vezzeggiata e protetta (per i due piccoli saloni si aggirava sperso qualche critico musicale importante, vantando crediti modaioli inesistenti, lei ha sorriso indulgente) sono moderatamente sexy e ricchi di bei ricami a mano, ma soprattutto elasticizzati nei punti strategici, cioè quanto di più adatto per le signore che vogliono osare e sedurre ma pur sempre sotto lo sguardo vigile e sperabilmente intrigato del marito. Daniela De Souza si è laureata presso la Marangoni e, come sanno i milanesi, è grazie a lei, che voleva a tutti i costi frequentare la celeberrima scuola di design, se nel 2014 Pereira accettò di raccogliere l’eredità non troppo liquida di Stéphane Lissner e se ora il ministro Bonisoli si trova nell’irritante situazione di non poterlo sostituire con qualcuno di gradito allo studio Casaleggio, che si trova a pochi passi. Quando Pereira arrivò, sulla Scala gravava un buco di 6 milioni a causa dell’abbandono di alcuni soci fondatori, fra cui la Provincia, e il loro contributo era sceso dai 22 ai 17 milioni. Ora veleggia sui 25 milioni e i leggendari scioperi degli orchestrali sono diventati, finalmente, leggenda.

 

Insomma, alla Scala lo spettacolo più rappresentato non è “riposo”, come si ironizzava un tempo, e se talvolta musicologi e appassionati discutono come è giusto sia sulla qualità degli spettacoli, non va dimenticato che il lasso di tempo per costruire un cartellone come si deve è di quattro anni circa. Si giudicherà davvero, quindi, dalla prossima stagione: Pereira, ormai amatissimo, ci sarà ancora, forse affiancato da un giovane destinato a sostituirlo fra un triennio, e la sorridente Daniela vestirà le signore che frequentano la Prima, oltre alle molte russe e austriache che comprano le sue collezioni a Vienna o ai magazzini Gum di Mickhail Kusnirovich sulla Piazza Rossa. Nel piccolo mondo milanese che si vorrebbe moderno, la deliziosa Daniela che invece moderna è, e pure cosmopolita, un abito da sera dopo l’altro si va ritagliando uno spazio di tutto rispetto a fianco delle altre due couturière en titre della città che spende e pretende, Raffaella Curiel ma soprattutto Luisa Beccaria, a cui l’apparentano l’amore per il tulle color carne e i ricami floreali. L’altra sera, a festeggiare Daniela, c’erano tutte le signore che siedono anche alle sfilate delle rivali. La Prima della Scala è fra due settimane. Madame Pereira, indaffaratissima, dice di non aver ancora avuto modo di disegnarsi un abito.

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