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Gran Milano

Politica 30 all'ora. Dalle europee al possibile rimpasto ai vecchi ritorni. Va tutto molto a rilento

Fabio Massa

Analogie e differenze tra la politica milanese e il traffico di Bologna. Un elenco delle principali sfide

La politica a Milano è come il traffico a Bologna, va a 30 all’ora. Eppur si muove, ma dove va? Piccoli indizi di movimento, timidi e sottotraccia.

Europee e dilemmi 

Lei non è convinta di chiedere un’altra deroga. Patrizia Toia, longeva parlamentare europea, nei corridoi del partito è semplicemente definita “la più brava”. Tre parole che ne portano altre tre: “Ce la farà”. Nel senso che se dovesse correre – come ha scritto il Foglio in tempi non sospetti – ce la farebbe tranquillamente a tornare a Bruxelles. Non una cosa da poco, avere le preferenze, in un momento in cui ce ne è estrema penuria. Il problema è che Elly Schlein sta combattendo una battaglia per impedire il terzo mandato ai governatori: come potrebbe concedere la seconda deroga a lei? Le traiettorie nel partito sono assolutamente imprevedibili. Poi c’è la questione della segretaria. Sotto la Madonnina sono convinti che correrà, e correrà forte. Ma non da capolista. Quella potrebbe farla Cecilia Strada. Infine c’è la vicenda di Chiara Gribaudo. Sarebbe dovuta essere la rappresentante di Schlein alle Europee, prima di mettersi in testa di fare la governatrice del Piemonte. Poi sono iniziate le liti con il M5s. In caso di mancato accordo, potrebbe correre anche lei. Poi c’è la pletora di riformisti, inutile fare l’elenco. L’unica incognita è se nelle terne (sono tre le preferenze) di Giorgio Gori (ce la fa tranquillamente), ci sarà oltre a Irene Tinagli anche Pierfrancesco Maran. Probabile, vista la stima tra l’assessore milanese e il sindaco di Bergamo. Infine, la questione Emanuele Fiano. Figura importante dell’antifascismo per l’intera città, sempre in prima linea, tra i primi a criticare il primo ministro israeliano, con l’autorevolezza di uno dei più illustri rappresentanti della comunità ebraica. Ma basterà al Pd per coprirsi dalla riesplosa frattura tra filoisraeliani e filopalestinesi? 


Rimpasti a palazzo Marino? 

Le voci corrono, a palazzo. Del resto lo stesso sindaco l’ha detto più o meno a chiunque. L’arrivo di Franco Gabrielli come superconsulente alla sicurezza è un po’ uno spartiacque, per quello che dovrà succedere: un forte rilancio dell’operatività della giunta. Sono tutti d’accordo, anche il Pd che ha detto apertis verbis a Beppe Sala che sì, ci vuole un cambio di marcia. Il segretario Alessandro Capelli l’ha pure sottolineato in una intervista a Repubblica: sta finendo un ciclo. Dunque, bisogna mettere le basi per un’altra stagione. E ci vogliono forze nuove. Fin qui tutto bene: ma chi verrà sacrificato sull'altare dell’innovazione? Si spera che Pierfrancesco Maran ce la faccia per l’Europa e lasci un posto libero. Ma sia ben chiaro: quel che bolle in pentola non è una sostituzione sola. Chi rischia? E qui comincia il gioco dei rimpalli. Il Cencelli racconta di pressioni da parte di Azione per entrare nella squadra del sindaco e scalzare la rappresentanza di Italia Viva (ma il primo cittadino si metterà in queste beghe? Dubbi). Tutti sono più o meno convinti che sarà la volta buona per Filippo Barberis, capogruppo dei dem, dopo tanti anni di sacrificio in Consiglio comunale. E poi? Chi deve iniziare a tremare? Qualche tecnico? Qualcosa succederà, nei prossimi sei mesi.

Formigoni on fire

I suoi amici lo dicono chiaro e tondo: lui vorrebbe correre. Tantissimo. Anche se altrettanti amici da tempo gli spiegano di no. Il suo maggiore sponsor, a livello politico, è Alessandro Sorte, coordinatore regionale di Forza Italia che ha fatto del “recruiting” tra le vecchie glorie azzurre (Gabriele Albertini su tutti) il proprio marchio di fabbrica. In squadra ovviamente con Letizia Moratti, che ha un ruolo assai preminente nel partito. Ma che Roberto Formigoni possa essere l’ultimo recupero di quel trio che ha governato tutto, in Lombardia, a cavallo del millennio, è assai complicato. E ci sono molti dubbi sul fatto che il Tribunale gli dia la riabilitazione completa dopo il periodo detentivo. Tecnicalità sostanziali: se la pena è finita, rimangono le misure di interdizione dai pubblici uffici. Riuscirà ad ottenere la revisione entro la compilzione delle liste? Primo problema. Poi c’è un secondo problema, che è il più importante e vero. Che seguito potrebbe avere Formigoni? Il suo elettorato, assai frazionato, milita sotto nuove bandiere, spesso di FdI. Si ricompatterebbe? Dubbi anche valutando l’anagrafe. Se gli over 60 potrebbero essere convinti a votarlo, i più giovani non be subirebbero l’appeal. 
 

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