(foto di Ansa)

GRANMILANO

Rapido passaggio di Renzi, frecciate a Calenda e Cottarelli e messaggi a Sala

Fabio Massa

Il leader di Italia viva in tour a Milano non risparmia nessuno. Al sindaco suggerisce la carriera nazionale piuttosto che una sconfitta annunciata in regione (una stoccata al Pd) e assicura, "non abbiamo mai litigato"

Chissà che cosa dirà il 30 maggio, quando dovrebbe tornare a parlare in città (non si sa ancora se da remoto oppure in presenza), per la seconda volta in meno di due settimane. Certo è che Matteo Renzi, ogni volta che arriva sotto la Madonnina, qualche gomitata qua e là la tira. Forse non è colpa sua, forse lo disegnano così. Ma intanto. Nell’ultimo suo passaggio a Milano, la scorsa settimana, è riuscito nell’ordine a: bocciare Carlo Cottarelli, tirare uno schiaffo a Carlo Calenda, dare una carezza Beppe Sala, elargire un consiglio sempre al sindaco. Il tutto con in quattro frasi.

 

Riepiloghiamo. Un paio di settimane fa Carlo Calenda, il leader di Azione, aveva benedetto la possibile candidatura dell’economista Carlo Cottarelli alla guida di Regione Lombardia (piace tanto anche a Enrico Letta), dicendo che per uno come Cottarelli non servirebbero neppure le primarie. Arriva Renzi e dice invece che non è adatto, e che in un’occasione ha pure detto una “cagata” pazzesca. Non proprio complimenti per il delfino di quello che potrebbe persino essere il suo prossimo alleato al centro, in caso di partito unico.

 

Per quanto riguarda Beppe Sala, gli consiglia un percorso nazionale e non regionale. In altre parole: non candidarti a perdere in Lombardia (non un grande spot per il Pd), risparmiati per qualcosa di meglio. E ha voluto rassicurare tutti che lui, con il Beppe, non ci aveva mai litigato. Forse no, ma lo stesso sindaco di Milano, nel libro “Milano e il secolo delle città”, scriveva di una convocazione improvvisa a Palazzo Chigi sei mesi prima di Expo: “Mi metto comodo e comincio a smaltire un po’ di e-mail arretrate, in attesa di essere ricevuto. Subito, però, arriva un consigliere del presidente il quale, premettendo che ‘ambasciator non porta pena’, senza troppi preamboli mi dice che si ritiene che la mia posizione non sia più difendibile e che per il bene di tutti è meglio che io lasci la guida dell’Expo. C’è già un sostituto pronto. Mi si chiede di garantire un tranquillo passaggio di consegne. Il mio interlocutore tergiversa, ma poi, di fronte alla mia insistenza, dà una risposta che mi lascia allibito: ‘Montezemolo’. ‘Intendi veramente Luca Cordero di Montezemolo?’. ‘Sì, lui’. Non so come reagire, mi viene solo da dire: ‘Non ho nulla contro la persona (…) Montezemolo durerebbe qualche settimana. Comunque non intendo parlarne con te, ora portami da Renzi’”. Il quale, “dopo una conversazione, tesissima all’inizio”, si convince. Insomma,  nessuno scontro tra i due. Ma conoscendo i caratterini dei due protagonisti, in quell’occasione non devono essere state rose e fiori. 

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