Letizia Moratti e Attilio Fontana (LaPresse) 

GranMilano

Lo lotta tra Salvini e Meloni potrebbe favorire Fontana. Ma attenzione a Moratti  

Fabio Massa

Uno stop al presidente uscente aprirebbe il vaso di Pandora, mentre tiene banco il caso Sicilia dove la sintesi per il centrodestra è ancora lontana. Intanto la vicepresidente delle Lombardia è sempre a disposizione, e piace a tanti nella coalizione. Botte per l'estate

Un incontro a Roma, alcune settimane fa. Esterno giorno: Matteo Salvini e Attilio Fontana, come rivelato dal Corriere ieri. Salvini rassicura Fontana: qualunque cosa deciderai, avrai un seggio in Senato pronto per te. Fontana conferma che si vuole ricandidare (e questa è già una notizia: le questioni personali e familiari paiono risolte). Ma Salvini prende tempo: devo sistemare la Sicilia, come prima cosa. Domanda lecita: se riconfermiamo te, come possiamo poi gestire la vicenda di Nello Musumeci che ormai è alla guerra con Gianfranco Miccicché? E poi, comunque, il rinvio a giudizio incombe, non influenzerà niente ma arrivare con un annuncio di candidatura proprio sotto la decisione del giudice non è esteticamente bellissimo. Quindi calma e gesso, dovrà prima scoppiare l’estate per avere un annuncio di qualunque tipo.

 

Poi c’è il retropensiero: Matteo Salvini ha pensato a Giancarlo Giorgetti, più volte. Attilio Fontana, che intende la propria militanza in Lega con un senso assoluto di obbedienza al segretario federale, quindi si muove come un vero soldato in fatto di lealtà, non ha mai avanzato critiche all’ipotesi di Giorgetti candidato. Se non fosse che – secondo quanto risulta al Foglio – nessuno è però andato a chiederlo esplicitamente al Giorgetti, il quale del resto non ha nessun interesse a confinarsi in Lombardia quando potrebbe aspirare a un ruolo di primo piano a Roma, in caso di vittoria del centrodestra. 

 

Tutte buone ragioni, ma non dirimenti. Perché sulla ricandidatura Fontana comunque c’è discussione, ci sono gli entusiasti e i malpancisti. Anche in Lega c’è chi vorrebbe Letizia Moratti, vicepresidente con delega alla Sanità, che legittimamente è a disposizione e con reali à-tout. E soprattutto Fratelli d’Italia ha detto più volte che Moratti sarebbe un’ottima alternativa, in assenza di Fontana. I contrasti sono tanti, così come le convulsioni prima della decisione finale. Ma è lo sfondo che conta, in questo caso, più che i contendenti in primo piano. E lo scontro, paradossalmente, potrebbe avvantaggiare l’usato sicuro, anche se non troppo sicuro, al nuovo.

Fratelli d’Italia sa che in Lombardia Matteo Salvini rischia tutto, e Giorgia Meloni è venuta proprio a Milano a lanciare la sfida per una leadership “di governo” (mentre Salvini scenderà a Roma per rilanciare il suo ruolo nazionale). Ma la Lombardia è molto più decisiva che la Sicilia, dove Musumeci con tutta probabilità potrebbe vincere in qualunque caso. E proprio perché Salvini rischia molto nella sua terra, Fdi si avvantaggerebbe sia di un proprio risultato superiore al Carroccio (cosa per alcuni possibile, almeno nel collegio di Milano), sia di una sconfitta secca dell’intera coalizione, che però pare assai improbabile anche per via del marasma nel centrosinistra, che non riesce a individuare né un candidato e neppure un percorso da seguire per l’individuazione del proprio alfiere: con le primarie? Senza primarie? Continuando a corteggiare Beppe Sala oppure puntando su un altro nome? 

 

Torniamo al centrodestra. Stante la guerra aperta tra Fratelli d’Italia e Lega, che cosa significherebbe fermare Attilio Fontana? Uno stop al presidente uscente aprirebbe il vaso di Pandora. E questa è l’interpretazione che ha portato, nel giorno dopo la rivelazione del Corriere, a una serie di dichiarazioni a favore dell’attuale governatore. Salvini: “A qualcuno proprio non va giù che dopo due anni di impegnativa lotta al Covid, i cittadini lombardi abbiano piena fiducia nell’operato del presidente Fontana, della squadra di regione Lombardia e della Lega. Abbiamo uno dei migliori sistemi sanitari e numeri d’eccellenza in tanti settori. Gli ultimi incontri che ho avuto con Attilio Fontana sono stati uno a Roma e uno a Milano: lavoriamo con grande determinazione e proiettati al futuro”. Mariastella Gelmini: “Mi pare che abbia superato brillantemente molte prove e anche critiche qualche volta immotivate sulla gestione della pandemia”.

 

Vicenda chiusa dunque? Non troppo, anche perché c’è Letizia Moratti, vera regista dell’uscita dalla pandemia, che diede la sua disponibilità da vicepresidente con la prospettiva di una corsa futura, e che è stata selezionata tra i nomi meritevoli di diventare presidente della Repubblica proprio da Matteo Salvini. Un problema politico che,  preceduto da quello assai più gravoso della Sicilia, sarà da dipanare con molta. Così aspetta l’estate, Salvini.