(Ansa)

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La Parità virtuosa in Lombardia

Paola Bulbarelli

Un premio per chi aiuta le donne nel lavoro. Il Consiglio per le pari opportunità

L’articolo 63 dello statuto della Regione Lombardia prevede un Consiglio per le pari opportunità, organismo autonomo che “effettua la valutazione dell’applicazione delle norme antidiscriminatorie e degli strumenti di programmazione e legislazione generale e settoriale per verificare l’attuazione del principio di parità e opera per la diffusione della cultura della parità in Lombardia”. In soldoni, deve dare parere obbligatorio sulle leggi che impattano sulle pari opportunità, vigilare che venga applicato il principio di parità e di non discriminazione in tutti i bandi, e vigilare che ci siano abbastanza soldi a disposizione.

 

Un lavoraccio. Ma utilissimo per controllare la sostanza di quei princìpi scritti nel nuovo Titolo V della Costituzione. Il Consiglio lombardo vede sette componenti (due Lega, due Forza Italia, due Pd e una Cinque stelle). “Siamo un organismo del Consiglio regionale – spiega Letizia Caccavale, presidente del Consiglio pari opportunità – i progetti di legge passano dal nostro parere e abbiamo inoltre una serie di iniziative che sostengono la cultura di parità: da quelle per la promozione delle stem a quelle contro la violenza di genere”. Ma l’iniziativa più importante è la “Parità Virtuosa”, un riconoscimento giunto alla sua terza edizione. 

 

Tutto parte dai dati preoccupanti delle donne costrette a lasciare il lavoro per l’impossibilità di conciliare la vita privata con le ore fuori casa. Tenendo conto che non ci sono sufficienti misure di welfare che aiutino la conciliazione. “Guardiamo i numeri: le dimissioni delle neo mamme, 37.600 nel nostro paese, sono 7.500 in Lombardia. Così è nata l’idea di istituire un riconoscimento a tutte quelle realtà che sostengono i lavoratori nella conciliazione vita lavoro, vita privata e cura della prole e dei genitori anziani. A chi ha a cuore il tema della genitorialità anche nei luoghi di lavoro”. 

 

Il progetto intende premiare chi è riuscito a dimostrare di essere un passo avanti in termini di innovazione, flessibilità e valorizzazione delle pari opportunità. “Questo premio va a riconoscere associazioni imprenditoriali, sindacali, categorie e aziende che aiutano con misure molto concrete i propri lavoratori e lavoratrici”. Ben 40 sono state le candidature presentate per l’edizione 2020 del riconoscimento Parità Virtuosa.  “Queste candidature mettono in luce, pur nell’attuale drammatico scenario che l’intero paese sta vivendo, un aspetto positivo: tutte le aziende premiate, già fortemente avanzate in tema di parità salariale, lavoro agile e supporto medico-sanitario ed economico al personale con figli, hanno trovato nell’emergenza ulteriori soluzioni e sistemi per agevolare e tutelare i propri dipendenti”.

 

Sono gli esempi stessi a parlare. “Uno dei premiati è stata l’associazione Manager Italia con il progetto ‘Fiocco in azienda’ che promuove il prima, durante e dopo la maternità e paternità seguendo il dipendente con una serie di servizi: dall’ostetrica alla psicologa al continuo dialogo con l’azienda in caso di necessità o per rivedere la posizione aziendale. Tutte cose che non sono affatto scontate. La donna che ritorna dopo la maternità si ritrova spesso discriminata e perde magicamente tutte le sue competenze. La maternità non deve essere un problema. E teniamo presente che siamo ultimi per nascite”.

 

Per il premio 2020 s’è tenuto conto di chi ha messo a disposizione misure particolari durante l’emergenza, il premio s’è arricchito di ‘iniziative creative e sostenibili di conciliazione vita-lavoro in Lombardia ai tempi del Covid-19’. Sale riunioni per far fare in maniera dignitosa la maturità ai propri figli. La Danone ha previsto la sala allattamento. Assolombarda anticipa il Tfr, facoltativo, sulla maternità. “Possiamo supportare la misura dell’assegno unico universale recentemente discusso e approvato soprattutto perché siamo un paese fanalino di coda in fatto di natalità. Il lavoro di cura è prevalentemente in carico alle donne e in questi mesi sono state costrette a sacrificare l’attività professionale. Non c’è dubbio che la pandemia avrà una ricaduta negativa sull’occupazione femminile. Bisogna ripensare con urgenza a un nuovo welfare famigliare.  Con questo riconoscimento vogliamo dare visibilità al loro impegno, sia perché generi dibattito e nuove idee, sia perché sappiamo che la forza delle aziende sono le persone e che quello della conciliazione vita-lavoro è un cammino che si fa insieme”.

 

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