Liberare via arenula

"Il ministero della Giustizia è occupato dalle toghe, ora basta". Parla il presidente degli avvocati Greco

Ermes Antonucci

La proposta del presidente del Consiglio nazionale forense: "All’ufficio legislativo di Via Arenula sia destinato un numero adeguato di avvocati, siamo disponibili a farci carico dei loro compensi"

“Nel nostro paese esiste un grande corto-circuito costituzionale. I magistrati, chiamati ad applicare le leggi, siedono nell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia, cioè nel posto dove le leggi vengono fatte. Siamo di fronte a una violazione del principio di separazione dei poteri. Per questo motivo, il Consiglio nazionale forense chiede al ministro della Giustizia Carlo Nordio che all’interno dell’ufficio legislativo ci sia un numero adeguato di avvocati ed è disponibile a farsi carico dei compensi da destinare a quest’ultimi che, a differenza dei magistrati, non potrebbero altrimenti contare su una retribuzione propria”. A lanciare la proposta, intervistato dal Foglio, è Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense (Cnf), l’organismo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura italiana. Una proposta destinata a far discutere il mondo politico e soprattutto  quello togato.

 

Greco ha fatto parte della commissione nominata da Nordio per l’elaborazione del decreto legislativo per la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, approvata ai tempi della ministra Cartabia. La commissione, composta da 26 membri, di cui diciotto magistrati, ha però annacquato gran parte delle novità  previste dalla riforma, prima fra tutte proprio la riduzione del numero dei magistrati collocati fuori ruolo. A dispetto dei principi stabiliti dalla legge delega, la commissione ministeriale ha stabilito la riduzione del limite massimo di magistrati collocati fuori ruolo da 200 a 180. Un taglio risibile. “In commissione – afferma Greco – ho fatto notare che se l’intento fosse stato quello di ridurre i magistrati fuori ruolo soltanto di venti unità non ci sarebbe stato bisogno di una legge del Parlamento. Sarebbe bastata un’indicazione del ministro. Per questa ragione in quella sede ho proposto di ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo da 200 a 100, per poi scendere progressivamente fino a 50. In questo modo 150 magistrati sarebbero tornati a lavorare nelle aule di giustizia. La mia proposta, però, è stata bocciata. Sarà forse perché in commissione eravamo soltanto tre avvocati. E’ così passata la riduzione di sole venti unità”. 

 

Greco non si è dato per vinto e agli inizi dello scorso giugno ha incontrato il ministro Nordio, al quale ha proposto l’introduzione di rappresentanti dell’avvocatura all’interno dell’ufficio legislativo del ministero “per rimuovere il cortocircuito costituzionale che c’è in questo momento, ma soprattutto per far sì che le leggi vengano scritte da chi va in udienza,  da chi vive ogni giorno le disfunzioni della giustizia”. 

 

“Il ministro – spiega il presidente del Cnf – ha osservato che c’era un problema di bilancio perché, mentre i magistrati che vengono inseriti nell’ufficio legislativo continuano a percepire lo stipendio come magistrati, agli avvocati andrebbe garantita una retribuzione, visto che non potrebbero esercitare la professione. Fondi che il ministero non ha a disposizione. Se il problema è questo, ho spiegato che il Cnf è disposto a partecipare alle spese per dare un compenso agli avvocati collocati all’ufficio legislativo”. Non solo. “Siamo pronti a selezionare avvocati di altissimo livello culturale, scientifico e forense”, aggiunge Greco, che nei giorni scorsi ha ribadito la proposta inviando una nota a Nordio. Ha ricevuto risposta? “No – rivela Greco – ma incontrerò di nuovo il ministro venerdì prossimo e mi riservo di chiedergli se ha avuto modo di esaminare la nostra idea”. 

 

“Il contributo degli avvocati è fondamentale – afferma il numero uno del Cnf – Le riforme non possono essere scritte senza tener conto di ciò che accade nelle aule di tribunale. La riforma Cartabia, fatta con la promessa all’Europa di ridurre del 25 per cento la durata media dei processi penali entro il 2026, in realtà ha soltanto aggravato la situazione. Personalmente ho dei ricorsi presentati a marzo per i quali non è ancora stata fissata neanche la prima udienza”. 

 

Insomma, la sfida degli avvocati è lanciata. Chissà se Nordio, favorevolissimo alla riduzione dei magistrati fuori ruolo prima di diventare ministro, sarà pronto a coglierla