Marco Travaglio (foto LaPresse)

Il resto è corruzione

“In caso contrario, anche se dichiarato, è corruzione”. Il lapsus di Travaglio contro la democrazia

"In caso contrario, anche se dichiarato, è corruzione". Letta così, dentro a una parentesi, può sembrare uno di quei cavilli da bugiardino delle polizze assicurative: sembra non contino nulla e invece minano tutto. Ieri Marco Travaglio, in un paragrafetto della sua decrittazione del caso Open stava provando ad ammettere, immaginiamo soffrendo, la realtà effettuale e giuridica che il “sostegno privato” ai partiti “è sempre stato lecito”.

 

 

Per attutire la sua sofferenza di fronte a una norma che in cuor suo ritiene comunque illegale, Travaglio va nei dettagli: “La legge consente a qualunque imprenditore di dare soldi a partiti politici e a politici, purché…”. E via con una serie di specifiche: che il donatore registri a bilancio, il percettore li dichiari. Poi arriva il “purché” che fa saltare tutto. O per meglio dire, disvela Travaglio per quel che è. Purché… “il contributo sia gratuito disinteressato (in caso contrario, anche se dichiarato, è corruzione)”. E’ corruzione. Anche se dichiarato. Non è un lapsus calami, è un lapsus vero e proprio, il dispiegamento di un pensiero profondo sfuggito per un istante all’autocensura, cioè a quella forma di ipocrisia per la quale Travaglio si presenta come uno scrupoloso esegeta delle leggi che regolano i rapporti tra economia e politica nello stato liberale, ma ne è invece un incoercibile avversario.

 

 

“Anche se dichiarato, è corruzione” è nient’altro che una diversa declinazione del brocardo-base di Piercamillo Davigo, l’Averroè dell’intero sistema di pensiero di Travaglio: non esistono innocenti, soltanto colpevoli che non sono stati ancora individuati. “Gratuito e disinteressato”. Sulla prima parte, dovrebbe bastare il fatto che il finanziamento, o la donazione (o nel sistema di pensiero manipulitista si continua a preferire “la dazione”?) siano trasparenti e rendicontati: ho dato quattrini al tale partito, o al tal politico, perché mi piace. Quanto al secondo aggettivo, “disinteressato”, è appena appena palatabile se circoscritto al significato “non ottenere in cambio qualcosa di illecito”: tipo una partita di cocaina, magari. Ma per il resto, cozza non solo con la logica ma anche con la struttura stessa di ogni democrazia liberale, dove è lecito finanziare i partiti (e anche i candidati presidenti già ricchi, vedi il caso Bloomberg) perché si ha il legittimo interesse che, ottenuto il potere, portino alla luce le idee e i programmi che dichiarano di voler realizzare. E’ un interesse, non una corruttela o un tornaconto. Tutto questo, nel pensiero giacobino dei Travaglio o del suo maestro Davigo, è semplicemente intollerabile. Detto in altre parole: gli è intollerabile la democrazia liberale.