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Il caso Consip e le incredibili sviste di Scafarto

Annalisa Chirico

Per il tribunale del Riesame le manipolazioni dell'informativa riguardante Tiziano Renzi non avevano natura dolosa, ma sono soltanto errori “involontari”

Nuove da Consip: nessun falso doloso, soltanto errori "involontari". Capita di provare stupore per certe decisioni giudiziarie. L’ordinanza con cui il tribunale del Riesame "reintegra" il carabiniere Gianpaolo Scafarto è una di queste. Nel paese dove si celebra un processo lungo nove anni per il furto di una melanzana (è accaduto a Lecce), un’inchiesta che ha toccato i vertici dello stato con falsificazioni e fughe di notizie rischia di arenarsi su un binario morto. Se rubi un ortaggio, è doveroso andare a fondo. Se manipoli un’intercettazione spuntano una miriade di appigli e qualche attenuante.

 

L’ufficiale Scafarto, ex Noe, nel frattempo promosso maggiore, torna in servizio perché, a detta di un collegio composto da tre giudici, "non si può ricavare alcun elemento di convinzione sulla dolosa falsità dell’informativa dalla dichiarazione di Scafarto ‘questo passaggio è vitale per arrestare Tiziano’".

 

Ricapitoliamo: Scafarto è tuttora indagato dalla procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, per i reati di depistaggio, falso materiale e ideologico. I magistrati capitolini hanno già annunciato il ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame. Dopotutto sarebbe paradossale se, dopo l’archiviazione lampo nel penale per il pm Henry J. Woodcock, si scoprisse che in realtà le conclamate manipolazioni – tutte tese ad avvalorare la tesi del presunto incontro tra l’imprenditore Alfredo Romeo e Tiziano Renzi, nonché il fantomatico attivismo dell’allora premier Renzi al fine di sviare le indagini sui suoi mobilitando financo i servizi segreti – sono state il frutto di una svista accidentale. In altre parole, gli elementi investigativi, branditi dagli inquirenti come una smoking gun per incastrare Renzi e il Giglio magico, sarebbero invece il risultato casuale dell’umano errare. Quando si dice, le coincidenze.

 

Secondo i giudici del Riesame, pure la singolare circostanza che gli stessi carabinieri trasmettano atti investigativi a ex colleghi transitati dal Noe all’Aise (tra i destinatari privilegiati risalta Sergio De Caprio, alias Capitano Ultimo), non costituirebbe di per sé una condotta illegittima "attesa la qualità dei soggetti ai quali sono stati trasmessi i file riservati". Per una fortuita coincidenza, dunque, una frase pronunciata dall’ex parlamentare di An Italo Bocchino ("L’ultima volta che ho visto Renzi") viene attribuita dai carabinieri a Romeo confermando così quell’abboccamento con Renzi senior sempre negato da quest’ultimo. Per una fortuita coincidenza, gli stessi ufficiali, in preda alla distrazione, inserirebbero nella famosa informativa una sezione ad hoc dedicata alle indebite interferenze nelle indagini da parte dei servizi segreti. Peccato che i presunti 007 siano invece ignari cittadini residenti nella zona attorno a piazza Nicosia. Basterebbe verificare la targa dell’automobile per smontare la fantasiosa ricostruzione ma, si difende Scafarto al cospetto dei pm romani, "la necessità di compilare un capitolo specifico, inerente al coinvolgimento di personaggi legati ai servizi segreti, fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock".

 

Come si diceva, Woodcock è già stato archiviato nel filone penale. Scafarto e altri uomini in divisa sono tuttora indagati dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi. Vedremo come andrà a finire. Tuttavia la decisione del Riesame proietta ombre sinistre sugli equilibri interni ed esterni alla corporazione togata.