Consip e non solo, segnali contro la giustizia spettacolo

Claudio Cerasa

Elefantino assolto, Scafarto sospeso. Spunti anti pm irresponsabili

Fino a che punto un magistrato che conduce un’indagine può essere irresponsabile delle indagini portate avanti da coloro a cui ha affidato le indagini? Fino a che punto lo spirito di autoconservazione della magistratura può trasformarsi in un paraocchi che non aiuta a mettere a fuoco i sintomi più lampanti di una giustizia ingiusta? E fino a che punto un magistrato che conduce un’indagine può alimentare la bolla della giustizia spettacolo mettendo a disposizione della stampa intercettazioni del tutto irrilevanti ai fini di un’indagine? Per l’internazionale giustizialista è stata una giornata complicata a causa di due notizie che riguardano due procure sospettate di essere due importanti sorgenti del circo mediatico-giudiziario.

 

La prima notizia è legata a una sentenza che riguarda il Foglio e che arriva dal tribunale di Milano che ha assolto in primo grado Giuliano Ferrara che era stato accusato dal pm Nino Di Matteo di averlo diffamato per un articolo in cui il Foglio rivendicava il diritto di criticare il pm palermitano e di considerare i dialoghi in cui Riina elogiava Napolitano e minacciava di morte il pm una messa in scena finalizzata a calunniare Napolitano (e il Cav.) e a monumentalizzare lo stesso Di Matteo (e la sua traballante trattativa stato mafia). Nonostante ci siano magistrati che sognano di processare i giornalisti per le loro opinioni, i magistrati di Milano hanno affermato che anche quando c’è un magistrato di mezzo il diritto di critica è legittimo e questa non può che essere una buona notizia (non solo per il Foglio).

 

La seconda notizia, anch’essa molto importante, arriva dalla procura di Roma dove il gip Gaspare Sturzo ha scelto di sospendere per un anno il maggiore Gianpaolo Scafarto e il colonnello Alessandro Sessa, ex ufficiali del Nucleo operativo ecologico, in seguito ad accertamenti relativi a un’indagine per falso, rivelazione del segreto d’ufficio e depistaggio, nell’ambito dell’inchiesta Consip. Scafarto, come tutti ricorderete, è l’autore di un’informativa manipolata con la quale ha provato a incastrare il padre dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, arrivando a sostenere che sulla base delle informazioni manipolate il padre di Renzi avrebbe meritato di finire in galera. La procura di Roma, una volta ricevuti i fascicoli del filone d’indagine sul quale aveva indagato il pm della procura di Napoli Henry John Woodcock senza averne la competenza (cosa che a Woodcock capita molto spesso), ha fatto quello che la procura di Napoli non ha fatto: una volta passate in rassegna con molta attenzione le informative del Noe, ha tolto al Noe il compito di seguire quelle indagini e ha poi indagato due carabinieri responsabili di quelle indagini.

 

Il tema delle indagini condotte in modo incompetente, senza avere cioè la competenza a svolgere quelle indagini, è un tema sul quale il procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, sta valutando se esistano gli estremi per portare la posizione di Woodcock dinnanzi alla sezione disciplinare del Csm (per gli altri capi di imputazione sempre relativi al Consip, il Csm, su richiesta sempre del pg della Cassazione, si esprimerà entro la fine di febbraio). Ma al di là dell’iter disciplinare la storia di Scafarto e Sessa (la procura di Napoli una volta visionate le informative ha lasciato le indagini al Noe, la procura di Roma una volta visionate le informative ha ritirato le indagini al Noe) dovrebbe accendere una luce su un tema sul quale non si può più far finta di nulla: è davvero possibile che un pm che coordina un’indagine non sia responsabile né degli errori della sua polizia giudiziaria né delle fughe di notizie che si materializzano nell’ambito di inchieste di cui si ha la responsabilità? La risposta che si potrebbe dare a questa domanda è che su questi temi i pm sono irresponsabili. Forse per avere qualche altra bella notizia sul fronte della lotta contro la giustizia spettacolo bisognerebbe partire da qui.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.