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Un cuore grande. L'addio di Vasil' Kiryenka al ciclismo

Giovanni Battistuzzi

Il bielorusso, che è stato campione del mondo ed europeo a cronometro, ha dovuto ritirarsi a causa di scompensi cardiaci

Se il ciclismo è per certi versi lo sport dell'incertezza, nell'ultimo decennio (abbondante) c'era in esso qualcosa di incrollabile, uno sfuggente e biondastro punto fermo in un universo che si muove con logiche non sempre facilmente comprensibili. È dal 2007, anno nel quale passò professionista, che Vasil' Kiryenka era sempre ed esattamente dove ci si aspettava che fosse. Ossia in testa al gruppo. C'era a inizio di tappa e molte volte anche alla fine. C'era in pianura e molte volte anche in salita. C'era con il suo viso spigoloso e apparentemente imbronciato, ma che ogni tanto si apriva in un sorriso elegante, un po' naif, sincero come poche cose che si scorgono nella vita. Pedalava e prendeva vento, prendeva vento e pedalava, perché questo è in breve il destino di chi sceglie la bicicletta come necessità di fuga. E lui non si è mai lamentato di niente, ha sempre cercato di essere irreprensibile, perché, disse alla tv inglese in uno speciale sul Team Sky, “la bicicletta è libertà, ma soprattutto una scelta. E come ogni scelta fatta liberamente necessita di rispetto: di te stesso e delle regole che decidi di darti”. A queste due massime il bielorusso con la sua faccia da Barney Stinson del pedale si è sempre attenuto totalmente. Alla seconda in ogni squadra nella quale ha corso, alla prima ieri quando ha annunciato il ritiro. “È un giorno davvero triste per me, ma è la decisione giusta da prendere in base agli esiti degli esami fatti dal team medico”, ha detto Kiryienka al sito della sua squadra, il Team Ineos.

 

I test medici hanno rilevato la ricomparsa di quei scompensi cardiaci che già si erano palesati all'inizio della scorsa stagione, quando a causa di un'aritmia aveva dovuto stare a riposo per oltre tre mesi.

  


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Kiryienka scenderà di bici, senza rimpianti. “Ho avuto una carriera meravigliosa e mi sono goduto ogni minuto. È stato un viaggio incredibile e sono molto grato per tutto il supporto che ho ricevuto durante la mia carriera”. Che sono forse frasi di circostanza, ma che forse sono le frasi giuste per uno come lui che lo si trovava sempre quando serviva, ma mai davanti a una telecamera. “Sono un ciclista, preferisco la bici ai microfoni. Non so mai che dire, è difficile raccontare la normalità”, disse all'Equipe dopo la vittoria della Chrono des Nations del 2016. Una normalità che comunque lo ha portato in cima al mondo e all'Europa: campione mondiale e campione europeo a cronometro. E poi tre tappe al Giro d'Italia (di cui una a contro il tempo), una alla Vuelta sempre al termine di lunghe avventure, dentro fughe portate via a forza di volontà e di voglia di non mollare.

 

Kiryenka ha dovuto mollare questa volta. Non poteva fare altro. L'elettrocardiogramma ha deciso che il suo grande cuore gregario dovesse salutare il grande circo del World Tour. 

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