Europa Ore 7

In Slovenia l'altra elezione che conta per l'Ue

Macron allunga nello sprint finale con Le Pen, Orbán vuole governare per decreto grazie alla guerra di Putin e Danimarca e Spagna promettono più armi all'Ucraina. Sherman discute con l'Ue delle prossime sanzioni e della Cina

David Carretta

Alla vigilia del voto diversi sondaggi danno Janez Jansa testa a testa con un partito dai tratti ecologisti, che ha promesso di fare marcia indietro sulle sue politiche perché minano la democrazia e lo stato di diritto

Nelle ultime settimane i nostri occhi e le nostre orecchie sono stati puntati quasi esclusivamente sulla guerra in Ucraina e le elezioni presidenziali in Francia. Così ci eravamo quasi dimenticati che c'è un altro stato membro che va al voto domenica, in un'elezione importante per l'Unione europea. E' la Slovenia, guidata da Janez Jansa, primo ministro che appartiene alla famiglia del Partito popolare europeo, ma che si è dimostrato sempre più attratto dal modello di democrazia illiberale di Viktor Orbán. La sorpresa è che alla vigilia del voto, diversi sondaggi danno Jansa testa a testa con un partito dai tratti ecologisti, che ha promesso di fare marcia indietro sulle sue politiche perché minano la democrazia e lo stato di diritto. Si tratta del Movimento per la Libertà guidato da Robert Golob, l'ex capo della società energetica pubblica Gen-I. Sul Foglio Priscilla Ruggiero spiega la posta in gioco del voto in Slovenia.

Fino allo scorso gennaio il Partito democratico sloveno (Sds) di Jansa era nettamente in testa nei sondaggi. Poi è arrivato Golob, che ha deciso di scendere in politica dopo la sua rimozione dalla presidenza di Gen-I. A gennaio è stato eletto presidente del vecchio partito agrario, che ha subito ribattezzato Movimento per la libertà. E i sondaggi hanno iniziato a cambiare colore, passando dal giallo di Jansa al blu scuro di Golob. Gli ultimi che sono usciti in aprile sono particolarmente incerti. Cinque sondaggi danno il Sds di Jansa in testa. Sei sondaggi danno il Movimento per la libertà di Golob in vantaggio. Il margine è comunque sotto i due punti percentuali. Come altrove in Europa, il prossimo Parlamento si annuncia molto frammentato, con probabili difficoltà a formare il governo. Come altrove in Europa, la sinistra tradizionale è in profonda crisi con i socialdemocratici di Tanja Fajon tra il 5 e l'8 per cento.

Non è la prima volta che la Slovenia potrebbe trovarsi un politico neofita come primo ministro. Nelle elezioni del 2018 fu l'ex comico Marjan Sarec a creare la sorpresa ottenendo il posto di capo del governo, grazie ad appena il 12,6 per cento dei voti (l'anno prima aveva partecipato alle presidenziali riuscendo ad arrivare al ballottaggio con Borut Pahor). La lista Marjan Sarec, secondo i sondaggi, ora è sotto il 5 per cento. Ma la storia di Sarec dimostra anche che non si può mai dare Jansa per politicamente morto. Nel 2020 Sarec si dimise per andare a elezioni anticipate e capitalizzare sulla sua popolarità. Con una manovra di palazzo Jansa riuscì a formare una maggioranza alternativa per tornare a essere per la terza volta primo ministro (lo era già stato nel 2004-08 e nel 2012-13, prima di subire una condanna per corruzione, caduta poi in prescrizione dopo una decisione della Corte costituzionale).

Negli ultimi due anni di mandato, Jansa si è trasformato da liberale a sostenitore della destra populista. Soprannominato "Maresciallo Twitto" per i suoi tweet contro avversari e oppositori, ha ricevuto da diversi giornali il titolo di "Trump sloveno" o "mini Trump". Jansa è stato l'unico leader dell'Ue a sostenere che Trump avesse vinto le elezioni presidenziali del 2020 e a congratularsi con lui. In patria ha cercato di prendere il controllo dei media e condotto una guerra contro l'agenzia di stampa slovena. Nell'Ue si è allineato alle posizioni più nazionaliste e populiste di Orbán su diversi temi. In due documenti (i Balkan non-papers), presentati durante la presidenza slovena del Consiglio dell'Ue, Jansa ha chiesto di sciogliere in modo pacifico la Bosnia-Erzegovina e proposto scambi territoriali tra Serbia e Kosovo. La guerra in Ucraina gli ha offerto la possibilità di cercare un riscatto almeno in vista delle elezioni. Jansa è stato il primo leader europeo ad andare a Kyiv insieme ai suoi colleghi di Repubblica ceca e Polonia e sostiene l'embargo su petrolio e gas russi.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 22 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Macron allunga nello sprint finale con Le Pen - A proposito delle elezioni in Francia, Emmanuel Macron sembra allungare nella fase finale prima del secondo turno delle presidenziali in Francia. Nel primo sondaggio realizzato da Ipsos dopo il dibattito di mercoledì con Marine Le Pen, Macron è accreditato del 57,5 per cento delle intenzioni di voto, mentre la sua avversaria si ferma al 42,5 per cento. E' un punto in più rispetto alla vigilia. Il margine di errore è del 3,3 per cento. Ma attenzione: Ipsos è l'istituto che fa le previsioni più favorevoli a Macron. Il fronte repubblicano è più fragile che mai. Ieri Macron è andato nella banlieue della Seine-Saint-Denis a cercare i voti degli astensionisti e di chi al primo turno ha votato Jean-Luc Mélenchon. Sul Foglio Mauro Zanon spiega che la riconferma all'Eliseo passa anche da lì. In un editoriale, Il Foglio spiega che domenica in Francia ci sarà un referendum decisivo per l'Ue.

Orbán vuole governare per decreto grazie alla guerra di Putin - Il premier ungherese, Viktor Orbán, intende usare la guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina per imporre lo stato d'emergenza e, come in pandemia, governare per decreto bypassando il Parlamento. Il capo-gabinetto di Orbán, Gergely Gulyas, ieri ha annunciato che il governo proporrà di modificare la costituzione, prevedendo la possibilità di dichiarare lo stato d'emergenza non solo per una crisi sanitaria, ma anche per una catastrofe umanitaria o una guerra in un paese confinante. “Con la guerra in Ucraina, è importante che il governo sia in grado di agire rapidamente qualora necessario”, ha detto Gulyas. Lo stesso  capo-gabinetto di Orbán ha spiegato che una guerra di “mesi o addirittura anni” è “uno scenario realistico. Il che significa che, una volta modificata la costituzione (grazie alla maggioranza del suo Fidesz in Parlamento), Orbán potrà governare per decreto per “mesi o addirittura anni”.

Danimarca e Spagna promettono più armi all'Ucraina - Ieri a Kyiv è stata la giornata della visita di Pedro Sánchez e Mette Frederiksen. Il premier spagnolo e quello danese hanno promesso più armi all'Ucraina. Sánchez ha annunciato che la Spagna ha appena inviato 200 tonnellate di munizioni e altre forniture militari, mentre Frederiksen ha spiegato che darà un contributo aggiuntivo di 87,6 milioni di euro per le armi all'Ucraina. A proposito di armi, sul Foglio Cecilia Sala spiega cosa serve per evitare che gli aerei di Mosca abbiano la superiorità nel Donbas. Sempre sul Foglio Paola Peduzzi spiega perché Mariupol, la città che non esiste più resiste, sfianca gli uomini di Putin e i suoi piani nel Donbas.

Sherman discute con l'Ue delle prossime sanzioni - Il vicesegretario di Stato Wendy Sherman ieri ha incontrato il capo-gabinetto di Ursula von der Leyen, Björn Seibert, per discutere del sesto pacchetto di sanzioni dell'Ue contro la Russia su cui la Commissione sta lavorando. Secondo un portavoce del dipartimento di stato, Sherman e Seibert "hanno convenuto di continuare gli sforzi transatlantici coordinati per sostenere il popolo ucraino e imporre gravi costi alla Federazione russa per la guerra scelta da Putin e gli abominevoli attacchi ai civili in Ucraina". In un evento organizzato ieri da Friends of Europe, Sherman ha spiegato che "l'obiettivo è ottenere il fallimento strategico di Vladimir Putin". Secondo la vice di Antony Blinken, "questo fallimento è già iniziato a causa delle sanzioni che abbiamo imposto, le cui conseguenze saranno di lungo periodo".

Sherman discute con l'Ue della Cina - Durante l'evento di Friends of Europe, Sherman ha voluto ricordare all'Ue di quanto la Cina costituisca una minaccia geopolitica ed economica. "La Cina è uno dei più grandi beneficiari del sistema basato sulle regole e sullo stato di diritto creato in questi settanta anni e ora sta cercando di smontare questo sistema per sostituirlo con uno basato sulla forza”, ha detto il vicesegretario di Stato. Lo abbiamo visto qui in Europa, nel caso della Lituania: le azioni di Pechino sono state una vera e propria prepotenza non solo contro la Lituania ma anche contro il mercato unico" dell'Ue. La Lituania è di fatto sotto embargo economico di Pechino per aver permesso l'apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan. Ieri Sherman ha anche incontrato il segretario generale del Servizio europeo di azione esterna, Stefano Sannino, con cui terrà oggi una conferenza stampa. Sia con Siebert sia con Sannino, Sherman ha voluto sollevare il problema Cina nella guerra in Ucraina. "Entrambe le parti hanno sottolineato il continuo impegno a sollecitare la Repubblica popolare cinese a non eludere o indebolire le sanzioni contro la Russia e a non fornire alcuna forma di sostegno all'aggressione della Russia contro l'Ucraina", ha detto il portavoce del dipartimento di stato.

Accordo in vista oggi sul Dsa - Salvo sorprese, i negoziatori del Parlamento europeo e la presidenza francese del Consiglio dell'Ue oggi dovrebbero raggiungere un accordo sul Digital Services Act (Dsa), il secondo pilastro affianco al Digital Markets Act (Dma) sulla nuova regolamentazione dell'Ue nel settore digitale. Il Dsa dovrebbe costringere i giganti del digitale a sorvegliare le loro piattaforme e a intervenire in modo più rapido sui contenuti illegali. La profilazione degli utenti sulla base del genere, della religione o delle preferenze dovrebbe essere vietata, così come la pratica della pubblicità mirata nei confronti dei minori e le tecniche manipolative. Il testo del compromesso tra i co-legislatori dovrebbe contenere un meccanismo di emergenza per obbligare le piattaforme a svelare le misure che stanno adottando per contrastare la disinformazione o la propaganda. Le grandi piattaforme - con almeno 45 milioni di utenti nell'Ue - dovrebbero applicare immediatamente le nuove regole, mentre quelle medie e piccole dovrebbero beneficiare di un periodo transitorio. Per le società che non rispettano il Dsa è prevista una multa fino al 6 per cento del fatturato annuo. L'accordo sul Dma è già stato raggiunto a marzo, anche se deve essere ancora confermato dalla plenaria del Parlamento europeo e dal Consiglio.

Il Giorno della Marmotta della Brexit - Come nel film "Ricomincio da capo", la Brexit è al suo ennesimo Giorno della Marmotta. Secondo il Financial Times, il governo di Boris Johnson sta preparando una legge per far saltare il Protocollo sull'Irlanda del nord dell'accordo Brexit. La mossa sarebbe motivata dal rischio di una nuova crisi costituzionale in Irlanda del nord dopo le elezioni del 5 maggio, se gli unionisti decideranno di non partecipare con i nazionalisti al governo di Belfast. Se messo in atto, il piano aprirebbe un nuovo conflitto con l'Unione europea.

L'inflazione si impenna al 7,4 per cento a marzo - L'inflazione annuale nella zona euro a marzo è salita al 7,4 per cento rispetto al 5,9 per cento di febbraio, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Nell'Ue a 28 lo scorso mese l'inflazione è stata del 7,8 per cento. Rispetto a febbraio, l'inflazione è aumentata in 25 stati membri. I tassi annuali più alti sono stati registrati in Lituania (15,6 per cento), Estonia (14,8 per cento) e Repubblica ceca (11,9 per cento). Quelli più bassi sono stati registrati a Malta (4,5 per cento), in Francia (5,1 per cento) e in Portogallo (5,5 per cento). L'inflazione in Italia è stata appena al di sotto del tasso della zona euro con il 6,8 per cento.

L'Ue ha esportato 20 miliardi di euro di vaccini contro il Covid-19 - Nel 2021, le esportazioni extra dell'Unione europea di vaccini contro il Covid-19 hanno raggiunto il valore di 20,1 miliardi di euro, contro 7,8 miliardi di importazioni extra, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Le principali destinazioni dei vaccini contro il Covid-19 prodotti nell'Ue sono state Giappone (21 per cento), Regno Unito (14 per cento) e Corea del Sud (5 per cento). Le importazioni di vaccini contro il Covid-19 sono venute da Svizzera (65 per cento) e Stati Uniti (29 per cento). Secondo i dati di Eurostat, il Belgio è la principale potenza europea in termini di esportazioni di vaccini con il 61 per cento del totale, contro il 21 per cento della Germania e l'11 per cento della Spagna.

La fiducia dei consumatori si riprende (poco) in aprile - Secondo la stima flash pubblicata ieri dalla Commissione, ad aprile l'indice della fiducia dei consumatori nell'area euro e nell'Ue a 27 si è leggermente ripreso dopo il pesante tonfo di marzo dovuto alla guerra della Russia contro l'Ucraina. Nell'area euro la ripresa della fiducia dei consumatori è stata di 1,8 punti a quota -16,9, mentre nell'Ue a 27 di 2,0 punti a quota 17,6. In entrambi i casi l'indice rimane ben al di sotto della media di lungo periodo.

 


Accade oggi in Europa

– Banca centrale europea: discorso della presidente Lagarde a un evento organizzato dal Peterson Institute for International Economics a Washington

– Servizio europeo di azione esterna: conferenza stampa del segretario generale, Stefano Sannino, con la vice segretaria di Stato americana, Wendy Sherman

– Parlamento europeo: dibattito “Verso un'Unione per la difesa” con i ministri Di Maio e Guerini, il presidente del Comitato militare dell'Ue Graziano, l'europarlamentare Tajani, il segretario del Pd Letta, la senatrice Emma Bonino organizzato dall'ufficio del Parlamento europeo in Italia

– Eurostat: prima notifica su deficit e debito nel 2021; dati sulla bilancia dei pagamenti a febbraio del 2022