Europa Ore 7

Von der Leyen si muove sullo stato di diritto in Ungheria

La Polonia blocca la tassazione delle multinazionali, il mezzo quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia e il Parlamento europeo alla ricerca di una maggioranza per l'embargo sul gas. Il Ppe per concedere subito lo status di candidato all'Ucraina, von der Leyen e Borrell andranno a Kyiv e la Nato allarmata per l'offensiva nel Donbas

David Carretta

La guerra in Ucraina e l'accoglienza di oltre un milione di rifugiati ha spinto la Commissione a cambiare attitudine nei confronti di Varsavia, mentre con la Budapest di Orbán il conflitto è destinato a esacerbarsi ulteriormente

La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ieri ha annunciato di aver comunicato al governo di Viktor Orbán l'intenzione di attivare il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che permette di bloccare i fondi dell'Ue ai paesi che non rispettano i principi fondamentali. Dopo una serie di rinvii, l'ultimo dei quali per evitare di interferire nelle elezioni legislative di domenica, von der Leyen ha finalmente deciso di agire contro la deriva illiberale di Orbán. Lo scorso autunno l'esecutivo comunitario aveva inviato una lettera informale di richiesta di informazioni a Budapest. “Hanno risposto e abbiamo valutato attentamente la loro risposta. La nostra conclusione è che dobbiamo muoverci verso il prossimo passo”, ha annunciato von der Leyen al Parlamento europeo: il commissario al Bilancio, Johannes Hahn, “ha parlato alle autorità ungheresi e le ha informate che manderemo la lettera di notifica formale per lanciare il meccanismo di condizionalità”. Ma il taglio dei fondi dell'Ue all'Ungheria non è per domani. In realtà, von der Leyen mantiene una posizione ambigua non solo con Budapest, ma anche con Varsavia. Entro pochi giorni o settimane, la Commissione potrebbe sbloccare il piano di ripresa e resilienza della Polonia che vale 36 miliardi di euro e la cui approvazione era stata sospesa per il conflitto sullo stato di diritto.

Sull'Ungheria la stessa von der Leyen ha ricordato che il meccanismo di condizionalità è “una procedura che ha tempi specifici”. La notifica formale dovrebbe essere inviata a Budapest tra un paio di settimane. Poi inizieranno una serie di discussioni e scambi epistolari con il governo Orbán per chiedere chiarimenti e di correggere comportamenti. Serviranno tra i 5 e i 9 mesi di tempo alla Commissione prima di proporre ai governi di tagliare i fondi all'Ungheria. Il meccanismo di condizionalità, inoltre, riguarda solo le violazioni dello stato di diritto che hanno un impatto diretto sul bilancio dell'Ue. L'altra arma a disposizione della Commissione è il piano nazionale di ripresa e resilienza. Come per la Polonia, anche quello dell'Ungheria è bloccato per il conflitto sullo stato di diritto. “Il più grande problema è l'anti-corruzione”, ha spiegato von der Leyen: “Per ora non abbiamo trovato un terreno comune” con il governo Orbán. L'Ungheria ha chiesto 7,2 miliardi di euro di sussidi dal Recovery fund.

Sulla Polonia von der Leyen ha smentito che la sua visita a Varsavia il 9 aprile servirà per l'approvazione del piano nazionale di ripresa e resilienza. La presidente della Commissione si è limitata a dire che prima di un esborso la Polonia dovrà approvare una legge per rispettare tre condizioni: smantellare la camera disciplinare dei giudici, riformare il regime disciplinare e reinstallare i giudici licenziati ingiustamente. “Non ci siamo ancora, siamo vicini, ma non ancora”, ha detto von der Leyen. E' stato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, a rivelare che un accordo potrebbe essere imminente. “Il principale problema in discussione è l'indipendenza della giustizia, le raccomandazioni che la Polonia ha ricevuto nel semestre europeo e l'attuazione delle sentenze della Corte di giustizia dell'Ue”, ha detto Dombrovskis. “Ci sono contatti molto intensi con le autorità polacca. Stiamo facendo buoni progressi. Speriamo di finalizzare il lavoro sul piano molto presto”. Per Dombrovskis, è “difficile dire se sarà già questa settimana”, ma “il lavoro sta avanzando. Speriamo di concludere il lavoro molto presto”. Tra prestiti e sussidi, la Polonia ha chiesto 36 miliardi di euro dal Recovery fund.

La guerra in Ucraina e l'accoglienza di oltre un milione di rifugiati ha spinto la Commissione a cambiare attitudine nei confronti di Varsavia. “Il clima è nettamente migliorato”, ci ha spiegato una fonte dell'Ue. Eppure dentro il Parlamento europeo in molti insistono per la linea dura con la Polonia, che non ha ancora ripudiato le sentenze della sua Corte costituzionale con cui contesta la supremazia del diritto dell'Ue. Con l'Ungheria di Orbán il conflitto è destinato a esacerbarsi ulteriormente. Dopo la sua vittoria, il premier ungherese ha designato “due colpevoli e due nemici: Volodymyr Zelensky e l'Europa”, ci ha detto il presidente del gruppo Renew, Stéphane Séjourné. “Siamo molto preoccupati per il futuro della democrazia in Ungheria”, ci ha spiegato la co-presidente dei Verdi, Ska Keller.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 6 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

La Polonia blocca la tassazione delle multinazionali - A proposito di Recovery fund, all'Ecofin di ieri la Polonia ha usato il suo diritto di veto per bloccare la direttiva che dovrebbe recepire l'accordo all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sulla tassazione minima delle multinazionali. Il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che ha presieduto l'Ecofin, ha mostrato tutta la sua irritazione chiedendo pubblicamente alla segretaria di stato polacca, Magdalena Rzeczkowska, di cambiare posizione, dopo che tutti gli altri stati membri avevano dato il loro assenso al compromesso. Rzeczkowska ha risposto che manteneva la sua opposizione, perché non c'è certezza che i due pilastri dell'accordo all'Ocse entreranno in vigore nello stesso periodo. A meno di una settimana dalle presidenziali, l'accordo all'Ecofin sulla tassazione dei giganti del digitale sarebbe stato utile a Emmanuel Macron per la campagna elettorale. “Non sono convinto dagli argomenti della Polonia. Tutte le critiche della Polonia erano state prese in conto”, ha risposto Le Maire. Il ministro francese non ha voluto rispondere sulle ragioni vere del veto. “Ci sono dei misteri che devono essere chiariti a Varsavia”, ha detto Le Maire. Ma il sospetto è che il veto polacco abbia origine nel mancato via libera della Commissione del piano di Recovery. La conferma arriverà all'Ecofin di maggio, quando la Commissione avrà approvato il piano di Varsavia con i suoi 36 miliardi e la Polonia (con ogni probabilità) toglierà il veto.

Il mezzo quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia - La Commissione ieri ha presentato il quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia, ampliando le misure restrittive ai settori dei trasporti, del commercio e della finanza. Ma, dopo la giornata della grande indignazione per il massacro di Bucha lunedì, il pacchetto è al di sotto delle aspettative. La Commissione ha deciso di togliere il petrolio dai settori sotto embargo, mantenendo unicamente il divieto di importazione sul carbone. Il primo via libera politico dovrebbe arrivare oggi nella riunione degli ambasciatori dei ventisette al Coreper. Sul petrolio, von der Leyen ha annunciato che ci sta lavorando. L'intenzione della Commissione è presentare diverse opzioni: uscita graduale dal greggio russo e uso delle riserve strategiche per limitare l'impatto; dazi sul settore petrolifero; creazione di un conto bloccato dove far convergere le risorse raccolte con una tassa sugli extra profitti realizzati dalla Russia per l'aumento dei prezzi. Il conto bloccato potrebbe servire da base anche per sanzioni nel settore del gas. Sul Foglio spieghiamo che il quinto pacchetto è comunque un quarto di sanzioni: l'esclusione dell'embargo su petrolio e gas, le divisioni tra gli stati membri e le eccezioni previste dalla Commissione dimostrano che i calcoli economici prevalgono su l'indignazione morale.

Il Parlamento europeo alla ricerca di una maggioranza per l'embargo sul gas - Più di 250 parlamentari europei hanno firmato una lettera del gruppo di Renew per chiedere un embargo totale su gas, petrolio e carbone russi. Nel primo elenco pubblicato lunedì sera non c'era nessun italiano (salvo Sandro Gozi, che però è eletto in Francia). Ieri la raccolta di firme è proseguita, ma l'elenco a tarda sera non conteneva alcuna firma italiana. Luis Garicano, all'origine dell'iniziativa con Guy Verhofstadt, ci ha detto di essere convinto di poter trovare una maggioranza a favore dell'embargo sul gas, quando domani il Parlamento voterà una risoluzione sulle sanzioni. La posizione ufficiale dei due grandi gruppi, il Ppe e i Socialisti&Democratici, è un'altra. “Embargo immediato su petrolio, carbone e combustibile nucleare. Embargo sul gas il più presto possibile”, dice un documento adottato all'unanimità dal Ppe. Tra i popolari “alcuni colleghi sono più sulla difensiva e altri più sull'offensiva”, ci ha detto il loro presidente Manfred Weber. Il testo finale è un “compromesso dentro il gruppo” del Ppe. Quanto alla presidente dei S&D, Iratxe Garcia Perez, ha risposto in modo ambiguo: embargo sul gas “quanto prima” (che non vuol dire subito).

Il Ppe per concedere subito lo status di candidato all'Ucraina - Il documento presentato ieri da Weber sulla posizione del Ppe sull'Ucraina include sette punti e molti spunti interessanti. Sulle sanzioni – per esempio – il Ppe chiede l'introduzione di un regime di misure secondarie come quello degli Stati uniti per colpire “tutte le entità che aiuteranno i regimi russo e bielorusso ad aggirare le sanzioni”. Inoltre, le sanzioni dovranno “essere tolte solo quando l'ultimo soldato delle forze di occupazione lascerà il territorio ucraino”. Altro spunto riguarda le armi, con la richiesta del Ppe di fornire più armi difensive e di usare più risorse della European peace facility. Il Ppe ha una posizione forte anche sulla richiesta di adesione avanzata da Volodymyr Zelensky. Secondo Weber, l'Ue dovrebbe “concedere lo status di candidato senza ritardi all'Ucraina. Se Zelensky chiede se valga la pena combattere per entrare nell'Ue, è il momento di rispondere positivamente”. Infine, abbiamo chiesto a Weber se Angela Merkel dovrebbe pentirsi della sua politica sulla Russia. La sua risposta è stata questa: “Non voglio distribuire voti sul passato”.

Von der Leyen e Borrell andranno a Kyiv – Dopo la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, anche Ursula von der Leyen e Josep Borrell hanno deciso di andare a Kyiv per mostrare la loro solidarietà all'Ucraina e incontrare il presidente, Volodymyr Zelensky. La notizia era stata data via Twitter dal premier sloveno, Janez Jansa. Imbarazzato, il portavoce della Commissione aveva inizialmente smentito. Ieri mattina è arrivato l'annuncio del viaggio della presidente e dell'Alto rappresentante, che avverrà prima di un evento sabato in Polonia per raccogliere fondi a favore dei rifugiati ucraini.

L'Ue e gli stati membri espellono 200 diplomatici russi in 48 ore - Dopo Germania e Francia, anche Italia, Spagna, Portogallo, Danimarca, Svezia, Romania e Slovenia ieri hanno annunciato espulsioni in massa di diplomatici russi, accusati di essere spie sotto copertura. Anche l'Ue si è mossa: sono 19 i diplomatici russi accreditati presso l'Ue che sono stati espulsi “in quanto coinvolte in attività non diplomatiche”, ha detto l'Alto rappresentante, Josep Borrell. Secondo alcuni calcoli sono oltre 300 i russi dichiarati “persona non grata” da stati membri dell'Ue dall'inizio della guerra il 24 febbraio. Solo nelle ultime 48 ore, i diplomatici russi espulsi avrebbero raggiunto quota 200. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha denunciato questa decisione come “mancanza di chiaroveggenza che complicherà ulteriormente” le relazioni tra la Russia e l'Ue. Sul Foglio Micol Flammini spiega come funziona l'esercito dei negazionisti di Putin: dalla tv ai funzionari del Cremlino, passando dai diplomatici e dal sindaco fantoccio di Mariupol.

La Nato allarmata per l'offensiva nel Donbas - Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ieri ha avvertito che “siamo in una fase cruciale della guerra”, nel momento in cui la Russia si sta riorganizzando per “prendere il controllo di tutto il Donbas”. Stoltenberg ha spiegato che l'obiettivo di Putin è di realizzare “un ponte terrestre con la Crimea”. I ministri degli Esteri della Nato si incontreranno oggi e domani a Bruxelles. Stoltenberg ha ribadito che l'Alleanza atlantica vuole tenersi lontana dalla guerra in Ucraina. “La Nato ha la responsabilità di sostenere l'Ucraina nella sua lotta contro la Russia ma ha anche quella di evitare che scoppi una guerra piena tra la Nato e Mosca, che è una potenza nucleare., perché in quel caso assisteremo a più orrori e più atrocità”, ha detto il segretario generale. Stoltenberg ha detto di aspettarsi altre scoperte di massacri come Bucha. Sul Foglio Paola Peduzzi spiega che Bucha non è una strage accidentale: è solo l'inizio del metodo Putin che finisce con i progetti criminali e genocidari.

La Commissione aggiorna la direttiva sulle emissioni industriali - La Commissione ieri ha presentato una serie di proposte per aggiornare la direttiva sulle emissioni industriali e cercare di orientare gli investimenti verso un'economia a inquinamento zero e climaticamente neutra entro il 2050. La revisione imporrà nuovi obblighi all'industria a partire dalla seconda metà del decennio e dovrebbe contribuire a offrire certezze sugli investimenti a lungo termine. Le proposte prevedono più autorizzazioni e meno deroghe per gli impianti, più sostegno alle industrie più innovative che vogliono sperimentare tecniche emergenti, sostegno agli investimenti nell'economia circolare e sinergie tra disinquinamento e decarbonizzazione. Inoltre le nuove norme si applicheranno a più impianti, compresi gli allevamenti intensivi su vasta scala nel settore agricolo, l'estrazione di metalli e minerali industriali e la produzione di batterie su larga scala.

La Commissione promette euro-assunzioni più rapide e verdi - La Commissione ieri ha approvato una nuova strategia per le risorse umane per attirare i migliori talenti da tutti gli stati membri e realizzare gli obiettivi sulla neutralità climatica entro il 2030. Sul fronte del personale, la Commissione introdurrà procedure di selezione e assunzione più rapide e flessibili per i candidati esterni e interni, allo scopo di selezionare le persone più talentuose, garantire parità di condizioni per i candidati provenienti da contesti diversi e trattenere i talenti interni. L'esecutivo comunitario intende dialogare con gli stati membri per migliorare l'equilibrio della provenienza geografica del suo personale. Verranno inoltre riorganizzati e rafforzati l'orientamento professionale, il tutoraggio, il coaching e la ricerca di talenti. Sul fronte climatico, la Commissione promette una riduzione delle emissioni delle sue sedi, meno viaggi di lavoro e più teleconferenze, incentivi per l'uso di mezzi di trasporto sostenibili e la sostituzione del parco veicoli convenzionali con auto elettriche.

Per la Corte Ue, la privacy vale anche per i reati gravi - La Corte di giustizia dell'Ue ieri ha confermato che il diritto comunitario osta alla conservazione generalizzata e indifferenziata dei dati relativi al traffico e all'ubicazione nelle comunicazioni elettroniche anche per finalità di lotta ai reagi gravi. Il caso nasce da un ricorso presentato da un condannato all'ergastolo per omicidio in Irlanda, che ha contestato l'ammissione come elementi di prova di dati relativi al traffico e all'ubicazione di chiamate telefoniche. Nella sua sentenza, la Corte ha precisato  le condizioni che permettono agli stati membri di introdurre misure legislative che prevedano la conservazione di dati per la lotta a gravi forme di criminalità e la prevenzione delle minacce gravi alla sicurezza pubblica.

I risparmi delle famiglie tornano ai livelli pre pandemia - Il tasso di risparmio delle famiglie nella zona euro si è attestato al 13,3 per cento nel quarto trimestre del 2021, in calo rispetto al 15 per cento del semestre precedente, avvicinandosi ai valori osservati appena prima della pandemia di Covid-19, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Allo stesso tempo, il tasso di investimento delle famiglie è cresciuto dal 9,6 al 9,9 per cento, il valore più alto dal 2009. Il calo del tasso di risparmio è spiegato da un aumento dello 0,5 per cento dei consumi e da una riduzione del reddito lordo disponibile del 1,4 per cento. I dati non sono particolarmente positivi alla luce del calo della crescita provocato dalla guerra in Ucraina. Lunedì il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, aveva assicurato che i risparmi delle famiglie potevano essere un cuscinetto per far fronte al calo dell'attività.

 


Accade oggi in Europa

– Parlamento europeo: sessione plenaria (dibattiti sul Consiglio europeo del 24 e 25 marzo e la guerra della Russia in Ucraina; la cooperazione e le similarità tra il regime di Putin e i movimenti di estrema destra e separatisti in Europa; la procedura dell'articolo 7 del trattato contro Polonia e Ungheria; le violazione dei diritti di asilo e non respingimento in alcuni stati membri; il meccanismo di valutazione Schengen; la situazione dei diritti umani in Corea del Nord; la situazione dello stato di diritto in Guatemala; la repressione crescente in Russia, incluso il caso Navalny)

– Nato: riunione dei ministri degli Esteri dell'Alleanza atlantica

– Consiglio europeo: il presidente Michel incontra il presidente della Repubblica dell'Azerbaigian, Ilham Aliyev, e il primo ministro della Repubblica d'Armenia, Nikol Pashinyan

– Commissione: la vicepresidente Vestager in visita a Washington (fino a venerdì)

– Commissione: il commissario Gentiloni riceve il direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell'energia, Fatih Birol

– Commissione: la commissaria Simson partecipa al Delphi Economic Forum

– Banca centrale europea: lectio magistralis di Fabio Panella all'Università di Cassino

– Banca centrale europea: Philip Lane partecipa al Delphi Economic Forum

– Consiglio: riunione del Coreper

– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza

– Eurostat: dati sul turismo a gennaio del 2022; dati sui prezzi alla produzione industriale a febbraio del 2022