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Editoriali

Prove di risiko bancario. In Spagna

Redazione

L’opa di Bbva ci ricorda che le banche ricche prima o poi devono fare una mossa 

Doveva essere l’Italia il primo paese a inaugurare il risiko bancario e invece è stata la Spagna. Ieri il Bbva, Banco Bilbao Vizcaya Argentaria, il primo gruppo del paese dopo Santander, ha lanciato un’offerta ostile da 12 miliardi su Banco Sabadell, che è il sesto in termini di dimensioni, dopo che quest’ultimo ha rifiutato la proposta amichevole di una settimana fa. Bbva capitalizza alla Borsa di Madrid 56 miliardi e Sabadell 10 miliardi per cui si tratterebbe di un’acquisizione in piena regola alla quale si è già dichiarato contrario il governo di Pedro Sanchez, uno dei pochi in Europa ad avere imposto alle banche una tassa sugli extra profitti realizzati nel 2023.

Il Banco Bilbao sembra intenzionato ad andare fino in fondo forte del consistente premio offerto agli azionisti di Sabadell, ma non sarà un percorso facile considerato il clima politico avverso – alla vigilia delle  europee – per le preoccupazioni di tagli occupazionali e della riduzione della concorrenza. Si vedrà, intanto l’esperienza spagnola fa capire che il “consolidamento bancario” finalizzato a creare “campioni europei” in grado di competere con i giganti americani si sta rivelando più complicato del previsto. E questo sia a livello domestico che a livello cross border. Proprio la ricca stagione dei profitti ha messo nelle condizioni le banche di medie dimensioni, che normalmente sono "prede", ad avere scarso interesse ad integrarsi con una più grande. Storicamente, almeno in Italia, le fusioni si sono più di frequente realizzate in condizioni di vulnerabilità del settore. Fuori dall’ambito domestico poi, è ancora più complicato. In assenza di un mercato unico dei capitali, è difficile spiegare, per esempio, ai soci di una banca francese, ma anche all’opinione pubblica, perché si debba fondere con una tedesca se questo non porta a una creazione di valore  per entrambe. Così sarà difficile vedere in Italia unioni tra banche, nel breve periodo. Nulla, però, si può escludere, anche perché nelle casse dei player d’Europa ‘'è tanto capitale in eccesso in attesa di essere impiegato.

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