Alexi Rosenfeld/Getty Images 

editoriali

La via stretta di McDonald's in Israele

Redazione

Il fast food sceglie la neutralità, ma ai boicottatori non basta il maquillage

McDonald’s ha deciso di acquistare i 225 ristoranti in franchising in Israele perché la guerra sta danneggiando la sua attività. Il franchising israeliano si chiama Alonyal, occupa cinquemila dipendenti in tutto Israele e ha avuto l’assicurazione da McDonald’s che rimarrà impegnato nel mercato dello stato ebraico e si occuperà di dipendenti e clienti. E’ una decisione rara, McDonald’s non è solito acquistare i ristoranti, ma è finito nel tritacarne ideologico di questa guerra e ha scelto la posizione più comoda della neutralità, il ceo Chris Kempczinski ha detto: “In ogni paese in cui operiamo, compresi quelli musulmani, McDonald’s è orgogliosamente rappresentato da operatori proprietari locali”. La storia è più profonda di così, perché Alonyal aveva deciso di rifornire di pasti, e non di armi e neppure di elmetti, l’esercito israeliano ma le urla di odio che si alzano contro tutto ciò che è vicino allo stato ebraico avevano iniziato a chiedere il boicottaggio del fast food americano.

 

Tanto ha fatto la pressione che McDonald’s ha studiato la posizione che risultasse più comoda, non contro Israele e neppure a favore, ha scelto un equilibrio tale da permettergli di rimanere dentro al mercato dello stato ebraico ma di fare l’occhiolino agli urlatori del boicottaggio. Tuttavia, da questa operazione chi ne esce ferito è sempre Israele, che le piazze urlatrici pronte a difendere Hamas vogliono inavvicinabile e isolato.

 

A McDonald’s non basterà invece questo maquillage perché la battaglia ideologica non gli perdonerà la decisione di rimanere comunque nello stato ebraico. Quando la Russia attaccò l’Ucraina il 24 febbraio del 2022, McDonald’s fu rapido a chiudere i suoi locali nel territorio russo, anche quello storico sulla Piazza Rossa, e venne sostituito da una catena russa che ha avuto l’estro di chiamarsi Vkusno i tochko (buono e basta). In quel caso McDonald’s capì immediatamente cosa fosse giusto fare, anche rinunciando a un mercato come quello russo. Ma quella volta, nessuno urlava ai boicottaggi.