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editoriali

Rispettare gli ebrei per essere tedeschi

Redazione

La proposta della ministra dell'Interno Faeser per ottenere il passaporto: condividere i valori

La Staatsräson, la ragion di stato, spiegata agli stranieri: è questo il fulcro di un regolamento annunciato dalla ministra dell’Interno della Germania, la socialdemocratica Nancy Faeser. A inizio anno il Parlamento tedesco ha votato una legge per accelerare il processo di naturalizzazione degli stranieri prevedendo un allentamento dei requisiti necessari per fare domanda: dagli otto anni di residenza e lavoro (o scuola) in regola si è passati a cinque che scendono a tre in casi di particolare merito e integrazione anche linguistica. E rinunciare alla cittadinanza d’origine non sarà più necessario. Tanti futuri cittadini provengono però da paesi con tradizioni, storie e usi diversi, è necessario che chi punta al passaporto tedesco condivida i valori fondamentali del paese. Fra i quali si ricorda l’uguaglianza fra i sessi e le “razze” (il progetto di togliere la parola razza dalla Costituzione post-bellica è stato bocciato perché faceva troppo cancel culture) ma anche il rispetto per Israele e per gli ebrei, questa la novità annunciata da Faeser. “Chi non condivide i nostri valori non può ottenere un passaporto tedesco”, ha scandito la ministra.

 

Il pogrom dello scorso 7 ottobre  l’ha spinta a inserire proprio la sicurezza dello stato ebraico – da anni definita ragion di stato a Berlino – nel test per la naturalizzazione degli stranieri. Ai quali si chiederà non solo di conoscere la lingua di Goethe ma anche di indicare il nome in tedesco di un luogo di preghiera ebraica, di sapere quando è stato fondato lo stato di Israele e perché la Germania ha una responsabilità speciale nei confronti di Israele. Secondo lo Spiegel, ai candidati potrà anche essere chiesto quali siamo i requisiti per diventare membro dei circa 40 club sportivi ebraici del Makkabi. Basterà un test a sradicare l’antisemitismo di importazione? Probabilmente no. L’iniziativa di Faeser ha però il pregio di fare chiarezza. Nessuno domani potrà dire: io non lo sapevo.

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