I paesi della Ue sono molto più generosi con l'Unrwa rispetto al mondo arabo

Giulio Meotti

L'Agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, coinvolta nel massacro del 7 ottobre, riceve più finanziamenti dai paesi dell'Unione europea che da quelli arabi. Intanto emerge che il leader politico di Hamas avrebbe lavorato come insegnante per l'agenzia Onu

Il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha lavorato come insegnante per l’Agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi (Unrwa), ha rivelato l’ex funzionario dell’agenzia Ahmad Oueidat in un’intervista al canale televisivo londinese al Hiwar. “Haniyeh era un insegnante dell’Unrwa, come Talal Naji, segretario del Fronte per la liberazione della Palestina”, ha detto Oueidat. L’agenzia da mesi è oggetto di critiche dopo che si è scoperto che membri dell’Unrwa hanno preso parte al massacro del 7 ottobre. Israele ha diffuso  dati secondo cui 2.135 dipendenti dell’Unrwa erano membri di Hamas (il 17 per cento della forza lavoro totale a Gaza), di cui almeno 400 erano combattenti attivi. Intanto l’Unrwa va a caccia di fondi e non mancano le sorprese.

 

Il capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ha annunciato la ripresa dei finanziamenti all’agenzia delle Nazioni Unite. La Commissione europea ha stanziato cinquanta milioni di euro. Poco dopo questa decisione, anche Svezia e Canada hanno ripreso gli aiuti. E i paesi occidentali sono più generosi dei paesi arabi con l’Unrwa. 

 

La Germania ieri ha stanziato 45 milioni (nel 2022 il governo federale ha trasferito all’Unrwa  190 milioni di euro). “La Germania continua a pagare  l’odio verso gli ebrei” commenta la Bild. “Milioni di euro delle tasse per l’odio”. Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, è dura con Gerusalemme e di “spaccatura nelle relazioni tedesco-israeliane” parla lo Spiegel. Anche la Spagna, che dura con Israele lo è sempre stata, fino a suoi ministri  che hanno chiesto l’incriminazione del premier Netanyahu, ha annunciato venti milioni  all’Unrwa. 

 

Philippe Lazzarini, capo dell’Agenzia delle Nazioni Unite, è intanto volato nel Golfo, sperando che le ricche monarchie arabe potessero aiutare l’organizzazione già in bancarotta morale e che ora rischia quella economica. Ma lo sforzo si è rivelato per ora più che insufficiente, rivela il Wall Street Journal. Lazzarini ha raccolto 85 milioni di dollari da Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti per il 2024, ben al di sotto dei finanziamenti persi quando gli Stati Uniti e altri paesi hanno interrotto gli aiuti dopo il 7 ottobre. L’anno scorso, i soli Stati Uniti hanno donato all’agenzia 422 milioni di dollari.

 

Il denaro che Lazzarini si è affrettato a mettere insieme finora è sufficiente a coprire le spese dell’Unrwa fino a maggio. L’Arabia Saudita ha promesso appena 40 milioni. Si tratta del più grande contributo dato da un paese all’agenzia da quando è scoppiato lo scandalo. Ma poca cosa rispetto ai 400 milioni  in aiuti umanitari per l’Ucraina annunciati dal regno saudita. Gli Emirati  hanno erogato appena venti milioni di dollari all’Unrwa. Il Qatar ha promesso 25 milioni di dollari per il 2024. Il Kuwait, niente. 

 

Gli Stati Uniti non riprenderanno invece i finanziamenti. Un pacchetto di spesa approvato dal Congresso e convertito in legge da Joe Biden include una disposizione che impedisce all’Unrwa di ricevere fondi almeno fino al marzo 2025. E se Donald Trump sarà eletto presidente a novembre, sembra ancora meno probabile che i finanziamenti riprendano. “Lo storico divieto dei finanziamenti statunitensi all’Unrwa, approvato con uno schiacciante sostegno bipartisan, dimostra ciò che abbiamo sempre saputo: l’Unrwa è parte del problema e non può essere parte della soluzione” ha detto Israele. “L’Unrwa non rimarrà a Gaza dopo la rimozione di Hamas. Migliaia di dipendenti dell’Unrwa sono coinvolti nelle attività terroristiche di Hamas e le loro strutture sono state utilizzate per scopi terroristici. Invitiamo gli altri paesi a seguire gli Stati Uniti e a vietare i finanziamenti a questa organizzazione”. Ma l’Europa, che viene da Venere e non da Marte, sembra pagare ancora una volta pegno al pregiudizio antisraeliano.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.