Joe Biden - foto via Getty Images

Negli Stati Uniti

Così il sostegno di Joe Biden a Israele condiziona le primarie democratiche

Giulio Silvano

Alle primarie in Illinois s’è discusso molto di medio oriente. Nello stato di Barack Obama si erano create due fazioni: chi non mette in dubbio il sostegno a Tel Aviv e chi parla di genocidio a Gaza. Hanno vinto i primi

Il sostegno a Israele dato dall’Amministrazione Biden sta avendo un impatto sulle primarie democratiche in corso in vista di novembre – primarie dall’esito scontato ma in cui ogni volta si valuta quali possano essere i punti critici per la rielezione dell’attuale presidente americano. Questa settimana si è votato in cinque stati americani, anche per scegliere i candidati per il Congresso, e queste sono naturalmente contese molto più seguite e partecipate. E il segnale che è arrivato è che non è detto che sostenere Israele faccia perdere i democratici. Il caso più rivelatore è quello dell’Illinois. Nello stato di Barack Obama si erano create due fazioni tra i democratici che rispecchiano quelle a livello nazionale: da una parte chi non mette in dubbio il sostegno statunitense a Israele, dall’altra chi parla di genocidio a Gaza e della necessità di un cessate il fuoco senza condizioni. Alle primarie di partito hanno vinto i primi.

 

 

Il deputato Danny Davis ha battuto i vari contendenti, tra cui l’attivista Kina Collins, che anche prima del 7 ottobre chiedeva di rivedere le condizioni per gli aiuti a Israele. Il deputato Bill Foster ha vinto contro il giovane avvocato Qasim Rashid che aveva fatto del cessate il fuoco il tema centrale della sua campagna elettorale. I casi sono vari. E queste vittorie diventano ancora più centrali in uno stato come l’Illinois. Chicago è stata la prima città a chiedere ufficialmente un cessate il fuoco, considerato che ospita la più grande comunità palestinese d’America, concentrata nella contea di Cook, dove Davis ha stravinto. Qui il conflitto mediorientale era diventato centrale nei dibattiti pubblici e nelle campagne dei candidati democratici più radicali più che in altre zone del paese. A Chicago si terrà anche, quest’estate, la convention del Partito democratico – alcuni si preparano a eventuali proteste contro Joe Biden proprio sulla questione mediorientale.
 

Un superPac che ha investito su dieci dei candidati vincenti si è congratulato con “il grande numero di sostenitori di Israele”. Il suo presidente, Mark Mellman ha aggiunto: “Da distretti estremamente blu a seggi a rischio che faranno la differenza per la maggioranza democratica, questo gruppo di candidati che abbiamo appoggiato dimostra che essere pro Israele non è solo una politica saggia, ma è anche una politica vincente”. L’Aipac, gruppo bipartisan vicino a Israele, ha commentato: “Questa è stata una sconfitta significativa per la Squad e per la frangia anti israeliana”. La Squad, gruppo dell’ala sinistra dei democratici al Congresso, raccoglie vari deputati – alcuni di origine araba – che chiedono alla Casa Bianca di cambiare il proprio posizionamento rispetto al conflitto mediorientale.
 

Il caso dell’Illinois arriva dopo altri fallimenti da parte di quest’anima del Partito democratico. In uno stato molto progressista come la California, per occupare il posto vacante in Senato ha vinto le primarie Adam Schiff, strenuo sostenitore di Israele, battendo sia la candidata sandersiana Barbara Lee sia l’erede politica di Elizabeth Warren, Katie Porter, entrambe molto più a sinistra di lui. In Michigan, dove risiede una gran parte dei cittadini musulmani americani, il tentativo di lanciare una campagna per votare contro Biden e senza indicazioni di voto – “uncommitted” – non è andata bene come si aspettavano gli organizzatori. Chi ha votato “uncommitted” è risultato essere solo il 13 per cento degli elettori delle primarie, eleggendo 2 delegati contro i 113 che quel giorno si è portato a casa Biden.
 

Questa è la prima volta che il presidente non sembra riuscire a gestire del tutto la divisione all’interno del partito e Donald Trump ha cercato di cavalcare la cosa. Dopo le critiche al premier israeliano Benjamin Netanyahu da parte del leader democratico della maggioranza al Senato, il senatore ebreo Chuck Schumer, Trump martedì ha detto che qualsiasi ebreo che vota democratico “odia la sua religione e Israele e dovrebbe vergognarsi”. Uno scoop di Axios ha rivelato che il Partito repubblicano sta pensando di invitare Netanyahu a parlare al Congresso, ma alcuni candidati trumpiani, come Bernie Moreno, che spera a novembre di diventare senatore dell’Ohio, hanno più volte espresso posizioni isolazioniste in pieno spirito Maga, anche nei confronti degli aiuti a Israele.