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In Germania

Perché Scholz si è infilato, con mezze verità, nel pasticcio dei missili Taurus 

Daniel Mosseri

Il capo del governo tedesco ha più volte ribadito che né la Germania né la Nato devono essere trascinate in un conflitto con la Federazione russa. Tuttavia l’apparato prudenziale messo in piedi dal cancelliere è facilmente smontabile

Berlino. Oaf Scholz ha vinto al Bundestag, che ieri ha largamente respinto la proposta dell’Unione Cdu-Csu di recapitare all’Ucraina i missili Taurus. È la terza volta in pochi mesi che il Parlamento della Germania si allinea ai desiderata del cancelliere socialdemocratico, da sempre contrario a fornire a Kyiv il missile da crociera di fabbricazione tedesco-svedese. Alla vigilia del voto Scholz era stato netto: “È fuori questione per me fornire sistemi di armi di vasta portata che possono essere utilizzati in modo sensato solo se coinvolgessero anche soldati tedeschi. Questa è una linea che io come cancelliere non voglio attraversare”. Il capo del governo tedesco ha più volte ribadito che né la Germania né la Nato devono essere trascinate in un conflitto con la Federazione russa e che “la prudenza non è debolezza ma qualcosa a cui hanno diritto i cittadini di questo paese”.


Peccato, spiega osserva Gustav Gressel, che tutto l’apparato prudenziale messo in piedi da Scholz sia facilmente smontabile. L’analista senior dello European Council for Foreign Relations ricorda che già nella recente conferenza (intercettata dai russi) fra quattro generali tedeschi era emerso che i militari di Kyiv potrebbero essere addestrati all’uso dei Taurus anche al di fuori del territorio ucraino. Più onesto, osserva Gressel, sarebbe stato ammettere che, mentre agli inglesi e ai francesi mancano solo tre anni per testare il successore dei missili da crociera che stanno fornendo all’Ucraina (gli Storm Shadow e gli Scalp), “alla Germania servono ancora 15 anni per testare il successore dei Taurus”. Per questo c’è una minore disponibilità da parte di Berlino a condividere i segreti di un’arma importante con un paese non alleato. Bisognava in sostanza metterci la faccia e dire: non mi fido abbastanza dell’Ucraina. Ma questo è un tipo di comunicazione che ci si può aspettare dallo schietto ministro della Difesa Boris Pistorius, “che per non smentire il cancelliere oggi preferisce non rispondere alle domande sui Taurus”. E meglio ancora, prosegue Gressel, sarebbe stato rendere pubblica l’intesa con i britannici per rifornirli di Taurus mentre questi cedono i loro Storm Shadow ai militari ucraini. “Se avesse fornito queste motivazione, il dibattito sarebbe terminato sul nascere”. 


Scholz ha invece preferito infilarsi in un pasticcio di mezze verità con il risultato paradossale di apparire come un leader che fa il gioco della Russia, ostacolando gli aiuti militari occidentali all’Ucraina. La verità è però un’altra: mentre dichiara al mondo che non darà i Taurus a Kyiv, il cancelliere aiuta inglesi e francesi a fornire i loro missili all’ex Repubblica socialista sovietica, ripetendo lo schema degli “scambi circolari” dei mesi passati: io fornisco un carro armato a te (Slovenia, Grecia, Slovacchia) mentre tu ne dai uno dei tuoi agli ucraini. Non è la prima volta che Scholz inciampa nelle forniture militari all’Ucraina e la ragione resta sempre la politica interna. “A settembre del prossimo anno in Germania si torna a votare”, ricorda Gressel, che accusa il cancelliere di aver giocato allo statista prudente e responsabile cercando allo stesso tempo di dipingere sia il presidente francese Emmanuel Macron sia il leader della Cdu Friedrich Merz come guerrafondai irresponsabili. 


Una scelta dettata dall’evoluzione politica in Germania: i partiti più apertamente filorussi come i sovranisti di AfD o la nuova sinistra nazionalista guidata da Sahra Wagenknecht (l’ex capogruppo della Linke che ha fondato un partito per opporsi alla linea ecologista e pro immigrazione di socialcomunisti) sono premiati nei sondaggi. Al contrario, gli alleati di governo Verdi e Liberali, filoucraini, sono sempre più in affanno. E poi prima ancora che per il Bundestag fra meno di tre mesi si vota per il Parlamento europeo. Ma il pasticcio resta, conclude Gressel, secondo cui “Scholz ha avuto meno fortuna di George Bush, le cui bugie sull’Iraq sono durate più a lungo”.
 

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