Cloni in mandarino

Gli influencer che diffondono propaganda russa sui social cinesi a loro insaputa: è colpa dell'AI

Priscilla Ruggiero

Olga è ucraina e vive negli Stati Uniti, ma su Xiaohongshu, l'Instagram cinese, è russa, vive in Cina e incensa Mosca in un fluentissimo mandarino. I deepfake per influenzare l'opinione pubblica su internet spopolano a Pechino, ed è un problema

Olga Loiek è una ventenne ucraina che studia Scienze cognitive all’Università della Pennsylvania: ha lasciato il suo paese per gli Stati Uniti soltanto sei mesi prima che la Russia iniziasse l’invasione su larga scala dell’Ucraina, e da qualche mese ha aperto un canale YouTube in cui parla di salute mentale. Ma sui social cinesi come Douyin, la versione cinese di TikTok, Bilibili e Xiaohongshu, un social molto simile a Instagram e popolarissimo nella Repubblica popolare cinese, Olga ha scoperto di avere nomi, identità, pensieri diversi, tutti espressi però con la sua faccia e voce, attraverso un clone di se stessa generato dall’intelligenza artificiale. In alcuni video si chiama “Natasha”, ha 31 anni, è russa e vende prodotti russi  in Cina; in altri si chiama “April”, è sempre russa e studia da otto anni in Cina “perché   è la nazione più potente al mondo, amo la Cina”, dice il suo clone in un fluentissimo mandarino.  

 

 

“Qualcuno mi ha clonata in Cina”, è il titolo del video che ha pubblicato su YouTube per raccontare quella che chiama “terribile” esperienza. Alcuni suoi amici le hanno segnalato dei video in cui parla  in mandarino sui social cinesi, “ma la parte più terrificante è arrivata quando ho messo questi video su Google translate: i miei “deepfake” raccontavano storie che suonavano come palese propaganda”. Come nei video di “Natasha imported food”, che con il suo profilo da 140.000 followers – molti di più del suo reale canale YouTube   – racconta quanto ami la Russia,  e “quanto  abbia bisogno di supporto economico”, poi ringrazia Pechino: “La Cina e la Russia sono ottimi vicini, la loro amicizia durerà per sempre”. Loiek dice di avere abbastanza esperienza con la propaganda russa e che la narrazione di quegli account – è arrivata a contarne trentadue, tutti con la sua faccia – è molto simile a quella  troll russi su X, l’ex Twitter. “Sembra che l’obiettivo di questi cloni sia rafforzare ancora di più i rapporti tra i due paesi. Da ucraina questa cosa mi fa ovviamente infuriare. La mia famiglia in Ucraina deve andare a nascondersi nei rifugi antiaerei quando suonano le sirene  e centinaia di migliaia di miei connazionali sono rimasti profughi, feriti o morti a causa dei bombardamenti russi, e ora vedo   un mio clone che sostiene e simpatizza con la Federazione russa”.  

 

L’esperienza di Olga non è l’unica, molte  influencer   vengono clonate dall’intelligenza artificiale sui social cinesi spesso per trasmettere messaggi di propaganda, senza nemmeno esserne a conoscenza,  come Lana Blakely, che dice in mandarino su Xiaohongshu di voler trovare un marito cinese ma non è mai stata in Cina e vive in Svezia. Già l’anno scorso circolavano moltissimi video  in cui alcuni influencer cinesi si fingevano soldati russi al fronte ucraino per raccontare la “verità” sul conflitto sull’internet cinese.     “Viviamo in un’èra in cui l’IA ha semplificato le nostre vite, ma nelle mani di persone con intenti malevoli può diventare una macchina pericolosa in grado di diffondere la propaganda e influenzare l’opinione pubblica”, dice Olga su YouTube. Eppure Pechino avrebbe   riconosciuto per prima il diritto di copyright per alcune immagini generate dall’IA e già da mesi ha iniziato a richiedere la dicitura “generato dall’intelligenza artificiale” sotto ai video “non originali”, ma non sembra stia funzionando.