Il video

La vedova di Alexei Navalny guiderà l'opposizione: "Putin ha ucciso mio marito"

"Continuerò a lottare per il nostro paese. Io non ho paura e voi non dovete avere paura di nulla", dice Yulia Navalnaya. Il testo integrale del discorso, in italiano

Yulia Navalnaya, moglie di Alexey Navaly, ha pubblicato un video nel suo nuovo profilo Twitter in cui parla della morte dell'attivista, deceduto venerdì scorso in circostanze che sono ancora tutte da chiarire. Il testo integrale in italiano. 
 


"Ciao, sono Yulia Navalnaya. Oggi, per la prima volta su questo canale, voglio rivolgermi a voi. Non avrei dovuto esserci io qui. Non avrei dovuto registrare questo video. Dovrebbe esserci un’altra persona al mio posto, ma questa persona è stata uccisa da Vladimir Putin. Tre giorni fa, Vladimir Putin ha ucciso mio marito, Alexei Navalny. Putin ha ucciso il padre dei miei figli, Putin mi ha portato via la cosa più preziosa che avevo, la persona più vicina e più amata. Ma Putin vi  ha anche portato via Navalny.
Da qualche parte in una colonia dell’estremo nord, oltre il Circolo Polare Artico, in un inverno eterno, Putin ha ucciso non solo un uomo, Alexei Navalny. Voleva uccidere le nostre speranze, la nostra libertà, il nostro futuro. Distruggere e annullare la migliore prova che la Russia può essere diversa, che siamo forti, che siamo coraggiosi, che crediamo e combattiamo disperatamente e vogliamo vivere in modo diverso.

 

In tutti questi anni sono stata vicina ad Alexei: elezioni, comizi, arresti domiciliari, perquisizioni, detenzioni, carceri, avvelenamenti, altre manifestazioni, arresti e di nuovo il  carcere. Ecco il nostro ultimo incontro con lui a metà febbraio 2022, la nostra ultima foto. Tra due anni esatti, Putin lo ucciderà. In tutti questi anni sono stata  vicina ad Alexei. Ero felice di essere lì per lui e di sostenerlo. Ma oggi voglio stare con voi, perché so che avete perso tanto quanto me. Alexei  è morto nella colonia dopo tre anni di tormenti e torture. Non si è seduto e basta, come fanno gli altri. E’ stato torturato, tenuto in una cella di punizione, in una scatola di cemento. Pensate: questa è una stanza di sei o sette metri quadrati, in cui non c’è niente, uno sgabello, un lavandino, un buco nel pavimento al posto del gabinetto e un letto che è fissato al muro in modo che non ci si possa sdraiare sopra. Una tazza, un libro, uno solo, e lo spazzolino da denti, non aveva nient’altro. Centinaia di giorni.

 

E’ stato vittima di bullismo, tagliato fuori dal mondo, non gli è stata data carta e penna per scrivere una lettera a me o ai nostri figli. Era affamato. Tre anni di carestia. E non solo non si è arreso, ma ci ha sostenuto tutto il tempo: ci ha tirato su di morale, ci ha fatti ridere con i suoi scherzi, ci ha ispirato. Nemmeno per una frazione di secondo ha dubitato di ciò per cui stava combattendo e di ciò per cui stava soffrendo. Mio marito era indistruttibile, ed è proprio per questo che Putin lo ha ucciso. Vergognoso, vigliacco, non ha nemmeno avuto il coraggio di  guardarlo negli occhi o semplicemente pronunciare il suo nome. E altrettanto meschini e codardi, ora nascondono il suo corpo, non lo mostrano a sua madre, non lo restituiscono, e mentono senza dignità, aspettando che le tracce dell’ennesimo Novichok di Putin scompaiano.

 

Sappiamo perché Putin ha ucciso Alexei tre giorni fa. Ve ne parleremo presto. Scopriremo sicuramente ed esattamente  chi ha compiuto  questo crimine e come. Faremo i nomi e mostreremo i loro volti.  Tutti ora pensano: beh, dove possiamo trovare queste forze? Come continuare a vivere? E’ da lì che trarremo la nostra forza: nel suo ricordo, nelle sue idee, nei suoi pensieri. Nella sua fede inesauribile in noi. Questo è quello che cercherò di fare.

 

Uccidendo Alexei, Putin ha ucciso metà di me, metà del mio cuore e metà della mia anima. Ma ho ancora l’altra metà, e mi dice che non ho il diritto di arrendermi. Continuerò il lavoro di Alexei Navalny: continuerò a lottare per il nostro paese, e vi chiedo di stare al mio fianco. Per condividere non solo il lutto e il dolore infinito che ci ha avvolto e non ci lascia andare. Vi chiedo di condividere la mia rabbia. Rabbia, rabbia, odio per chi ha osato uccidere il nostro futuro. Mi rivolgo a voi con le parole di Alexei, nelle quali credo molto: non è una vergogna fare poco, ma è una vergogna non fare nulla. E’ un peccato lasciarsi intimidire.

 

Dobbiamo cogliere ogni opportunità per lottare contro la guerra, contro la corruzione, contro l’ingiustizia. Lottare per elezioni eque e per la libertà di parola. Lottare per riconquistare il nostro paese. La Russia – libera, pacifica, felice – la bella Russia del futuro che mio marito sognava tanto. Questo è ciò di cui abbiamo bisogno. Voglio vivere in una Russia così. Voglio che Alexei e i miei figli vivano lì. Voglio costruirla insieme a voi, esattamente come l’ha immaginata Alexei Navalny: piena di dignità, giustizia e amore. Questo è l’unico modo, e nient’altro. L’inimmaginabile sacrificio che ha fatto potrebbe non essere vano. Combattete e non mollate. Io non ho paura, non dovete averne di niente anche voi".

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