Geert Wilders (Carl Court/Getty Images) 

Wilders s'ammorbidisce e manda in tilt il centrodestra olandese

Francesco Gottardi

Il leader del Pvv ritira i tre progetti di legge anti islam che gli erano valsi l’etichetta di “minaccia allo stato di diritto”. Un segnale per tutto il fronte conservatore nel pieno delle trattative per il nuovo esecutivo. Ma restano importanti scetticismi da superare

Geert Wilders ha capito che senza una profonda pulizia del proprio programma avrebbe corso il rischio di dilapidare il successo elettorale ottenuto a novembre, fino a mancare l’incarico da primo ministro dei Paesi bassi. Così, nelle scorse settimane, ha scritto una lettera al presidente della Camera dei rappresentanti: il suo partito, il Pvv di destra estrema, ritira formalmente i tre  progetti di legge anti islam che gli erano valsi l’etichetta di “minaccia allo stato di diritto” da parte delle altre forze politiche – compresi i potenziali partner di coalizione che sono indispensabili per formare un governo. Si tratta di: vietare l’educazione musulmana, la frequentazione delle moschee, il velo non integrale negli edifici governativi, la stampa e la distribuzione del Corano – pena cinque anni di detenzione; privare del diritto di voto i cittadini con doppia nazionalità extra Unione europea; attuare il carcere preventivo per i sospettati di jihadismo. Subito dopo la vittoria, Wilders aveva detto che “queste tematiche non rientrano più fra le priorità di governo”. Ora dà un primo segnale concreto, ma nei partiti del centrodestra che sono al centro dei negoziati di governo permane la cautela.

    
Le mozioni in questione sono sul tavolo da anni, ma il capo del Pvv è ben conscio che non vedranno mai la luce – sia per questioni di maggioranza sia di incompatibilità costituzionale. Dunque tanto valeva deporle e dare un segnale a tutto il fronte conservatore, nel pieno delle trattative per il nuovo esecutivo e alla vigilia del ritiro strategico a Hilversum – dove i quattro partiti in ballo hanno ripreso i colloqui. Nei Paesi bassi funziona così: quando c’è aria di stallo e la fumata bianca tarda ad arrivare, il futuro del paese si decide tra i saloni vittoriani di un cottage immerso nel verde (De Zwaluwenberg). Era successo anche per la formazione degli ultimi governi di Mark Rutte. E Wilders ha voluto presentarsi all’appuntamento con l’aura dell’inappuntabilità: il suo l’ha fatto, se non si troverà un accordo sarà colpa degli altri e a mali estremi si faranno i conti alle urne – nei sondaggi più recenti il Pvv ormai doppia chiunque.

  
Gli altri – tranne la leader del Movimento dei contadini-cittadini (Bbb), Caroline van der Plas, che con gioviale ingenuità considera le aperture di Wilders “un bel passo in avanti” – si ritrovano in imbarazzo. La stampa nazionale spiega che i primi incontri del 2024 si sono svolti “in una buona atmosfera”, con le parti ancora disponibili a una specie di quadrumvirato. Ma restano importanti scetticismi da superare. In particolare da parte di Pieter Omtzigt che non è soddisfatto degli sforzi di Wilders in termini di diritti fondamentali: il numero uno del Nuovo contratto sociale appare poco incline a collaborare col Pvv, anche se dal giorno del voto ha sempre mantenuto un profilo sibillino. Mentre Dilan Yesilgöz, riferisce il Telegraaf, per la prima volta sembra aprire a un ruolo attivo nel nuovo governo per il suo Vvd – che finora non osava oltrepassare la linea dell’appoggio esterno. In questi giorni è sorta un’ulteriore complicazione: il Movimento dei contadini-cittadini ha enormi lacune di economia e finanza. L’imbarazzo è piombato sul tavolo dei negoziati, mentre van der Plas e i suoi rivendicavano l’idea della “birra gratis per tutti”. È una grana in più anche per Wilders, che conterebbe sull’affidabilità del Bbb come alleato sovranista.


Secondo Ronald Plasterk, lo scout super partes in quota PvdA, “tra i quattro partiti persiste comunque un terreno comune sulle politiche migratorie”. Eppure si rischia di scivolare perfino qui: il Vvd al Senato ha appena deciso di sostenere una legge che garantisce ai richiedenti asilo un’equa distribuzione sul territorio olandese. E a cui Wilders è fortemente contrario: “Ora abbiamo un grosso problema da risolvere”, ha ammesso. Nonostante tutto le trattative proseguono, da Hilversum alla Tweede kamer dell’Aia. Dove si attende presto un riscontro definitivo: Plasterk dovrà informare il Parlamento sull’esito della fase esplorativa entro l’inizio di febbraio. Ha messo il centrodestra nelle condizioni migliori di dialogare. Ha già fatto capire che ogni ulteriore ritardo sarebbe “un inequivocabile segnale di insufficiente alchimia governativa”. In entrambi i casi, Wilders avrebbe poco da perdere. Gli altri poco da guadagnare: va solo scelto il male minore.
 

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