Gabriel Boric - LaPresse 

Il voto

In Cile vince la “Costituzione di Pinochet”

Maurizio Stefanini

Alla fine dopo quattro anni e tre referendum, i cileni hanno preferito tenersi la vecchia carta costituzionale. Intanto, tira un sospito di sollievo il presidente della sinistra radicale Gabriele Boric, dopo il tentativo di trasformare il voto di domenica in un referendum su di lui da parte della nuova destra

“È come un uomo che corteggia tante donne per poi alla fine decidere di restare con la compagna di tutta la vita, che alla fine non era tanto male”. Autore del libro-manifesto dell’opposizione a Pinochet nel referendum del 1988 e poi collaboratore del presidente della transizione alla democrazia Patricio Aylwin, così il sociologo Eugenio Tironi commenta il voto con cui domenica (con il 55 per cento di No) i cileni hanno bocciato una proposta di Costituzione giudicata talmente a destra che la stessa sinistra ha preferito tenersi il testo vigente (voluto da Pinochet, ma poi abbondatemente emendato dal Cile democratico).  

È un po’ meno del 62 per cento con cui il 4 settembre del 2022 lo stesso elettorato aveva bocciato una precedente proposta di Costituzione perché ,  invece, troppo  di sinistra. Solo due anni prima, il 25 ottobre 2020,  il 78 per cento dei cileni aveva detto di volere una nuova Costituzione. Segno evidente di un entusiasmo che è andato via via svanendo. Il presidente della sinistra radicale, Gabriel Boric, prima del voto aveva detto che “al di là del risultato, il plebiscito rafforza  la nostra democrazia”. Ma adesso tira quasi un sospiro di sollievo, dopo il tentativo di trasformare questo voto  anche in un referendum su di lui da parte della nuova destra vincitrice alle elezioni per il Consiglio costituzionale.  “Il processo per cambiare la Costituzione era destinato a trarre speranza, ma alla fine ha generato frustrazione”, ammette Boric. “Il paese si è polarizzato, si è diviso, il processo costituente non è riuscito a canalizzare le speranze di una nuova Costituzione redatta da tutti”. Il ciclo politico aperto nel 2019 con le rivolte che dovevano sradicare il “neoliberismo”, incarnato dal testo vigente, ha prodotto sbandate estremiste prima a sinistra e poi a destra. Alla fine, dopo quattro anni e tre referendum, i cileni hanno preferito tenersi la vecchia “Costituzione di Pinochet”. “Durante il nostro mandato il processo costituzionale si chiude, le urgenze sono altre”, è la pietra tombale di Boric.

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