Foto di Marcelo Hernandez/Getty Images 

In Cile la “Costituzione di Pinochet” rischia di vincere il secondo plebiscito in due anni

Maurizio Stefanini

Domenica il referendum chiude un ciclo politico iniziato con le violente proteste della sinistra del 2019 che chiedeva la fine del sistema “neoliberale” e il cambiamento della Carta. A distanza di quattro anni, paradossalmente, la sinistra si trova a difenderla come male minore

Domenica in Cile si tiene un referendum che probabilmente porterà alla bocciatura del progetto di nuova Costituzione elaborato dal Consiglio Costituzionale che è stato eletto il 7 giugno e ha funzionato fino al 7 novembre. Gli ultimi sondaggi danno infatti proporzioni di No tra il 46 e il 54 per cento contro un 28-38 di Sì  e un 15-19 di indecisi. Sarebbe un risultato paradossale, perché così si chiuderebbe un ciclo politico iniziato con le forti e violente proteste della sinistra del 2019 che chiedeva la fine del sistema “neoliberale”. Lo sbocco politico di quella protesta era diventato il cambiamento della “Costituzione di Pinochet”: ora, a distanza di quattro anni, paradossalmente, la sinistra si trova a difendere quella stessa costituzione come male minore.

 

Il 25 ottobre 2020 in un referendum 78,28 per cento dei cileni aveva infatti detto di volere una nuova Costituzione, e il 78,99 con una Assemblea Costituente. Questa era stata eletta il 15 e 16 maggio 2021, esprimendo la stessa maggioranza di sinistra radicale che il 21 novembre e 19 dicembre successivi ha portato alla presidenza Gabriel Boric, con il 55,87 per cento dei voti al ballottaggio. La nuova Costituzione così redatta ha è stata però bocciata al referendum del 4 settembre 2022 con una maggioranza schiacciante: 61,87 per cento di No. Un po’ perché era troppo a sinistra, in particolare per il riferimenti allo stato “plurinazionale”; un po’ perché come in altri paesi dell’America Latina in Cile l’elettorato si sposta rapidamente a favore delle opposizioni. A quel punto si è fatto un secondo tentativo eleggendo un Consiglio Costituzionale più ristretto, dove la destra radicale ha preso la maggioranza e, insieme alla destra tradizionale, ha superato i quorum  dei 3/5 per emendare in autonomia il testo. “La nuova Costituzione ha il potenziale per diventare uno strumento fondamentale per far uscire il paese dalla stagnazione, dall’insicurezza e dall’instabilità politica e sociale”, ha detto la presidente del Consiglio Beatriz Hevia. Composta da 17 capitoli e 216 articoli, ha ottenuto voti favorevoli dal Partito repubblicano (22) e dalla coalizione Cile Vamos (11), ma i voti contrari dai 17 consiglieri della sinistra, che la definiscono “partigiana”. 

 
Tra gli articoli più controversi ci sono “il diritto alla vita del nascituro” –  una norma che la coalizione di governo teme possa entrare in conflitto con l’applicazione della legge che consente l’aborto; l’espulsione immediata dei migranti non autorizzati; l’esenzione fiscale per la prima casa, a vantaggio dei redditi più alti. Un altro articolo stabilisce che i condannati a pene detentive possono chiedere al tribunale competente di sostituire la pena “con l’isolamento domiciliare” nei casi di malattia terminale. La sinistra cilena afferma che l’articolo favorirà i detenuti per violazioni dei diritti umani durante la dittatura dal 1973 al 1990. Per quanto riguarda i popoli indigeni, che l’attuale Costituzione non menziona, la nuova li riconosce come parte della nazione cilena e aggiunge che lo stato promuoverà i loro diritti individuali e collettivi. Rivalutando  i vari emendamenti che ha ricevuto sotto la presidenza del socialista Ricardo Lagos, ora la sinistra  preferisce la “Costituzione di Pinochet” al nuovo testo. Boric ha già detto che se arriva una nuova bocciatura non ci sarà nessun nuovo processo costituzionale. Si chiude qui, almeno per il momento. La speranza della sinistra è quella di tenersi la vecchia costituzione “neoliberale” con la speranza di poter riaprire il capitolo in un futuro indefinito

   
A testimonianza della atmosfera di fine di un ciclo, quasi non c’è traccia di campagna per il referendum nelle strade. Alcuni comizi tenuti giovedì, ultima giornata di campagna elettorale, sia nella capitale Santiago sia in altre città, non hanno raccolto più di qualche decina di partecipanti.

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