l'intesa

Il patto di Difesa tra Italia, Regno Unito e Giappone diventa strategico anche per noi

Giulia Pompili

La firma a Tokyo del trattato che unisce i tre paesi nel Global Combat Air Programme è importante ed è molto più che un accordo economico 

Oggi a Tokyo c’è stata la firma più importante: quella del trattato che mette insieme Italia, Giappone e Regno Unito nel Global Combat Air Programme (Gcap) e che istituisce il suo braccio operativo, cioè l’Organizzazione governativa internazionale (Gigo). L’alleanza fra i tre paesi, inedita nel suo genere, diventa quindi ufficiale dopo 12 mesi di riunioni ministeriali, e servirà a costruire un caccia di sesta generazione entro il 2035. 

Guido Crosetto era ministro della Difesa da un paio di mesi quando, nel dicembre dello scorso anno, era stato annunciato l’accordo. Ma a rilanciare il Gcap erano stati soprattutto il primo ministro inglese Rishi Sunak e il suo omologo giapponese Fumio Kishida, che poco dopo si erano incontrati a Londra e avevano riaffermato la necessità di una cooperazione sulla Difesa più profonda e articolata viste le minacce poste da paesi come Russia e Cina. Tra i due la strategia comunicativa era stata simile a quella mostrata dopo la costituzione di Aukus, il patto di sicurezza trilaterale tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti iniziato con la condivisione della tecnologia dei sottomarini nucleari. L’Italia era un po’ distante da questa idea. Anche sui giornali italiani, l’ambizioso patto fra Roma, Londra e Tokyo per costruire “il caccia del futuro” era stato definito più come un’occasione economica che come una visione strategica sul lungo periodo. Ma un programma di condivisione di tecnologie e integrazione della Difesa è molto più che un accordo economico.

 

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, incontrando Kishida il 2 dicembre scorso a margine della COP28 ha parlato per la prima volta della “valenza strategica del Programma aeronautico Gcap”, e così ieri Crosetto, da Tokyo, ha detto che “la nostra partnership è un messaggio per il resto del mondo. Viviamo in un’epoca molto complessa che è caratterizzata dalla presenza di attori aggressivi sul palcoscenico”. Nella ripartizione decisa ieri, il Gigo avrà sede nel Regno Unito, mentre il primo direttore generale sarà giapponese. Per quanto riguarda l’Italia, a breve sarà il momento di proporre il nome per il primo ad della joint venture industriale, sul quale non circola, per il momento, nessun pettegolezzo. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.