“Distruggendo gli islamisti, Israele fa un favore al mondo civilizzato”. Parla Efraim Inbar

Giulio Meotti

“Hamas è molto popolare fra i palestinesi”, dice il professore della Bar Ilan University, presidente del Jerusalem Institute for Strategy and Security. "Il day after a Gaza non è molto realistico. Israele non rimarrà nella Striscia e neanche l’Autorità Palestinese sa cosa fare"

“Stiamo avanzando a Gaza, eliminiamo terroristi su terroristi, ma siamo preoccupati per gli ostaggi e non ci sono scambi sul tavolo. Abbiamo poche settimane davanti”. Parlando al Foglio, Efraim Inbar, professore emerito alla Bar Ilan University, presidente del Jerusalem Institute for Strategy and Security e già consigliere di Benjamin Netanyahu, prova a fare il punto della guerra a Gaza. “Hamas è molto popolare fra i palestinesi e gli americani hanno un problema perché vogliono la soluzione due stati. Il day after a Gaza non è molto realistico, neanche l’Autorità Palestinese sa cosa fare e questo ci darà più tempo. Neanche gli egiziani vogliono la Striscia. Chi vuole gestire una popolazione pro Hamas e a favore dei Fratelli Musulmani? E Israele non rimarrà nella Striscia dopo aver distrutto Hamas. Niente di buono quindi verrà da Gaza dopo Hamas”.
   
Nella Striscia, cambierà la sicurezza. “Ci sarà sicuramente una buffer zone per i kibbutz attaccati e al sud al confine con l’Egitto per prevenire l’ingresso di armi” prosegue al Foglio Inbar. “Gli egiziani non sono stati in grado di fermare l’infiltrazione di missili. Dopo sedici anni di continui attacchi contro la popolazione israeliana, durante i quali Israele ha cercato di contenere Hamas e di scoraggiarla, la presenza di un’entità terroristica lungo il suo confine non è più tollerabile”. 

   
Veniamo agli ostaggi. “Più tempo passano a Gaza più pericoli ci sono: tortura, fame e le possibilità che sopravvivono si riducono. Hamas non vuole negoziare. Sanno che non possono ottenere un cessate il fuoco definitivo e gli ostaggi sono la loro assicurazione. Hamas vuole fermare la guerra e sopravvivere. Gaza è la loro base territoriale per combattere Israele. Hamas è uno strumento a disposizione dell’Iran – sostenuto da Russia e Cina – per spingere gli Stati Uniti fuori dal medio oriente. L’Iran vuole la fine di Israele, non solo a causa del fervore religioso, ma anche perché riconosce che è l’unico stato nella regione che può impedire l’egemonia iraniana”. 

  
Il 7 ottobre è crollata l’intera infrastruttura di sicurezza israeliana. “Il 7 ottobre è il risultato della compiacenza, mancanza di immaginazione e non aver capito che Hamas non era stato contenuto” ci dice Inbar. “Davamo loro i soldi dal Qatar, permessi di lavoro etc, pensavamo che Hamas fosse una forza di governo e non solo una organizzazione terroristica. Non gli interessa la popolazione di Gaza. Un fallimento concettuale. La West Bank ha una importanza diversa per la sicurezza d’Israele e la lezione del 7 ottobre è di continuare a governare i territori per prevenire un altro pogrom. Hamas rappresenta un’ideologia islamica radicale che si oppone totalmente alla civiltà occidentale e nega il diritto all’esistenza di uno stato ebraico. Sfortunatamente, questa ideologia ha molti aderenti nel mondo musulmano. Inoltre, Hamas ha creato asili nido, scuole, servizi sociali e moschee, assicurandosi così un saldo radicamento nella società palestinese. I suoi messaggi sono popolari e giungono alle orecchie palestinesi. Nelle elezioni del 2005 (le ultime e uniche) Hamas ottenne la maggioranza nel parlamento palestinese. Tra i palestinesi, un recente sondaggio del settembre 2023 ha mostrato che il candidato di Hamas ha un indice di sostegno del 60 per cento nei territori palestinesi. Tutto ciò che Israele può fare è eliminare le risorse militari accumulate da Hamas per lasciarlo innocuo per il momento. Ciò significa che anche dopo la distruzione delle capacità militari di Hamas, le cellule dormienti appartenenti al movimento islamico mireranno a riprendere il controllo di Gaza e a continuare la campagna terroristica contro Israele che è la sua ragion d’essere. La lotta contro qualsiasi presenza occidentale continuerà indefinitamente”.

   
Inbar non si fa illusioni sull’Europa. “Avete governi antisemiti che hanno perso la propria bussola morale, di fatto sostengono Hamas a continuare a governare su Gaza. Continueremo a combattere per la nostra sopravvivenza. Anni fa ero ad Atene a fare una conferenza, mi chiesero perché continuare combattere, quanti anni ancora, ecco cosa risposi: ‘Cento anni, come voi contro i turchi’. Il conflitto è davanti a noi. Israele, uno stato ebraico circondato da entità musulmane ostili, non può sopravvivere a meno che non sia militarmente forte e i suoi vicini non comprendano che un attacco contro di esso sarebbe molto costoso. Questa è l’essenza della deterrenza. Alla fine Israele prevarrà e, così facendo, farà anche un grande favore al mondo civilizzato”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.