Il ballottaggio di domenica

Si vota in Argentina: è sfida tra Milei e Massa. L'ultimo comizio e l'appoggio dei politici

Maurizio Stefanini

Su 28 sondaggi che sono stati fatti dopo il primo turno, 19 danno vincente il primo. Ma già in passato non erano stati precisi. L'euforia del leader de La Libertad avanza nell'ultimo discorso di campagna elettorale

“Córdoba ci darà la vittoria”. “Prendiamo coraggio, prendiamoci il rischio e andiamo per la gloria”, “I voti ci sono e li sconfiggeremo questa domenica”. E, sul finale del suo ultimo comizio prima del voto in Argentina, un Javier Milei chiaramente euforico ha ripetuto per tre volte: “Viva la libertad carajo!” – “Viva la libertà cazzo” è la traduzione più fedele – e infine di nuovo “vamos por la gloria”, davanti ad almeno 15.000 persone   che a loro volta scandivano “Massa, basura, vos sos la dictadura”, “Massa, immondizia, sei tu la dittatura”, riferito al candidato Sergio Massa.  Ha raggiunto perfino toni da Don Camillo: “Nel buio dell’urna, ci saranno due schede. Una con le stesse facce di 30 anni fa e l’altra con la libertà. La paura paralizza, non fatevi vincere dalla paura”. Rispetto al comizio   dimesso di Sergio Massa tra gli alunni di una scuola pubblica di Buenos Aires, il comizio del leader di La Libertad Avanza è stato percepito dalla stampa come un fine campagna col botto nella seconda città dell’Argentina. Una evidente ripresa di fiducia, dopo una settimana non particolarmente felice.

 

L’ultimo dibattito in tv di domenica scorsa, in particolare, era stato chiaramente una vittoria per Massa, il quale ha potuto facilmente mostrare la sua maggior competenza di uomo di governo rispetto a un avversario chiaramente inesperto e outsider. E l’elogio che Milei  ha fatto di Margaret Thatcher ha provocato la dura protesta dei reduci delle Falkland. Le reiterate accuse di Milei su possibili brogli hanno attirato l’attenzione del New York Times, che lo ha paragonato alla strategia di Trump e Bolsonaro per mettere le mani avanti prima del voto – anche se in realtà c’è l’importante differenza che l’ex presidente americano e l’ex presidente brasiliano erano al governo. Sempre a livello internazionale, sono rimbalzati i cori anti Milei dell’ultimo concerto argentino di Taylor Swift. E l’indiscrezione che il Papa potrebbe annullare il suo viaggio in Argentina se alla Casa Rosada andasse Milei, con cui si è scambiato accuse di “clown” versus “comunista”. C'è poi un appello a favore di Massa di economisti di tutto il mondo, compresi Thomas Piketty e Marianna Mazzucato, con l’avvertenza che le ricette di Milei sfascerebbero tutto, a partire dalla dollarizzazione e dall’abolizione della Banca Centrale – anche se ormai Milei sta annacquando molto. “Di che rischio mi parlano, di che salto nel vuoto se stiamo andando all’inferno?”, ha risposto appunto Milei nel suo ultimo comizio citando un 45 per cento di poveri, un 10 per cento di indigenti e una inflazione che veleggia verso il 300 per cento. Certo, pure Massa che da ministro dell’Economia candidato alla presidenza fa una riforma fiscale che toglie ogni imposta diretta al 98 per cento dei lavoratori dipendenti non è che sia proprio il massimo del rigore.

 

Proprio subito prima di ricevere la fiducia da primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha espresso il suo appoggio a Massa al ballottaggio di domenica in Argentina. “Rappresenta la tolleranza e il dialogo”. Si aggiunge agli appoggi di Lula, Pepe Mujica, José Luis Rodríguez Zapatero, Michelle Bachelet e Rigoberta Menchú. Ma in particolare Lula che ha dichiarato di avvertire un “pericolo per la democrazia” dopo aver detto che Maduro “è vittima di una narrazione” è piuttosto imbarazzante. Un manifesto per Milei è stato invece sottoscritto da Mario Vargas Llosa, dall'ex primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e dagli ex presidenti argentino Mauricio Macri, messicani Felipe Calderón e Vicente Fox, colombiani Iván Duque e Andrés Pastrana, cileno Sebastián Piñera e boliviano Jorge Quiroga. Macri lo ha pure accompagnato nel suo ultimo comizio, come Patricia Bullrich: la candidata della sua coalizione Juntos por el Cambio, arrivata terza al primo turno. In campagna Milei le aveva dato della terrorista e lei lo aveva querelato. Juntos con questa scelta si è spaccata, perché le sue componenti più a sinistra della Unión Civica Radical e della Coalicción Civica hanno detto non appoggeranno Milei, anche se hanno deciso di non appoggiare neanche Massa. Córdoba è però una roccaforte storica radicale, e il bagno di folla di Milei potrebbe essere indicativo.

 

Su 28 sondaggi che sono stati fatti dopo il primo turno, 19 danno vincente Milei. Degli ultimi due, fatti dopo l’ultimo dibattito, uno dà in testa Milei 52,2 contro 47,8; l’altro Massa, 48,7 contro 47,9. Va ricordato che i sondaggi per le primarie hanno sottovalutato Milei e quelli per il primo turno Massa.