alle urne

Il voto di domenica in Argentina. Milei invita ad andare alle urne, motosega alla mano

Maurizio Stefanini

Quasi tutti i sondaggi di ottobre danno qualificato "el Loco". Tutto quello che c'è da sapere sulle "elezioni più importanti degli ultimi cento anni"

“Quelle di domenica saranno le elezioni più importanti degli ultimi cento anni” ha detto Javier Milei nell'ultimo comizio prima del voto. “Dobbiamo riabbracciare le idee della Costituzione di Alberdi”: Juan Bautista Alberdi, il pensatore liberale autore della Costituzione argentina del 1853. “Dobbiamo tornare al 1860, quando da paese di barbari siamo diventati in 35 anni la prima potenza mondiale”, ha detto  "el loco", invitando gli argentini a “non restare a casa, andare a votare”, davanti a una folla piena di entusiasti che brandivano motoseghe. Il gesto, simbolico della volontà di tagliare la spesa pubblica, è diventato simbolo della sua campagna elettorale.

 

Candidato ispirato al movimeno libertarian americano – ma con vari adattamenti tra cui quello che tenta di ancorarlo al liberalismo argentino ottocentesco – Milei ha attirato l'attenzione dei media internazionali dopo aver vinto a sorpresa le primarie obbligatorie del 13 agosto, con il 29.86 per cento dei voti. E a quel punto gli stessi media si sono anche accorti di tutta una serie di provocazioni che già ne avevano fatto un personaggio in Argentina, e di cui la motosega non è che l'ultima. Non solo: anche economisti e organizzazioni internazionali hanno iniziato a interrogarsi sui possibili effetti di alcune sue proposte choc, dalla dollarizzazione dell'economia all'abolizione della Banca centrale.

 

Sergio Massa era arrivato secondo  con il 21,43 per cento dei voti: ministro dell'Economia e candidato per la coalizione di governo peronista e di sinistra, anche se in effetti al suo interno la componente della vicepresidente ed ex presidente Cristina Kircher appare sempre più disimpegnata. Però lui e l'altro candidato della Unión por la Patria avevano preso assieme il 27,82, contro il 28 della somma dei due candidati di Juntos por el Cambio del centro-destra tradizionale dell'ex presidente Mauricio Macri, già definito “il Berlusconi argentino”. Scarto minimo, che rende apertissima la corsa a qualificarsi per il ballottaggio.

 

In effetti, tutti e 14 i sondaggi fatti a ottobre danno Milei qualificato, e 11 al primo posto, con percentuali comprese tra il 26,2 e il 35,2. 13 danno come altro sfidante Massa, e tre in testa, con percentuali tra il 24,7 e il 32,3. Uno prevede un secondo turno tra Milei e la candidata di Juntos Patricia Bullrich, che sta il 21,8 e il 28,9. Ma uno dei sondaggi con Milei al secondo posto lo dà appena di due decimi di punto sopra la Bullrich, e un altro paio di sondaggi con secondo Massa gli danno vantaggi sulla stessa Bullrich che tra lo 0,7 e l'1,2 possono considerarsi di pareggio tecnico.  Una incertezza che risalta ancora di più se si pensa che al secondo turno del 19 novembre l'elettorato di Milei e quello di Patricia Bullrich dovrebbe unirsi in un plebiscito contro Massa. Il ministro dell'Economia ha cercato di recuperare: sia facendo demagogia a tutto spiano, con una abolizione delle imposte dirette per tutti gli stipendi sotto i 5.000 dollari che ha reso esentasse il 98 per cento dei lavoratori dipendenti; sia cercando di far rivivere la retorica operaista del Giustizialismo, fino al comizio finale in una fabbrica. “Come simbolo di ciò in cui credo, circondato da insegnanti, pensionati e operai, cercando di poter raccontare l’Argentina che inizia il 10 dicembre e quali saranno le priorità per il mio governo”. Ma con una inflazione oltre al 130 per cento non basta, e non è un caso se il presidente Alberto Fernández aveva deciso di non ricandidarsi già dopo il disastro delle elezioni di metà mandato.

 

Alle elezioni di metà mandato aveva vinto Juntos por el Cambio, che era stata in testa ai sondaggi per tutto il 2022, e che in effetti continua a trionfare in una elezione locale dopo l'altra, perchè Milei prende voti, ma il suo partito quasi non esiste. Ciò rende tesi i rapporti non tanto tra l'outsider e i macristi, preferendo concentrarsi nell'attacco al governo e a una generica “casta”; ma tra i macristi e l'outsider, che Patricia Bullrich taccia di pericolosa incognita, e accusa anche di stare già incettando kirchneristi in cerca di ricicaggio a tutto spiano. Accompagnata nell'ultimo comizio proprio da Macri, la Bullrich ha definito le idee di Milei “cattive e pericolose”, attaccando in particolare le proposte di libera vendita di armi e organi. “Lo vogliamo per l’Argentina? No, vogliamo una società civile, non la legge della giungla”. A sua volta Macri ha definito quello di Milei “un gruppo immaturo, senza spessore, senza squadra, facilmente infiltrabile, che non può garantire alcun cambiamento”. L'arrivo a dare appoggio del figlio di Bolsonaro e di esponenti di Vox aumenta questa immagine di estremismo, anche se Milei ha comunque smentito l'economista suo consigliere che aveva annunciato in caso di vittoria l'immediata rottura diplomatica con il Vaticano.

 

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