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il voto

In Argentina si andrà al ballottaggio tra Milei e Massa. Con qualche sorpresa

Maurizio Stefanini

Massa è arrivato primo, mentre lo davano tale solo 3 dei 14 sondaggi di ottobre. Ed ha avuto il 36,68 per cento, mentre Milei si è fermato al 28,98

Come era stato previsto dalla maggior parte dei sondaggi, l'Argentina andrà al ballottaggio tra Javier Milei e Sergio Massa. Il voto di domenica ha sentenziato che il paese è indeciso e che tutto è rimandato al 19 novembre.

 

Milei e Massa: i due sfidanti al ballottaggio in Argentina

Javier Milei è uno showman ultraliberista che alterna intemerate contro la “casta” in stile grillino con richiami al pensiero libertarian americano ma anche alla tradizione del liberalismo argentino ottocentesco, ed è candidato per la lista La Libertad Avanza, in cui il Partido Libertario da lui fondato sta assieme a altre 13 sigle.

Sergio Massa, attuale ministro dell’Economia, è invece candidato in una Unión per la Patria in cui il suo Frente Renovador è alleato con lo storico Partito Giustizialista peronista del presidente Alberto Fernández e della vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner, e a altre 17 sigle: dal Partito Comunista al Partito Conservatore Popolare. In effetti nel 2015 si era candidato come terza forza ed aveva pure appoggiato al ballottaggio il poi vincitore Mauricio Macri, anche detto “il Berlusconi argentino”. Ma poi si era riavvicinato al kirchnerismo, venendone premiato prima con la presidenza della Camera, poi con il ministero e ora con la candidatura. Visto che nel disastro economico generale e dopo la disfatta alle elezioni di mezzo termine il presidente non si era voluto ricandidare e la vicepresidente ha addirittura preso le distanze dalla coalizione.

 

Come è andato il voto in Argentina

C’è però una sorpresa: Massa è arrivato primo, mentre lo davano tale solo 3 dei 14 sondaggi di ottobre. Ed ha avuto il 36,68 per cento: contro il 21,4 delle primarie; il 27,82 della somma che alle primarie avevano ottenuto i due candidati della Unión; e la forbice tra 24,7 e 32,3 che gli davano i sondaggi. Milei ha avuto invece il 28,98 per cento: meno del 29,86 delle primarie; verso la parte più bassa della forbice 26,2-35,2 in cui lo davano i sondaggi; e senza che si sia ripetuto quell’effetto in cui appunto a agosto aveva preso molto di più dei sondaggi.

Un sondaggio dava però al ballottaggio Patricia Bullrich: ex-ministro della Sicurezza, esponente del partito di Macri Propuesta Republicana, e candidata in una coalizione Juntos por el Cambio in cui la stessa Propuesta sta assieme alla storica Unión Civica Radical e ad altre cinque sigle. E altri tre suggerivano che avrebbe potuto arrivarci. Invece sta a un 23,83 per cento che è sopra il 16,81 delle primarie, ma ben sotto il 28 della somma dei due candidati di Juntos alle stesse primarie, e anche lei  nella parte bassa della forchetta dei suoi sondaggi tra il 21,8 e il 28,9. C’è poi un piccolo boom del peronista di destra Juan Schiaretti, passato dal 3,71 al 6,78, mentre la candidata di sinistra Myriam Bregman col suo 2,7 sta più o meno al 2,61 dei due candidati della sua lista alle primarie.

Massa ha chiaramente recuperato. Ma in che modo? In campagna elettorale ha puntato chiaramente alla demonizzazione di Milei come estremista di destra, in ciò coadiuvato dai media internazionali, ma anche dallo stile dello stesso Milei e anche dal tono che ha assunto la campagna elettorale di Juntos por el Cambio per fronteggiare quella sfida alla sua destra. Ragionando sulle percentuali, si potrebbe dunque ipotizzare un passaggio di voti centristi da Juntos a Massa, e anche qualche dubbio di chi per protesta ha votato Milei alle primarie. C’è però il fatto che in Argentina sebbene in teoria il voto sia obbligatorio in pratica è possibile assentarsi dalle urne anche senza pagare la multa, semplicemente presentando una “giustificazione” del tipo di quelle che si presentano a scuola. Stavo male, motivi familiari, mi trovavo per lavoro da un’altra parte, e simili. Dunque in realtà su  35.405.013 registrati a agosto hanno votato in 24.935.583, e su 35.912.841 registrati ora hanno votato in 27.061.465.

Questi 2.125.882 voti in più spiegano gran parte di certi spostamenti percentuali. In effetti Massa ha preso 2.926.941 voti in più rispetto alla somma dei due candidati della Unión ad agosto, mentre Milei è sceso in percentuale prendendo 532.092 voti in più, che fanno quasi tutti i 628.789 persi da Juntos por el Cambio.

Ovviamente, le impressioni andranno verificate da analisi demoscopiche sui flussi, ma sembra evidente che Massa più che recuperare al centro ha piuttosto portato al voto gente che non c’era andata. Anche qui, lasciamo a ulteriori indagini capire quanto si tratta di gente spaventata da Milei; quanto di lavoratori dipendenti “convinti” dalla riforma fiscale con cui Massa ministro ha tolto ogni imposta diretta al 98 per cento di loro; quanto di persone mosse dalla capacità di mobilitazione identitaria e anche clientelare del peronismo.

A questo punto, però, per il secondo turno l’elettorato di Juntos è cruciale. E sarà cruciale anche per governare, visto che al contemporaneo voto politico sono usciti 57 deputati e 12 senatori per la Unión; 42 deputati e 8 senatori per La Libertad Avanza; 32 deputati e 2 senatori per Juntos. Juntos è antigovernativo, ma come ricordato per affrontare la sfida di Milei gli ha fatto campagna contro. Come pure ricordato, nella coalizione c’è anche la storica Unione Civica Radicale, che Milei non sopporta in quanto la considera “socialista”.

Massa dunque si sta ora rivolgendo all’elettorato storico radicale, ed offre un governo di unità nazionale. Milei ricorda che a Buenos Aires come jefe de gobierno (sindaco) è al ballottaggio con il 49,62 per cento dei voti al primo turno Jorge Macri, cugino di Mauricio. Ha dunque offerto appoggio: “loro hanno bisogno di noi per sconfiggere il kirchnerismo a Buenos Aires come noi abbiamo bisogno di loro per sconfiggere il kirchnerismo in Argentina”. 

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