tra israele e hamas

Giustizia e misericordia non sono al di sopra delle parti

Giuliano Ferrara

Un appello di intellettuali chiede cessate il fuoco e rispetto del diritto (ma non chiama per nome il pogrom del 7 ottobre). È giusto, è politicamente realistico? No, è stare al di sotto della realtà

Un appello firmato da Ginzburg, Lerner, Della Seta e altri esprime una sensibilità generalmente molto apprezzata, “elevarsi al di sopra delle parti”, che conduce a risultati spesso ingannevoli e un po’ balordi. Nel testo si dice, nell’ordine, che occorrono un immediato cessate il fuoco a Gaza, il rispetto del diritto internazionale, misure umanitarie per i civili di Israele e Palestina, la liberazione degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas. Si dice che Israele e i palestinesi hanno diritto a uno stato e alla sicurezza, alla pace e a condizioni di reciproco rispetto. Si chiede un negoziato di pace e se ne stabilisce la premessa, il diritto dei due popoli all’autodeterminazione e la fine dell’occupazione israeliana della Cisgiordania. Infine si autorizzano opinioni preoccupate e critiche, ma si esige il rispetto della storia e della memoria delle parti coinvolte: né antisemitismo né islamofobia. Da manuale etico: stare al di sopra delle parti. Perfetto, non fa una grinza. Ma è possibile? È moralmente tenibile? In tre parole: è giusto, è misericordioso, è politicamente realistico?

Da questo testo non si capisce, con la dovuta precisione storica e con il dovuto senso della memoria, che il 7 ottobre un pogrom di Hamas, lungamente preparato e premeditato, ha sterminato 1.400 ebrei in quanto ebrei, al grido di Allah è grande. L’islamofobia è una brutta bestia, una perdita culturale e umana, ma per stare al di sopra delle parti è possibile evitare di riferirsi all’islam politico, al terrorismo islamico, al barbarico regime terrorista dei mullah iraniani e della loro repubblica islamica con le sue impiccagioni e bastonature a morte di donne vita e libertà, all’obiettivo di scacciare gli ebrei rigettandoli in mare, dal fiume al mare? Non è uno stare al di sotto della realtà chiaramente percepibile invece che sopra le parti?  

Oppure. Prima nell’appello viene il cessate il fuoco immediato, poi il rispetto del diritto internazionale e l’umanitarismo, tre formule chiave della posizione oggi sostenuta apertamente da Hamas e suffragata da una campagna internazionale inquinata dal pregiudizio antisraeliano, dal rilancio dell’antisemitismo come cultura anticoloniale. Poi viene la liberazione degli ostaggi, cioè degli scampati al pogrom tenuti a scopo di ricatto 70 metri sottoterra e affratellati iniquamente alla popolazione civile di Gaza che fa da scudo umano ai tunnel armatissimi e agguerritissimi costruiti da chi ha perpetrato il pogrom per riproporre, così dicono al New York Times, “la questione palestinese” scagliandola con la forza del sangue e della violenza più oscena contro chi ha lavorato nel tempo per il “reciproco riconoscimento e il rispetto reciproco” con gli stati arabi disponibili, dall’Egitto alla Giordania ai soggetti contraenti degli accordi di Abramo. La posizione di Israele è: prima si liberino gli ostaggi, poi si vede. Aderire a questa posizione vuol dire non saper stare al di sopra delle parti: ma non è giusto e misericordioso e politicamente realistico?  

Infine: volere la pace, il negoziato basato sull’autodeterminazione reciproca riconosciuta e sulla fine dell’occupazione della Cisgiordania, ecco un altro modo di stare al di sopra delle parti. Ma ne siamo sicuri? Chiedere la fine dell’ideologia genocidaria e antiebraica riassunta nella parola d’ordine “from the river to the sea”, lavorare per la sconfitta dei mullah, degli Hezbollah, di Hamas e del Jihad islamica è un altro modo di essere faziosi, al di sotto delle parti dunque, o è l’unica vera condizione per riprendere la trattativa interrotta dai leader palestinesi dopo Oslo, facendo bene attenzione che al tavolo non si siedano autori e mandatari del pogrom del 7 ottobre, di cui anzi si auspica la fine con il fuoco, altro che cessate il fuoco?  La storia e la memoria insegnano che giustizia e misericordia e umanitarismo, anche, non stanno al di sopra delle parti

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.