(foto EPA)

Il caso

Dimissioni ebraiche al Guardian. L'accusa è che ci sia un ambiente di lavoro ostile

Giulio Meotti

In una lettera anonima si racconta il clima di derisione per gli israeliani all'interno del quotidiano britannico. La replica: non corrisponde al vero

Una lettera anonima pubblicata dal quotidiano ebraico britannico Jewish News ha accusato l’Observer e la sua società madre, il Guardian, di aver creato un ambiente di lavoro ostile ai giornalisti ebrei in cui i dipendenti ridono apertamente delle immagini di una bandiera israeliana in fiamme e minimizzavano le atrocità di Hamas. “L’8 ottobre il giornale per cui lavoro ha un carro armato in prima pagina: ‘Centinaia di morti e ostaggi presi durante l'assalto di Hamas che sconvolge Israele. Netanyahu dichiara guerra mentre muoiono 150 israeliani. 230 palestinesi uccisi in attacchi aerei”.  “Non capisco”, scrive il giornalista nel suo esplosivo articolo pubblicato sul Jewish News. “Conosco persone, israeliani, che sono stati assassinati. Non ‘morti’, come in una specie di incidenti”. E ancora: “Guardo la newsletter mattutina del giornale per cui lavoro. Si analizza il numero dei bambini palestinesi morti. Non menziona i bambini israeliani morti”. 

 

In un’altra occasione, il giornalista ha incontrato un collega “che durante il fine settimana aveva pubblicato post sulla ‘decolonizzazione’ su tutti i social. Stanno ridendo con il resto della redazione. Stanno passando una bellissima giornata. Adoravo il loro podcast, pieno di riprese hot e pettegolezzi sulle celebrità. Ora sono diventati esperti del Medio Oriente. Tuttavia, non sembra che la loro famiglia sia coinvolta in tutto questo”.  Da qui le dimissioni. L’articolo di Jewish News cita un articolo  del Guardian del 24 ottobre di Raz Segal intitolato “Israele deve smettere di utilizzare come arma l’Olocausto”. E conclude: “Ora non è il momento per i colleghi di respingere il dolore ebraico o di pubblicare editoriali incendiari che susciteranno ulteriore violenza”.  Dopo la pubblicazione dell’articolo, un portavoce del Guardian ha detto: “Non crediamo che questo articolo abbia alcuna somiglianza con la cultura del posto di lavoro del Guardian”

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.