la risoluzione

Pausa umanitaria, no: cessate il fuoco. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si blocca

Paola Peduzzi

Le due linee di attacco a Biden, dentro e fuori l’America, e il problema delle risoluzioni e dei veti alle Nazioni Unite

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è bloccato di nuovo su una risoluzione per il conflitto in medio oriente: gli Stati Uniti hanno presentato una risoluzione in cui si ribadisce il diritto di Israele a difendersi e si chiede una pausa umanitaria per consentire agli aiuti di entrare a Gaza. Il testo è stato bocciato, Russia e Cina hanno messo il veto. La Russia ha presentato un’altra risoluzione in cui si chiede un cessate il fuoco completo, ma questo testo non ha ottenuto nemmeno il sostegno necessario per arrivare alla votazione. Il Consiglio di sicurezza s’è chiuso con un nulla di fatto: da ieri si discute nell’Assemblea generale – dove il voto non è vincolante – una risoluzione presentata dalla Giordania in cui si richiede il cessate il fuoco: sarà votata oggi. 

 

Chi si occupa di Onu e del Consiglio di sicurezza sta pubblicando le statistiche sull’utilizzo del diritto di veto da parte dell’America e della Russia: è stato utilizzato moltissime volte, i numeri certificano la realtà di un consesso che fatica a essere efficace, cosa che negli ultimi venti mesi è stata particolarmente evidente per quel che riguarda i voti sull’invasione della Russia in Ucraina, invalidati ovviamente dal diritto di veto di Mosca che denuncia il doppio standard occidentale in Ucraina e in Israele mentre difende i civili palestinesi quando la Commissione d’inchiesta dell’Onu ha appena pubblicato un resoconto delle torture, delle esecuzioni e degli stupri fatti dai soldati russi agli ucraini. Il Consiglio di sicurezza testimonia la propria inefficacia in un mondo in cui le linee di collaborazione sono state interrotte e si procede – si fa per dire: si è fermi – su fronti contrapposti. Allo scontro tra America e Russia si aggiunge la variabile cinese: è arrivato a Washington il ministro degli Esteri di Pechino, Wang Yi, per una visita che era stata organizzata per accelerare il processo che vuole portare a un incontro tra il presidente americano, Joe Biden, e quello cinese, Xi Jinping, probabilmente a San Francisco il prossimo mese. Al Consiglio di sicurezza, il segretario di stato Antony Blinken, che incontrerà Wang  assieme al consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, ha detto che “i membri del Consiglio e in particolare quelli permanenti hanno la responsabilità speciale di evitare che il conflitto mediorientale si allarghi”. Questa responsabilità, in particolare nei confronti dell’Iran, è il tema più urgente dei colloqui di Blinken: Washington ha già detto a Teheran – lo ha fatto in modo esplicito anche il presidente Joe Biden – che se dovessero esserci provocazioni eccessive ci saranno delle reazioni americane, ma le pressioni cinesi su Teheran in questo momento possono essere molto più efficaci, ammesso naturalmente che ci siano.

 

Il rapporto con l’Iran e il cessate il fuoco sono anche al centro del dibattito americano sull’operato dell’Amministrazione Biden. Il Partito repubblicano – che è riuscito a eleggere uno speaker del Congresso: si chiama Mike Johnson, molti hanno dovuto googlarlo, non riconosce l’esito delle presidenziali del 2020 – accusa la Casa Bianca di aver aiutato il riarmo di Hamas con l’accordo sul nucleare dell’Iran e il sollevamento delle sanzioni: i conservatori non vogliono contenere il conflitto e dicono che è necessario andare all’origine del terrorismo che ha aggredito Israele, cioè a Teheran. Una parte del Partito democratico accusa la Casa Bianca di non avere a cuore la causa palestinese e di non aver fatto abbastanza pressioni su Israele per evitare la carneficina a Gaza. Una ventina di parlamentari liberal hanno scritto una risoluzione che chiede al presidente di lavorare per un cessate il fuoco immediato che consenta l’ingresso degli aiuti umanitari, “la punizione collettiva degli abitanti di Gaza è un crimine di guerra”. Proprio come al Consiglio di sicurezza, il punto di conflitto si è spostato sul cessate il fuoco. Non soltanto Biden è criticato però: duecento collaboratori del senatore Bernie Sanders, ex candidato alle presidenziali e leader dell’ala più radicale del Partito democratico, gli hanno scritto dicendogli che la sua posizione su Israele è inaccettabile. Il senatore ha ribadito su X: “Israele ha il diritto di difendersi contro Hamas. Ma i palestinesi innocenti hanno il diritto a vivere e a essere in sicurezza. Chiedo una pausa umanitaria a entrambe le parti in modo che possano essere consegnati gli aiuti alle persone in difficoltà a Gaza e per l’immediata liberazione degli ostaggi”. E’ la versione di Biden. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi