Scontro fra civiltà

“In medio oriente lo spirito europeo si respira solo in Israele”, dice l'ex direttore di Charlie Hebdo

Giulio Meotti

Philippe Val, ex direttore del giornale che fu colpito da un attacco terroristico nel 2015 a causa delle sue vignette satiriche sull'islam, racconta l'importanza culturalmente strategica del paese di Netanyahu

“Perché l’attacco di Hamas a Israele ci preoccupa? Perché è l’unico paese di quella regione in cui si respira lo spirito europeo”. Così, sul Journal du dimanche, Philippe Val: l’ex direttore di Charlie Hebdo che dal 2006 vive sotto protezione della polizia. Porte e finestre antiproiettili, una “safe room”, cinque agenti di polizia davanti a casa 24 ore su 24 e  il programma “Uclat 2”, di cui beneficia l’ambasciatore di Israele a Parigi. Val è stato tra i primi, nella conformista intellighenzia francese, a prendere le difese di Israele dopo il 7 ottobre.

L’Europa è costruita sulla filosofia greca e sulla cultura giudaico-cristiana, questo è il materiale e la base dell’Europa e anche Israele è stata costruita così” dice Val al Foglio. “Siamo figli di Omero e della Bibbia, sono i due libri che stanno all’inizio della biblioteca europea”. Va al cuore dello scontro a Gaza: “Lo stato di Israele fu fondato nel 1948, ma il progetto di sradicare gli ebrei è anteriore, già negli anni Trenta i Fratelli musulmani e gli imam come Al Husseini avevano in progetto di distruggere gli ebrei e fecero una alleanza con Hitler. Al tempo non c’era il problema territoriale, solo l’antisemitismo. E penso che l’antisemitismo è ancora una delle ragioni che impediscono la risoluzione del conflitto. Non puoi parlare con chi vuole sradicare il tuo popolo e paese, non è una buona base di discussione. Non è forse il caso per tutti gli arabi, ma sono sempre i radicali che saturano il dibattito e prendono in ostaggio il resto della comunità palestinese. Si sentono solo quelli di Hamas e il resto ha paura”. 

Sotto casa sua, a Parigi, hanno sfilato le manifestazioni anche con le bandiere di Hamas. “In queste manifestazioni si sente sempre ‘morte agli ebrei’, incredibile ma è così. Nel 1967, il filosofo Vladimir Jankélévitch spiegò perfettamente che l’antisionismo degli ambienti della sinistra accademica, culturale e mediatica è una forma di antisemitismo: ‘L’antisionismo è un’incredibile manna dal cielo, perché ci dà il diritto e il dovere  di essere antisemiti in nome della democrazia. E se gli ebrei fossero essi stessi nazisti? Sarebbe meraviglioso’. Così, quando ci sono morti e massacri tra musulmani non è importante, non c’è il nemico giusto, possono morire e non è un problema. Se ne infischiano, ma quando c’è Israele si scagliano. La differenza è la misura dell’antisemitismo”. 

In Francia questa sinistra è particolarmente forte. “Si è costruita sull’anticolonialismo, la guerra di Algeria, Sartre, Fanon, ora hanno trovato la Palestina e  riciclato un vecchio antisemitismo di sinistra che c’era già  al tempo dell’affaire Dreyfus” ci dice Val. “Non hanno cambiato ma è ancora più scandaloso per me perché nel frattempo c’è stata la Shoah, è vergognoso”.

Val conclude con una richiesta di coraggio all’Europa: “Non abbiamo il coraggio di dire no. Manchiamo di coraggio e oggi paghiamo cara la nostra codardia. Ogni civiltà deve dedicare parte delle proprie forze alla trasmissione. Non può esserci rottura, altrimenti la nostra civiltà scomparirà. E questo è ovviamente ciò che vogliono gli islamisti. Ieri il nazismo e il comunismo hanno minacciato di morte questo spirito europeo, oggi è il terrorismo islamico”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.