dilemma di civiltà

L'Ue è unita sulla solidarietà a Israele ma è divisa sul sostegno contro Hamas a Gaza

David Carretta

Von der Leyen, Metsola, Tajani e Baerbock hanno voluto mostrarsi fisicamente al fianco di Gerusalemme. Ma sulla risposta a Gaza il consenso nell’Unione è molto meno solido di quanto lasciano intendere le parole della presidente della Commissione

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha messo l’Unione europea di fronte a un dilemma che non è ancora pronta ad affrontare. Usando “metodi da Olocausto”, Hamas “ha perpetrato i peggiori crimini di guerra dalla seconda guerra mondiale”, ha detto Netanyahu: “Questa è la frontiera tra civiltà e barbarie”. Da che parte stanno l’Ue e i suoi stati membri? Oggi Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, Antonio Tajani e Annalena Baerbock hanno voluto mostrarsi fisicamente al fianco di Israele dopo l’attacco condotto da Hamas il 7 ottobre. Ma non tutti sono pronti a sostenerlo nella risposta a Hamas a Gaza. Le due posizioni divergenti sono incarnate da Ursula von der Leyen, che promuove la linea del sostegno incondizionato a Israele, e da Josep Borrell, che insiste sul rispetto del diritto internazionale e la fine dell’assedio di Gaza. 

“Siamo qui per dare la nostra solidarietà a Israele, sperando che si possa avere la pace e che la reazione di Israele sia una reazione che non provochi troppi drammi tra la popolazione civile”, ha detto oggi il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in visita nel paese. “In questi giorni terribili siamo tutti israeliani”, gli ha fatto eco la sua omologa tedesca, Annalena Baerbock, anche lei volata a Tel Aviv. “Sono arrivata in Israele con la presidente del Parlamento europeo per esprimere la nostra solidarietà al popolo israeliano”, ha spiegato von der Leyen: “L’orrore di ciò che è accaduto qui è indicibile”. La condanna di Hamas è unanime e durissima. “Sono terroristi. Non rappresentano le aspirazioni del popolo palestinese, le ostacolano”, ha detto la presidente del Parlamento, Roberta Metsola. “Hamas è come l’Isis, come le Ss, come la Gestapo, fanno le stesse cose, sono terroristi, degli assassini”, ha dichiarato Tajani. Su Hamas c’è consenso dentro l’Ue. Come ha spiegato il presidente francese, Emmanuel Macron, in un discorso alla nazione giovedì, non c’è più “sì, ma”: il 7 ottobre dimostra che questa “non è una guerra tra israeliani e palestinesi. E’ una guerra condotta da terroristi contro una nazione, un popolo, una società, dei valori democratici”.

Le fratture iniziano a emergere appena l’Ue deve affrontare la questione Gaza. “Israele ha il diritto di difendersi e sono convinto che avrà una reazione proporzionata”, ha detto Tajani. Baerbock ha  denunciato il “calcolo perfido” di Hamas che usa i civili come “scudo” e “prende in ostaggio tutta la popolazione di Gaza”. Von der Leyen ha fatto leggere al suo portavoce  una dichiarazione di benedizione implicita delle modalità di azione dell’esercito israeliano. “Abbiamo detto che Israele ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale umanitario. La protezione dei civili è di massima importanza per tutte le parti e ovunque. I civili devono essere preavvertiti e allertati di operazioni militari imminenti e permettere alle persone di andarsene. Questo è ciò che Israele ha fatto”, ha detto il portavoce di von der Leyen: “Deve essere chiaro che Hamas non deve impedire alle persone di andarsene e usare la popolazione civile come scudo”. In conferenza stampa a Tel Aviv, al fianco di Netanyahu, von der Leyen è stata ancora più chiara. “Questo è il momento dell’unità. Questo è il momento di unire le forze contro il terrore e Israele può contare sull’Ue”, ha detto la presidente della Commissione: “So che la risposta di Israele dimostrerà che è una democrazia”.

In realtà, sulla risposta di Israele a Gaza il consenso nell’Ue è molto meno solido di quanto lasciano intendere le parole di von der Leyen. “Il terrore non prevarrà”, ma “come rispondere conta”, ha ricordato Metsola: “Possiamo e dobbiamo rispondere a Hamas. E fare ciò che possiamo per mitigare le conseguenze umanitarie”. Da Pechino, l’Alto rappresentante, Josep Borrell, è tornato a criticare la decisione di Israele di tagliare acqua, elettricità e gas nella Striscia: “Imporre un blocco di acqua, cibo, carburante e forniture mediche non è conforme al diritto internazionale”. Dopo la richiesta dell’esercito israeliano di evacuare la parte nord di Gaza, Borrell ha detto che è “assolutamente irrealistico che un milione di persone possa spostarsi in 24 ore”. Dopo le polemiche sull’annuncio della Commissione di una sospensione degli aiuti ai palestinesi, l’Alto rappresentante ha ribadito che tagliarli sarebbe una “forma di punizione collettiva” contraria “ai nostri interessi e agli interessi di una pace futura. Sarebbe un regalo a Hamas e metterebbe a rischio il nostro partenariato con il mondo arabo e la nostra credibilità a livello globale”, ha detto Borrell. L’Alto rappresentante ritiene necessario “lavorare per allentare l’escalation e garantire che il nostro impegno a lungo termine per una soluzione politica basata su questi due stati sopravviva a questi tragici eventi”.

La linea di Borrell è condivisa da diversi stati membri e dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Una parte dell’Ue continua a pensare che Israele e il resto del medio oriente siano rimasti al 6 ottobre. Ma, chiedendo di “applicare sanzioni ai paesi” che parlano proteggono Hamas e di sostenere Israele mentre sradica l’organizzazione terroristica perché in prima linea nel difendere la “frontiera” tra civiltà e barbarie, Netanyahu ha ricordato a Borrell e agli altri che il 7 ottobre tutto è cambiato. Nei prossimi giorni, anche loro dovranno scegliere.