violazioni in mare

Le basi navali russe si spostano e ne spunta una nuova

Il Cremlino ha firmato un accordo con l'Abcasia per delle nuove infrastrutture militari sulle coste del Mar Nero

Micol Flammini

Mosca muove le navi dal porto di Sebastopoli per metterle al riparo dagli attacchi ucraini e ha un piano per portare la flotta in Abcasia, una regione filorussa che si autoproclama indipendente ma fa parte del territorio della Georgia. L'ossessione di Putin per il mare e per le sue navi

Mosca sta ritirando molte delle sue navi da guerra dal porto di Sebastopoli, che ritiene suo da quando Caterina II e il suo amante-generale Potemkin conquistarono la Crimea e diedero inizio all’ossessione per la Nuova Russia, nome che ancora oggi ritorna nei discorsi di Vladimir Putin e di chi giustifica la guerra di invasione contro l’Ucraina sostenendo:  quei territori sono sempre stati nashi, nostri. Le navi se ne vanno non perché il Cremlino abbia deciso di ritirarsi, ma perché il ministero della Difesa russo si è reso conto che l’abilità di Kyiv di colpirle  è sempre più efficiente e precisa. Le opzioni a disposizione di Mosca sono quindi poche e ha dovuto prendere la decisione di allontanare sottomarini, fregate lanciamissili, pattugliatori, navi da sbarco e dragamine. Alcune imbarcazioni sono state spostate nel porto crimeano di Feodosia, che rispetto a Sebastopoli è più a oriente,  altre ancora in quello russo di  Novorossijsk. Altre navi, invece, si muoveranno un po’ più a est, verso la costa georgiana, quando sarà pronta una nuova base.  

 

La testata che fa riferimento alla Difesa russa, Izvestija, ieri ha confermato che Mosca ha firmato un accordo con l’Abcasia per costruire una base navale. L’accordo in realtà non è valido, perché l’Abcasia è una regione separatista il cui territorio  appartiene alla Georgia. La Russia è tra i pochi stati che riconoscono l’Abcasia, che rimane una di quelle schegge russe incastonate nel territorio della Georgia. L’Abcasia per Tbilisi è molto importante perché gran parte del suo territorio si estende proprio lungo il Mar Nero e nell’ingordigia che il Cremlino ha sempre manifestato verso quel mare, si capisce anche l’interesse russo nei confronti della regione separatista. E’ stato proprio il leader abcaso Aslan Bzania a dare la notizia e a precisare che la marina russa installerà una base permanente nel distretto di Ochamchire, aggiungendo che la presenza della flotta aumenterà le capacità di difesa dell’Abcasia e della Russia. La Georgia l’ha definita una provocazione e adesso oltre ad avere basi militari russe nella stessa Abcasia e in Ossezia del sud – altra regione separatista, altra scheggia – avrà anche le navi di Mosca appollaiate di fronte alle sue coste: il rischio per una nazione che ha subìto un’invasione nel 2008 è grande e il ricordo è molto vivo. 

La Russia e Vladimir Putin in particolare tengono molto alla flotta navale. Dal mare partono molti degli attacchi contro l’Ucraina e dal mare doveva partire anche la conquista di Odessa – città che giovedì a Valdai, il capo del Cremlino ha definito “sicuramente russa, un pochino ebraica” – che non è mai arrivata. Si parla molto del piano di conquistare Kyiv in tre giorni, le tempistiche che Mosca si era data per prendere la città sul mare non erano molto dissimili. Oltre alla  centralità  in questa guerra, uno dei motivi per cui Putin tiene moltissimo alla flotta navale è perché la considera una sua creatura. Passato il periodo sovietico a Mosca era rimasto poco delle sue navi perché molte erano rimaste alle ex repubbliche socialiste che avevano l’accesso al mare. Quel che rimaneva al Cremlino non era granché, è stato l’attuale presidente a chiedere un piano di rafforzamento e ordinò di potenziare ulteriormente la flotta con imbarcazioni più moderne e nuovi sottomarini entro il 2020. Non vi sono certezze, ma le date potrebbero non essere una coincidenza, visto che i movimenti dell’esercito russo ai confini con l’Ucraina sono iniziati ben prima del 2022. Potenziata la flotta, però, Mosca continuava a non avere tutto il mare che invece bagnava l’Unione sovietica e anche le basi navali si sono ridotte di numero. Soprattutto continuava e continua a sentirsi stretta nel Mar Nero, dove oggi sposta le navi dalla base di una penisola che ha occupato a una in uno stato che si definisce separatista e che Mosca ha contribuito a creare. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.