il mare di guerra

L'attacco ucraino a Sebastopoli cambia molte cose per Kyiv

Micol Flammini

Mosca non commenta il gran colpo ucraino alla flotta russa nel Mar Nero, bombarda Odessa e tace sulle  perdite. L'Ucraina ha imparato che per vincere bisogna battere il Cremlino anche sulla capacità di saper attendere

La precisione ha un costo e implica molta pazienza, virtù che l’esercito ucraino dimostra di avere, per necessità, e che pare aver imparato a dispensare anche agli alleati occidentali, quando chiedono fretta, irruenza, velocità. La pazienza russa è nota, negli anni si è raccontata anche da sola, soprattutto con le guerre, e Kyiv sembra aver capito che a questo punto è anche sulla pazienza che va battuta Mosca. L’attacco   compiuto contro il quartier generale della flotta russa nel Mar Nero a Sebastopoli è stato pianificato nei minimi dettagli, era stato annunciato dal capo dell’intelligence militare ucraino, Kyrylo Budanov, quando prometteva che le azioni di Kyiv nella penisola ucraina sarebbero arrivate sempre più in profondità, e ha avuto bisogno di perfezionamenti continui in grado di bucare le difese della Russia. La flotta russa nel Mar Nero è un retaggio e un vantaggio per Mosca, che di fatto non ha mai smesso di stazionare le sue navi in Crimea dal crollo dell’Unione sovietica, una concessione che l’ha avvantaggiata nell’occupazione della Crimea prima e nella guerra poi. E’ dal 2014 che la Russia arma la Crimea per lanciare la sua guerra totale contro l’Ucraina, oggi è un obiettivo prezioso per gli ucraini. Nel complesso di Sebastopoli c’erano soldati e c’era anche il generale Viktor Sokolov, comandante della flotta nella Crimea occupata dall’agosto del 2022. Per ora sono soltanto fonti ucraine a parlare della morte del generale, che prima di arrivare in Ucraina era stato in Siria, era apprezzato dal capo di stato maggiore Valeri Gerasimov, considerato affidabile tanto da assegnargli il punto più strategico della flotta russa secondo il Cremlino in questo momento. Sebastopoli è stata colpita più volte, senza che Mosca abbia commentato che significato abbia sulla sua guerra la vulnerabilità di un porto affacciato sul Mar Nero, da dove viene condotta la guerra nel mare che un tempo era centrale per gli scambi marittimi, per i trasporti, e adesso, a causa del Cremlino, è diventato non navigabile in sicurezza, e quindi centrale per il conflitto, l’attacco e la difesa. 

 

La guerra è nelle città, al fronte, nei villaggi, ma la guerra è anche in mare, e Kyiv lavora in modo meticoloso per fare in modo che dalle acque che condivide con Mosca, ma anche con la Romania, la Bulgaria, la Turchia e la Georgia, i danni possano essere limitati. Prima ha affondato la grande nave  ammiraglia Moskva, poi ha colpito altre imbarcazioni e sempre ha puntato su Sebastopoli, perché è proprio nella città che nella storia è stata ambita, saccheggiata e dichiarata “città chiusa” – è il corno a occidente della penisola – che la flotta russa usa le navi e i sommergibili che servono alla campagna di bombardamento contro le città ucraine. Arrivare a Sebastopoli è quindi importante e Kyiv ha dimostrato che adesso può farlo. Dalla leadership russa non ci sono stati annunci, né per ora il generale Sokolov è riapparso in qualche trasmissione per dimostrare di essere ancora in vita. Tutto rimane immobile nella strategia di Mosca, ma questi attacchi alimentano le accuse e le voci che si affollano su Telegram e che denunciano le inefficienze del Cremlino e dei generali che si è scelto. A Sebastopoli, Kyiv ci è arrivata con lo studio e con la pazienza, con le nuove armi che le fornisce l’occidente, dimostrando che l’alleanza è salda e la fiducia nei confronti dell’Ucraina e del suo presidente rimane forte. Finora Kyiv è riuscita a dimostrare di saper cambiare il modo di reagire alla Russia, di saper imparare, e di saper aspettare. L’attacco a Sebastopoli è stato importante e riguardando la storia dei bombardamenti  ucraini in Crimea appare chiaro che Kyiv continua a migliorarsi e dà tutt’altro che persa la penisola occupata. E’ dalla Crimea che tutto è partito, con la flotta e le armi russe ancora lì l’Ucraina non smetterà mai di essere in pericolo. 

 

Mosca ieri ha bombardato di nuovo Odessa – anche ai bombardamenti contro la città portuale è collegata Sebastopoli – colpendo un albergo, l’hotel Odessa, che svettava con poca grazia sul lungomare. La struttura era stata acquistata a guerra già iniziata da Andrei Stavnitser, imprenditore ucraino che adora Odessa e che non ha mai amato quell’albergo, anzi, lo definisce un monumento alla trascuratezza e alla mancanza di gusto. Il suo sogno è rendere ogni scorcio della città in grado di competere con Istanbul. Dopo l’attacco all’albergo e alla città ha detto che tutto verrà ricostruito, tutto verrà rimesso in piedi, seguendo un principio: meglio di prima e meglio di come mai avrebbero potuto fare i russi. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.