L'analisi

Le curve di apprendimento di ucraini, russi e Nato secondo Petraeus

Paola Peduzzi

Il generale americano alla Welt loda i soldati ucraini: "Hanno fatto un lavoro impressionante" e per questo “è vitale che la Nato continui a fornire tutto il sostegno possibile per garantire che l’Ucraina abbia ciò di cui ha bisogno per andare avanti con la controffensiva"

Nessun piano strategico sopravvive al contatto diretto col nemico”, ha detto il generale David Petraeus alla Welt, tutto sta nella capacità di adattarsi e “gli ucraini hanno fatto un lavoro impressionante”. Petraeus è uno dei generali più esperti d’America, ha ideato e guidato la campagna “cuori e menti” con cui gli americani in Iraq riuscirono a portare – per un breve periodo, certo, ma decisivo – la popolazione dalla loro parte contro il terrorismo islamista, ha la rara capacità di mettere insieme le sue conoscenze sulle cose militari e quelle sulle cose umane e non parla mai di guerra come se fosse un’altra cosa rispetto a chi è sul campo, col nemico di fronte, “nei chilometri e chilometri di campi minati dai russi, molto più profondi delle distanze che si studiano nei manuali militari russi”.

Gli ucraini hanno dovuto “trovarsi una strada attraverso le mine, perché non hanno una copertura aerea, non hanno mezzi per sfondare la linea nemica, cioè non hanno quello che noi americani utilizzeremmo in questa campagna di difesa straordinaria”. Per questo, dice il generale, la controffensiva è stata “molto, molto dura”. Gli ucraini si sono dovuti adattare e lo hanno fatto, hanno ottenuto risultati a Zaporizhzhia e a Robotyne “e credo che ci sia una buona possibilità che i progressi continuino”. Hanno superato la prima cintura difensiva, stanno entrano nella seconda, “ma teniamo bene a mente cosa vuol dire: fossi, campi minati molto profondi, altri ostacoli, linee di trincea piene di soldati russi e i droni che identificano i soldati ucraini e poi spostano l’artiglieria e fanno fuoco su di loro”. Mai vista una cosa del genere, dice il generale che ha guidato le guerre di questo secolo, “è dalla fine della Seconda guerra mondiale” che non si combatte così.

 

Anche i russi hanno imparato: migliorano. “La Russia ha un’economia parecchie volte più grande di quella dell’Ucraina, nonostante le sanzioni finanziarie, economiche e personali e i controlli sulle esportazioni. E ovviamente ha una popolazione da tre a quattro volte superiore a quella dell’Ucraina”, dice Petraeus: la curva di apprendimento dei soldati russi  “si vede nella  difesa che hanno costruito  nell’Ucraina meridionale, nell’uso migliore che fanno della guerra elettronica, nell’utilizzo dei droni come osservatori per l’artiglieria e per i razzi e in una miriade di altri dettagli. Questo rende tutto più difficile, soprattutto perché i russi, direi per tutto  il primo anno o giù di lì, non si distinguevano particolarmente sul campo di battaglia, per usare un eufemismo”. I russi imparano, gli ucraini si adattano, il tempo in mezzo è quello che nelle cancellerie occidentali viene definito “lentezza”, senza mai considerarne il costo umano e la difficoltà tecnica (Volodymyr Zelensky ha trovato una sua formula per ribattere allo scetticismo: siamo comunque più veloci delle vostre forniture d’armi).

 

Che cosa si aspetta ora Petraeus? “Il primo cambiamento sarà quello che gli ucraini otterranno nel corso di questa offensiva. Si metteranno nella posizione, per esempio, di interdire le linee di comunicazione che collegano la Russia attraverso l’Ucraina sudorientale con le forze che sono a nord della Crimea? Possono interrompere le rotte che provengono dalla Crimea su strade e ponti verso l’Ucraina meridionale? Possono isolare ulteriormente la Crimea? Possono abbattere più delle basi navali e aeree? Molte cose continueranno e molte altre ne succederanno”. Il generale pensa che  l’impazienza sia dannosa, “è vitale che la Nato continui a fornire tutto il sostegno possibile, sia a breve termine sia per garantire che l’Ucraina abbia ciò di cui ha bisogno per continuare la controffensiva, che potrebbe andare per diversi mesi, fino a quando la pioggia inizia a rallentarla. Ma la Nato deve anche pensare in anticipo alla stagione dei combattimenti del prossimo anno, in modo che gli ucraini possano continuare a liberare il loro territorio”, come a dire: c’è anche una curva d’apprendimento per gli alleati occidentali, non spezziamola.

Di più su questi argomenti:
  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi