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Il Belgio mette sotto osservazione la logistica di Alibaba. Lezioni da imparare

Redazione

Le spie cinesi sono praticamente ovunque, addirittura tra i pacchi in consegna. Il ruolo di Cainiao, una delle sussidiarie logistiche del gruppo fondato da Jack Ma

I servizi segreti del Belgio monitorano da almeno tre anni le attività del colosso cinese Alibaba nel suo centro di distribuzione all’aeroporto cargo di Liegi. L’ha svelato ieri il Financial Times: secondo alcune fonti, il Servizio di sicurezza belga ha informazioni sufficienti per ritenere che l’unico centro europeo gestito da Cainiao, cioè una delle sussidiarie logistiche di Alibaba, serva anche per raccogliere informazioni economiche sensibili dei consumatori e, in base alla legge cinese, l’azienda potrebbe essere costretta a condividere questa enorme quantità di dati con Pechino.

Grazie al software messo a disposizione dall’azienda fondata dal milionario cinese Jack Ma – di recente messo sotto osservazione dalla leadership cinese per aver criticato il sistema di regolamentazione finanziaria del paese – Cainiao sarebbe in grado di accedere a “molte informazioni sulle catene di approvvigionamento e su eventuali vulnerabilità”, ha detto al giornale finanziario Jonathan Holslag della Vrije Universiteit Brussel, oltre che ai dati personali dei consumatori. Nel 2018, quando è stato dato il via libera al progetto del centro logistico cinese a Liegi, si pensava che avrebbe portato a benefici economici nelle relazioni ma, oltre ad aver aperto una porta su un potenziale spionaggio sistematico, il deficit commerciale del Belgio nei confronti della Cina è addirittura aumentato. Desmond Shum, imprenditore cinese ed ex marito della milionaria, ora in carcere, Duan Weihong, scriveva ieri su X che “le spie del Partito sono nelle grandi aziende statali, nelle ong e nelle aziende commerciali cinesi”: praticamente ovunque.

Vincent Van Quickenborne, ministro della Giustizia belga, ha detto al Financial Times che le prime trattative con Alibaba risalgono a “un secolo fa”, e che “i tempi dell’ingenuità sono cambiati”. Chissà se lo sono anche per l’Italia, dove i soliti noti, e non solo, continuano ad auspicare un rafforzamento delle intese commerciali con Pechino senza un adeguato sistema di de-risking.

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