La Cina non ha più bisogno dell'inglese: no ai test in lingua straniera

Priscilla Ruggiero

La decisione della Xi’an Jiaotong University è un cambio di passo di Pechino rispetto alle "riforme e aperture" sulla lingua inglese. I commenti "nazionalisti" sui social: "Ora gli stranieri imparino il cinese"

La Xi’an Jiaotong, una delle più prestigiose università cinesi nell’ex capitale imperiale Xi’an, la scorsa settimana ha eliminato il test di lingua inglese come prerequisito per la laurea. E’ un cambio di passo rispetto a un’iniziativa del 2019 progettata per aumentare lo studio della lingua inglese tra gli studenti cinesi e più in generale un cambio di passo dell’èra Xi Jinping rispetto ai risultati delle politiche di “riforme e apertura” portate avanti nella storia della Repubblica popolare cinese. Il Cet, il test nazionale di inglese, è dal 1987 uno dei requisiti per conseguire il diploma nella maggior parte delle università cinesi, e quando Pechino rese l’inglese materia obbligatoria nelle scuole primarie e secondarie era il 2001, l’anno in cui la Cina guidata da Jiang Zemin entrò nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), e il ministero dell’Istruzione cinese aprì alla lingua inglese per far sì che “affrontasse la modernizzazione”. Oggi invece sui social cinesi, alla decisione di eliminare la lingua straniera dai test per accedere alla laurea molti utenti hanno risposto positivamente chiedendo che anche altre università seguissero l’esempio: “L’inglese è importante, ma con lo sviluppo della Cina, non è più così importante. Dovrebbe essere il turno per gli stranieri di imparare il cinese”,  ha commentato l’annuncio della Xi’an Jiaotong su Weibo, il principale social media cinese,  un influencer nazionalista con 6 milioni di follower. 

 

Nelle università in cui invece il test in  lingua inglese rimane in piedi e così anche i corsi, è il contenuto  delle lezioni a cambiare: questo mese le matricole universitarie hanno iniziato l’anno accademico  studiando un articolo del presidente cinese Xi Jinping che è anche uno dei suoi principali slogan insieme al “Sogno cinese”: Bie wang chuxin, traducibile con “Non dimenticare mai perché hai iniziato”. L’articolo, che ripercorre i sette anni trascorsi dal giovane presidente nel villaggio rurale di Liangjiahe durante la Rivoluzione culturale, è accompagnato da un nuovo libro di testo che contiene citazioni e discorsi del leader, in lingua inglese. Dalle lezioni di storia e grammatica per implementare la conoscenza della lingua, ora i contenuti delle lezioni sono tutte cinesi, incentrate sul Pcc e sul pensiero di Xi Jinping, omologati a molti altri corsi, a fare la differenza è solo la lingua in cui vengono studiati, l’inglese: “Mentre una volta gli studenti di lingua inglese in Cina imparavano a conoscere la cultura e le idee occidentali, viste come simbolo di una maggiore integrazione nell’ordine globale, ora le autorità vedono le lezioni come un’opportunità per promuovere le opinioni sempre più assertive di Pechino”, scrive Sun Yu sul Financial Times. Il libro di testo  College English for New Era  contiene anche un discorso di Xi contro “l’aggressione statunitense” e un’analisi in cui si sostiene che molti studenti cinesi istruiti negli Stati Uniti abbiano avuto difficoltà a trovare lavoro in patria a causa del loro “atteggiamento occidentale”: un cambio di passo confermato  dal nuovo  libro bianco “Una comunità globale dal futuro condiviso: proposte e azioni della Cina”, il nuovo documento programmatico pubblicato l’altroieri che illustra la visione cinese anti-occidentale di un mondo multipolare basato “sulla cooperazione win-win”.     

 

Shi Jian, professore all’Università del Sichuan e caporedattore del libro di testo inglese,  aveva detto ad aprile: “Se prendiamo in considerazione una qualsiasi delle principali pubblicazioni occidentali, i titoli riguardano tutti la Cina,  e tutti ci prendono di mira. La Cina sta combattendo una guerra contro gli Stati Uniti non solo nel commercio, nella finanza, nella tecnologia, ma anche nell’ideologia. La teoria della lingua occidentale non poteva più spiegare l’esperienza cinese. Dobbiamo incorporare la coscienza nazionale nell’insegnamento delle lingue straniere, il che dovrebbe aiutare gli studenti ad acquisire fiducia nella cultura cinese”.

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