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In Gabon un colpo di stato dei militari rovescia dopo 56 anni la dinastia Bongo

Maurizio Stefanini

Un golpe ha deposto il presidente Ali Bongo Ondimba, figlio del suo predecessore al potere dal 1967. Era stato rieletto sabato per la terza volta. Sciolte tutte le istitutizioni della Repubblica dopo le sospette frodi elettorali 

“Il nostro bellissimo paese, il Gabon, è sempre stato un’oasi di pace. Oggi questo paese attraversa una grave crisi istituzionale, politica, economica e sociale. Inoltre, dobbiamo ammettere che l’organizzazione delle scadenze elettorali, note come elezioni generali del 26 agosto 2023, non ha soddisfatto le condizioni per un voto trasparente, credibile e inclusivo tanto auspicato dal popolo gabonese. A ciò si aggiunge una governance irresponsabile, imprevedibile, che si traduce in un deterioramento continuo della coesione sociale, rischiando di condurre il paese al caos. Oggi, 30 agosto 2023, noi, forze di difesa e sicurezza, riunite nel Comitato per la transizione e il ripristino delle istituzioni (Ctri), a nome del popolo gabonese e garante della protezione delle istituzioni, abbiamo deciso di difendere la pace ponendo fine al regime in vigore”. Così una dozzina di militari ha annunciato sul canale tv pubblico Gabon24 il golpe con cui hanno deposto il presidente Ali Bongo Ondimba, nato nel 1959 a Brazzaville, nell’attuale Congo, col nome di Alain-Bernard Bongo. Il presidente era stato rieletto sabato per la terza volta. 

La dinastia dei Bongo era al potere da quasi sessant'anni. Il presidente era figlio di una cantante e di Albert-Bernard Bongo. Suo padre era arrivato dal natio Gabon come ufficiale delle poste, entrato in massoneria, poi diventato tenente dell’Aeronautica, era stato preso dai Servizi francesi, e con la protezione di De Gaulle dopo l’indipendenza del 1960 era tornato in Gabon a fare carriera politica. Vicepresidente dal 12 novembre 1966, il 2 dicembre 1967 era diventato presidente alla morte di Léon Mba, che era stato il primo capo dello stato. Il 12 marzo del 1968 aveva stabilito il Partito democratico Gabonese come partito unico, seguendo una moda africana del momento. Nel 1973 aveva seguito un’altra moda, convertendosi all’Islam per attrarre la simpatia di altri paesi ricchi di petrolio, pur se il Gabon è al 75 per cento cristiano e i musulmani non oltrepassano il 5 per cento. Così Albert-Bernard era diventato Omar, e il figlio Alain-Bernard Ali.

Sempre seguendo le tendenze africane, in seguito a una ondata di grandi rivolte per la democrazia che avevano acceso la regione sul modello dell’Est Europa, nel 1990 nel Gabon era stato ripristinato il pluralismo. Alle elezioni del 1993 Albert-Bernard Bongo era stato rieletto con solo il 51,18 per cento, ma nel 1998 il suo suffragio era ricresciuto al 66,88 e nel 2005 era addirittura arrivato al 79,18. Morto l’8 giugno 2009 dopo 41 anni, 6 mesi e 6 giorni al potere, dopo un breve interim il 16 ottobre 2009 era appunto diventato presidente il figlio, che al voto del 30 agosto aveva preso il 41,73 per cento. Una maggioranza risicatissima, ottenuta grazie alla divisione dell’opposizione tra André Mba Obamw e Pierre Mamboundou, che avevano ottenuto rispettivamente il 25,88 e il 25,22.

Anche al voto del 27 agosto 2016 Ali Bongo Ondimba ha prevalso di pochissimo: 49,8 contro il 48,23 di Jean Ping, figlio di un imprenditore di origine cinese e della figlia d un capotribù.

Alle ultime elezioni, sabato scorso, Bongo era arrivato a un 64,27 duramente contestato da Albert Ondo Ossa, l’economista candidato da un fronte delle opposizioni, rimasto al 30,77. “Una frode orchestrata dal campo Bongo”, aveva denunciato due ore prima della chiusura delle votazioni, rivendicando la vittoria ed esortando il presidente a “organizzare, senza spargimento di sangue, il trasferimento del potere” sulla base di un conteggio alternativo. Il tasso di partecipazione era stato del 56,65.

Oggi i militari annunciano che "le elezioni generali del 26 agosto 2023 e i relativi risultati dubbi vengono annullati”. Tra di loro si sono visti in tv membri della Guardia Repubblicana, scorta della presidenza riconoscibile dai berretti verdi, così come soldati dell'esercito regolare e agenti di polizia. La dichiarazione è stata poi trasmessa anche dalla televisione pubblica Gabon Première. “Le frontiere sono chiuse fino a nuovo avviso. Vengono sciolte tutte le istituzioni della Repubblica, in particolare il governo, il Senato, l'Assemblea nazionale, la Corte costituzionale, il Consiglio economico, sociale e ambientale, il Centro elettorale gabonese. Invitiamo le persone, le comunità dei paesi fratelli insediatisi in Gabon e i gabonesi della diaspora alla calma e alla serenità. Riaffermiamo il nostro attaccamento al rispetto degli impegni del Gabon nei confronti della comunità nazionale e internazionale. Popolo del Gabon, è finalmente il nostro volo verso la felicità. Possano Dio e le mani dei nostri antenati benedire il Gabon. Onore e fedeltà alla patria”.

I risultati ufficiali erano stati annunciati nel cuore della notte dalla televisione di stato senza che fosse stato fatto alcun annuncio in anticipo dell'evento. In pieno coprifuoco, quindi, e mentre Internet era stato tagliato in tutto il paese: due misure decretate dal governo di Bongo sabato prima della chiusura dei seggi elettorali, per impedire, a suo dire, la diffusione di “false notizie” e possibile “violenza”.

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