Il ministro russo Yevkurov con il generale Haftar si stringono la mano durante il vertice di Bengasi

Yevkurov va da Haftar

La visita di un ministro russo in Libia segna un nuovo inizio per il dopo Wagner

Luca Gambardella

L’idea del Cremlino: far confluire i mercenari in Africa in una struttura più docile. L'ascesa della Redut di Vladimir Alekseev e Andrei Troshev

Martedì scorso, scendendo le scalette dell’aereo appena atterrato a Bengasi, una delle prime persone a cui Yunus-bek Yevkurov ha stretto la mano è stato Khaled Haftar. Il vertice tenuto nella Libia orientale tra il viceministro della Difesa russo e uno dei capi militari dell’est della Libia, figlio del generale della Cirenaica, ha preceduto di poche ore l’abbattimento dell’aereo su cui viaggiava Evgeni Prigozhin, leader delle truppe mercenarie russe della Wagner. E coincidenza ha voluto  che pure  la prima visita ufficiale in Libia del viceministro arrivasse poco dopo l’ultimo video girato da Prigozhin in Africa. Mostrava il capo della Wagner in un paese africano non identificato in cui rivendicava i successi della compagnia nella guerra allo Stato islamico. “La Wagner rende la Russia ancora più grande in ogni continente e l’Africa più libera”. In sovrimpressione, compariva il numero di telefono da chiamare per aderire al reclutamento. 

 

 

Dato il tempismo del suo viaggio, è difficile credere che Yevkurov non abbia anticipato le mosse del Cremlino al suo alleato libico. Da poco più di un mese, Khaled Haftar è stato nominato dal padre comandante della nuova Unità dei servizi di sicurezza dell’est della Libia. Un corpo d’élite che oltre alla 106esima brigata include anche la Khalid Ibn al Walid, l’unità più forte a disposizione del generale. Secondo quanto riferito dal portavoce del governo della Cirenaica, l’incontro di martedì verteva in particolare sulla fornitura di armi da Mosca e sul “rinnovamento della cooperazione militare”. La morte di Prigozhin invita ora a guardare a questo “rinnovamento” sotto una luce diversa. Non solo, ma consente anche di spiegare perché il Cremlino abbia deciso di uccidere il capo della Wagner proprio ora, a due mesi dalla sua marcia spericolata verso Mosca. Una delle risposte più plausibili è che Mosca aveva bisogno di tempo per studiare un efficace passaggio di consegne degli affari dalla Wagner in Africa. Dopo il tentato golpe, nessuno si è mai illuso che i mercenari russi avessero intenzione di abbandonare il loro business – fatto di oro, diamanti, petrolio e armi – sparso per i paesi dell’Africa e del medio oriente. Lo stesso vale oggi che Prigozhin è morto.

 

 

Dal 24 febbraio dello scorso anno, all’inizio della guerra in Ucraina, il ministero della Difesa russo e in particolare il Gru, il direttorato generale per le informazioni militari, aveva iniziato a rivolgersi a milizie private concorrenti della Wagner. Fu uno dei principali motivi di attrito fra Prigozhin e il Cremlino. Fra queste ce n’è una, la Redut, che pur avendo collezionato disastri uno dietro l’altro in Ucraina, ha accumulato una discreta esperienza nella guerra in Siria ed è considerata da diversi osservatori l’erede della Wagner in Africa. Il suo fondatore è l’ex numero due del Gru, Vladimir Alekseev, uno dei generali che tentarono di convincere Prigozhin a rinunciare al colpo di stato di due mesi fa. Secondo diverse fonti della Wagner citate da Bellingcat alcuni giorni fa, Prigozhin non sopportava Alekseev e in particolare il  proselitismo fra i suoi uomini per arruolarli nella Redut. 

 

Fra gli ufficiali che hanno deciso di tradire la Wagner dopo il tentato golpe di due mesi fa c’è poi il colonnello Andrei Troshev, ex braccio destro del fondatore della Wagner, Dmitri Utkin – anche lui rimasto vittima dell’attentato di mercoledì scorso. Troshev è considerato oggi il vero comandante sul campo della Redut. Ha una buona conoscenza della Siria, dove ha combattuto dal 2015 al 2016, guadagnandosi la medaglia di Eroe di Russia consegnatagli  direttamente da  Putin. Un elemento di valore, tanto che secondo il giornalista d’inchiesta di Bellingcat, Christo Grozev, in questi mesi girerebbe fra gli uomini della Wagner l’ordine di ucciderlo. Troshev non è nuovo a rischi simili. Nel 2017 rimase vittima di un misterioso incidente a San Pietroburgo: fu ritrovato mezzo svenuto per strada con in tasca 5 milioni di rubli e una mappa militare della Siria.

 

 Già da diversi mesi, secondo Grozev, Redut è la milizia su cui il ministero della Difesa russo ha deciso di investire in Africa. Se anche la struttura della Wagner sarà tenuta in piedi,  è possibile che i suoi uomini siano inglobati in un’altra compagnia su cui il Gru e il Cremlino riusciranno a esercitare un controllo maggiore: una compagnia come la Redut, per esempio, già sanzionata dal Tesoro degli Stati Uniti lo scorso febbraio. La visita ufficiale di una figura istituzionale  come Yevkurov a Bengasi – in controtendenza con quelle segrete compiute da funzionari russi del ministero della Difesa negli anni scorsi – potrebbe segnare un nuovo inizio per l’influenza russa in Libia e non solo. 

 

Sin dal giorno successivo al tentato colpo di stato in Russia, gli analisti del Pentagono americano ipotizzavano che difficilmente, da quel momento in poi, i leader africani avrebbero continuato a fidarsi sulla tenuta della Wagner nel lungo periodo. Prigozhin ne era cosciente. Ma come dimostra il suo ultimo video di propaganda girato pochi giorni fa, si illudeva di potere conservare ancora per sé l’impero che aveva costruito in Africa. Fino a due giorni fa, quando il suo aereo è stato abbattuto. 

Di più su questi argomenti:
  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.